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Bene l’asta Btp a 3 anni: tassi in calo. In totale piazzati 6 miliardi di euro

Un successo l’asta dei Btp: il Tesoro ha venduto titoli a tre anni e decennali (2009-2019) per un totale di 6 miliardi di euro, il massimo importo previsto, con rendimenti in calo. Sul triennale il rendimento e’ sceso al 2,76% dal 3,41%
dell’asta precedente, mentre sulla scadenza al 2019 il tasso si e’ attestato al 4,3%.

La Fed non abbassa la guardia e va avanti con le politiche a sostegno della crescita. La banca centrale Usa, che ieri ha lasciato invariato il costo del denaro tra lo 0 e lo 0,25%, ha assicurato che garantirà tassi bassi fino alla fine del 2014. Bernanke conferma quindi la politica accomodante che serve per sostenere una crescita attesa moderata nei prossimi mesi e una ripresa dell’occupazione graduale in uno scenario ancora a luci e ombre. In questo senso segnali sempre più positivi arrivano dai progressi sul fronte dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese. La Fed mette in guardia dal rischio di un innalzamento temporaneo del tasso di inflazione dovuto al rincaro dei prezzi dell’energia, che comunque nel lungo periodo dovrebbe mantenersi stabile. Persistono i timori sul settore immobiliare americano che continua ad essere depresso mentre per Bernanke, nonostante le tensioni si siano allentate, persistono i rischi della crisi finanziaria, soprattutto per quel che riguarda la situazione dei debiti sovrani nell’Eurozona.

E proprio nella notte sono arrivati i risultati dello stress test voluto dalla Fed sulle banche americane: solo quattro su 19 non hanno passato l’esame. Nomi ufficiali non ne sono stati fatti ma i media fanno riferimento a Citigroup, Metlife, Ally e SunTrust che dovranno rafforzare il proprio capitale e la liquidità. Soddisfazione della Fed che ha scritto nel comunicato: “La gran parte delle più grandi banche americane continuerà a soddisfare i necessari requisiti di capitalizzazione” anche in caso di una nuova ipotetica forte recessione e di gravissime perdite. Nel frattempo i colossi Usa tornato a mostrare la loro forza: JPMorgan ha annunciato un buyback di azioni per 15 miliardi di dollari (di cui 12 miliardi saranno ricomprate quest’anno e altri 3 miliardi entro la fine del primo trimestre dell’anno prossimo) ed ha alzato il dividendo a 30 centesimi da 25.

Wall Street chiude in rialzo mettendo a segno il suo giorno migliore dall’inizio del 21012 : il Dow Jones a +1,7%, l’S&P a +1,8% chiudendo ai massimi del 2008 e il Nasdaq a +1,9%. Il dollaro si rafforza sull’euro con il cambio euro dollaro che scambia a 1,3072 e il biglietto verde sale ai massimi sullo yen. Anche Tokyo chiude in rally a + 1,91%.

Mentre in Cina, mentre al tavolo Wto scoppia il caso “terre rare”,  nella sua conferenza stampa annuale il premier Wen dichiara che sono necessarie riforme politiche che accompagnino quelle economiche, altrimenti potrebbero ripetersi disastri come “la rivoluzione culturale”.

Intanto in Europa si rinsalda l’asse Merkel Monti che fissa le priorità dell’Europa: competitività, lavoro e consolidamento fiscale. Per Monti la fase acuta è passata ma non ci si può rilassare, ora è necessaria la crescita. Dopo l’asta dei Bot che ha visto rendimenti in calo sui livelli del 2010, lo spread Btp Bund si è riportato a quota 307 mentre gli occhi oggi sono sull’asta Btp triennali e decennali. A Piazza Affari continuano le trimestrali. Ieri è stata ancora giornata di rally in scia ai risultati: dopo Parmalat e Pirelli, che ha continuato la corsa (+6,86%), volano anche le scarpe di Tod’s (+7,17%) sui conti 2011 salendo sui massimi da agosto e il cemento di Buzzi Unicem (+6,32%) che festeggia i numeri della controllata Dyckerhoff.

I timori sul dividendo di Intesa Sanpaolo (+3,97%) potrebbero rivelarsi infondati: secondo indiscrezioni la banca si appresta a distribuire il dividendo 2011, anche se in calo rispetto agli 8 centesimi del 2010.

”Andiamo avanti con Unipol come da contratto”, hanno affermato i vertici di Premafin (+0,53%) in visita ad Unicredit per fare il punto sul debito della holding. Ma Unipol non deve aver gradito la condotta Premafin e avrebbe inviato alla holding una lettera per richiamarla a una presa di distanza migliore. Intanto l’Isvap avrebbe espresso preoccupazione sull’ipotesi di un aumento di capitale ridotto mentre giovedì sono in agenda i cda per esaminare i concambi dell’operazione.

Dopo l’ok di Credit Suisse, la Fondazione Mps ha in mano la liberatoria completa delle banche e può procedere alla dismissione del pacchetto di azioni della banca Mps (-0,42%). Se Alessandro Profumo sembra sempre più vicino alla poltrona di Siena, la partita a Piazza Cordusio si stringe attorno ai nomi di Gros-Pietro, Tantazzi e Cribiore.

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