Colpo di scena nel sindacato. A sorpresa il leader dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli, s’è dimesso da segretario generale della Fim. “Questa scelta – scrive in una lettera Bentivogli inviata al segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan e al Consiglio generale della Fim Cisl – è assolutamente libera e meditata con me stesso, nella sicurezza che la Fim possa proseguire il proprio cammino ancora più forte. Non pensate a nessun rammarico e a nessuna dietrologia, ho sempre detto che bisogna fare più esperienze possibili per continuare a dare il senso alla propria esistenza, ho appena compiuto 50 anni e dopo 25 anni di Fim penso sia giusto cambiare reparto nel proprio impegno”.
“Ho iniziato nel 1995 a fare l’attivista della Fim-Cisl – aggiunge nella sua lettera Bentivogli – e in questi 25 anni ho ricoperto tutti i ruoli e fatto sindacato in tante regionie ho seguito dalle aziende più piccole ai più grandi gruppi. Un’esperienza formidabile” ma oggi è arrivato il momento di “lasciare spazio ad altri”.
Più volte la parabola sindacale di Marco Bentivogli è stata avvicinata a quella del suo grande maestro, Pierre Carniti, ma purtroppo i contesti storici e sindacali erano diversi: Carniti, da leader dei metalmeccanici, aveva come interlocutori in Cisl personaggi come Bruno Storti, Luigi Macario, Franco Marini mentre Bentivogli s’è trovato a confrontarsi con personaggi della Confederazione di nessun respiro strategico e di nessun spessore umano come la Furlan e il suo giglio magico.
Le sue dimissioni sono “irrevocabili” ma speriamo che, prima del Consiglio generale della Fim del 6 luglio, ci ripensi perchè Marco Bentivogli è il sindacalista più brillante, più innovativo e più limpidamente rifromista che ci sia oggi in Italia, anche se la Cisl ha finto di non accorgersene o se n’è accorta troppo e ha fatto di tutto per boicottarlo e forse sarebbe addirittura arrivata, su impulso della segreteria Furlan e dei suoi lacchè, a un pretestuoso commissariamento della Fim. Ma, se non rientreranno, le dimissioni del leader dei metalmeccanici della Cisl non saranno solo una perdita per il movimento sindacale ma per la stessa democrazia italiana che di leader così innovativi e coraggiosi avrebbe bisogno come il pane.