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Beko, pre-intesa con il ministero: 1.284 esuberi (e non 2 mila), l’impianto di Siena a Invitalia. Tutti i dettagli

Raggiunto nella notte un pre-accordo tra sindacati, ministero e Beko per mantenere l’attività negli stabilimenti italiani dell’azienda turca, che l’anno scorso aveva previsto quasi 2 mila esuberi entro il 2025: ora invece dovrebbero ammontare a 1.284 addetti su un totale di 4.440 dipendenti. Tutti i dettagli

Beko, pre-intesa con il ministero: 1.284 esuberi (e non 2 mila), l’impianto di Siena a Invitalia. Tutti i dettagli

Proprio un anno fa, nell’aprile 2024, nasceva ufficialmente Beko Europe, newco costituita al 75% dalla turca Arcelik e al 25% dalla Whirlpool. E proprio in aprile, questa notte, dopo 12 ore di trattativa, la vertenza tra la multinazionale, i sindacati e il governo italiano, ha raggiunto due punti fondamentali di accordo. Non, però definitivi né senza conseguenze. Uno riguarda lo stabilimento di Siena che cesserà la produzione di congelatori e verrà preso a incarico per l’industrializzazione da Invitalia e dal Comune di Siena, con il supporto dell’advisor Sernet, che dovrà individuare un nuovo soggetto industriale disposto a investire nel sito. Sono previsti stanziamenti di 90 mila euro come incentivo all’esodo e bonus per la cassa integrazione fino al 2027. E se non ci sarà nessun progetto di reindustrializzazione, la società e il governo riprenderanno le trattative per trovare una soluzione.

Beko, pre-intesa con il ministero

Secondo punto, partono subito le assemblee dei lavoratori dei siti italiani interessati agli esuberiscesi da 2 mila circa a 1.284 – per approvare o meno il testo dell’accordo raggiunto ieri notte, testo che ancora non c’è e che dovrebbe arrivare per la firma ufficiale il 14 aprile. Alla presenza finalmente di tutti i vertici interessati e anche quindi di Beko Europe e del governo. Niente Golden Power, a quanto pare e, come abbiamo più volte sottolineato, nessuna salvaguardia del valore del lavoro e del made in Italy.

I brand storici italiani e anche quello americano, Whirlpool, andranno a marchiare elettrodomestici quasi tutti delocalizzati quanto a produzione, in Romania e Turchia. Che, sia ben chiaro, sono costituiti da linee automatiche che niente hanno a che fare con il livello di flessibilità e automazione di quelli più aggiornati italiani. Per chiarezza, significa che oggi, per adeguarsi ai bassissimi livelli della domanda, occorre avere hub super-flessibili, iper digitalizzati e iper efficienti, tipo quelli italiani della Electrolux. Per questa ragione, preoccupa non poco la chiusura dei centri di R&D italiani, tutti di valore e di fama internazionale, ai massimi livelli delle tecnologie e del design. E la ragione è che questo accade proprio nel momento in cui il Salone del Mobile, nonostante tutti i problemi dei mercati in rivoluzione per i dazi, celebra un grande afflusso di compratori internazionali perché design e tecnologia italiani rappresentano il must del sistema casa. Inteso come binomio inscindibile di Form und funktion.

Beko, i dettagli della pre-intesa

Ma le coincidenze non finiscono qui, perché proprio nel mese in cui si celebra per la prima volta – il 15 aprile – il Made in Italy, si chiude ingloriosamente la manifattura italiana dei majaps senza nessun intervento di salvaguardia della manifattura italiana ex Whirlpool ed ex Indesit, da parte delle istituzioni. Fondamentalmente, nessun licenziamento unilaterale ma uscite con incentivi di diverso tipo utilizzando, come richiesto dai sindacati, strumenti conservativi per gli ammortizzatori sociali. Ma gli esuberi strategici e la mancanza di chiarimenti su come e dove verranno investiti i 300 milioni promessi, rimangono. Quello che ieri è stato definito – per il momento- un pre-accordo è una serie di piccole limature al piano.

Beko, Erdogan arriva in Italia

Oggi il ministro Urso durante il question time alla Camera darà chiarimenti in risposta all’interrogazione dell’onorevole Francesco Michelotti di FdI, riguardante gli strumenti che verranno adottati per garantire la prosecuzione dell’attività produttiva e la tutela dei livelli occupazionali nei siti Beko Italia. Rimane da sottolineare che, alla luce della inevitabile crisi mondiale degli interscambi, e alla luce anche del fatto che in Turchia, per la prima volta da decenni, il mercato interno è in forte recessione, difficilmente la Beko sarà disposta a fare concessioni future. Il 15 arriva in visita ufficiale il presidente Erdogan, che – anche questo è estremamente importante – è da sempre in forte contrasto con l’opposizione laica e kemalista costituita dai lavoratori, dalle industrie e dalle grandi città, un’opposizione alla quale appartiene anche il gruppo Koc, il più grande conglomerato industriale della Turchia (che controlla Arcelik) appartenente alla famiglia Koc, la più ricca del Paese.

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