Master e dottorato alla London School of Economics, economista al centro studi Bruegel di Bruxelles e lecturer all’Università di Udine. E’ Benedicta Marzinotto il personaggio del giorno, in relazione all’accordo di ieri dei leader europei sul nuovo Piano Marshall per il salvataggio della Grecia.
Nel febbraio 2011 una sua pubblicazione, presentata poi alla Commissione, propone di sbloccare i fondi strutturali per la coesione, in modo da sostenere il recupero dell’economia greca con nuove infrastrutture: 12 miliardi di euro già preallocati ad Atene ma bloccati in attesa del cofinanziamento greco e che invece, se liberati, potrebbero compensare gli effetti negativi del consolidamento fiscale rilanciando la crescita nel Paese ellenico. La proposta arriva al presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso, che la fa propria. In seguito giunge agli Stati membri, tra cui in molti si dichiarano favorevoli. Fino a ieri, quando a Bruxelles, nel delicato summit tra i leader europei, seppur l’importo sia ridotto ad un miliardo di euro, arriva l’approvazione e la denominazione di “nuovo piano Marshall per la Grecia”.
Sulla giovane economista italiana si accendono i riflettori. Ne ha parlato per primo il Corriere della Sera. Firstonline l’ha contattata per rivolgerle alcune domande:
Dottoressa Marzinotto, la sua proposta è stata accolta dal vertice dei capi di Stato e di Governo dell’Europa. Il nuovo piano Marshall per la Grecia ha origini italiane. Si aspettava questo clamore?
La mia proposta è stata presentata alla stampa a Bruxelles già a febbraio e da allora ha iniziato a circolare e ad acquisire sempre maggiore credito all’interno delle istituzioni, non ultimo il Parlamento europeo, che se ne era interessato e dove ho presentato il lavoro a maggio.
Ci racconta brevemente il succo della sua proposta? Com’è nata? Che iter ha seguito?
Nei mesi neri della crisi greca non si parlava affatto di sostegno alla crescita in un paese che era avviato a lunghi anni di austerità. La mia proposta voleva colmare questa lacuna nel dibattito. L’idea è in realtà molto semplice e propone di attingere agli ingenti fondi strutturali di cui la Grecia ancora dispone (ad oggi circa 12 miliardi di euro) per avviare in tempi brevi, con il sostegno ed eventualmente il controllo attento della Commissione, progetti di investimento a medio termine dalle infrastrutture al miglioramento nella qualità delle risorse umane. Normalmente i fondi già allocati ai singoli paesi vengono distribuiti al termine del progetto e una volta assicurato il co-finanziamento da parte dello Stato membro. Io proponevo in ruolo più forte della Commissione nella selezione dei progetti da finanziare ed un’eventuale sospensione della regola del co-finanziamento.
Il piano approvato parla però dell’utilizzo dei fondi strutturali e di coesione per un miliardo di euro. Che fine hanno fatto i restanti 11?
Le cifre non sono importanti a questo punto. E’ l’idea di intervenire in maniera aggressiva sul sostegno alla crescita che è nuova e positiva. La Grecia ha a disposizione di fatto fino al 2015 (2013+2) 12 miliardi di euro. La Commissione evidentemente preferisce procedere per gradi e liberare di anno in anno le risorse, questo anche per dare un’area di legittimità all’esborso che deve figurare ogni anno nel budget comunitario ed essere poi approvato dal parlamento europeo.