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Bentivogli, congresso Fim-Cisl: “Non lasciamo la coscienza operaia ai populismi”

«In tanti hanno detto che il sindacato è arrivato impreparato di fronte all’avanzata populista, torrente in piena che ha fatto proseliti anche nelle nostre fila. Non è una novità, da tempo il voto di chi milita nelle tre grandi confederazioni è in libera uscita, ma ciò non è di per sé un male.

Ci sono casi clamorosi che risalgono già agli anni Novanta, quando – all’indomani della dissoluzione della Prima Repubblica e della scomparsa dei vecchi partiti – molti iscritti vennero attirati dalle sirene del leghismo.

La perdita della “coscienza operaia” fu rubricata da molti commentatori a “segno dei tempi”. Ora ci si accorge di quanto frettoloso fosse quel ragionamento.

Cosa più grave, abbiamo lentamente ma inesorabilmente abdicato alla missione di educazione civile, valoriale e politica che pure rientra nel nostro dna. Inutile quindi meravigliarsi che il voto degli iscritti abbia preso negli anni strade così diverse. Noi della FIM non ci sentiamo orfani del legame partito-sindacato che ci è sempre andato stretto.

Spezzate le catene dell’ideologia, recisi (non del tutto) i legami psicologici e culturali che danno ad una comunità la consapevolezza di ritrovarsi in un comune destino, i lavoratori si sono scoperti (forse) più liberi, ma soprattutto più soli. E la loro solitudine ha assunto i tratti di una rabbiosa frustrazione mano a mano che i cambiamenti si sono fatti più impegnativi.

In questa fase di transizione sia il sindacato burocratico che quello reazionario-ideologico, hanno agevolato il processo di frammentazione. La crisi ha fatto il resto, provocando una reazione altrettanto (e forse più) rabbiosa nel ceto medio, che s’è ritrovato impoverito, ma soprattutto timoroso del futuro.

Ora, io credo che questo tessuto strappato vada in qualche modo ricucito. E crediamo che sia uno dei compiti più difficili, ma anche più entusiasmanti che un sindacato come la FIM si trova davanti.

In sostanza, come sempre, ognuno voti come vuole, ma sui valori di fondo, sull’impegno civile non possiamo restare né neutrali né muti. Il sindacato è una delle più belle forme di solidarietà collettiva, non lo era e non sarà mai compatibile col razzismo e i totalitarismi di qualsiasi matrice.

Continueremo a schierarci sui contenuti e mai con e dentro i partiti. Con convinzione abbiamo deciso di sostenere la riforma costituzionale, (in un paese in cui un Questore reclama l’incostituzionalità del divieto della vendita di bottiglie di vetro) ma, pur tirati per la giacca, siamo stati lontani da tutte le iniziative elettorali o relative alle primarie di qualsiasi partito».


Allegati: Relazione Bentivogli

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