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Beko Europe, firmato l’accordo definitivo: 300 milioni di investimenti e 1.284 esuberi

Dopo una vertenza lunghissima, Beko Europe ha raggiunto un accordo con con il Governo, le Regioni e le Parti Sociali. “Italia pilastro strategico delle nostre attività”, dice il presidente della società. Ecco cosa prevede l’intesa

Beko Europe, firmato l’accordo definitivo: 300 milioni di investimenti e 1.284 esuberi

Tre centri europei per le attività di Beko Europe, rilancio dei centri di R&D con particolare riguardo per il made in Italy, investimenti in efficienza energetica degli hub, dei processi industriali e dei prodotti di tutte le gamme e non solo della cottura, con lo spostamento verso le più redditizie fasce medio-alte e alte, supporto e incentivi per i dipendenti dello stabilimento di Siena, in chiusura, e per gli altri addetti in esubero. Infine, conferma dei 300 milioni di euro di investimenti ed esuberi scesi da 2mila a 1.284 unità. Che sono sono indubbiamente tanti, ma nessuno sarà licenziato: ci saranno solo degli incentivi economici per le uscite volontarie dei dipendenti. Lo stabilimento di Comunanza, che secondo il piano industriale di novembre 2024 era destinato alla chiusura, manterrà le linee produttive esistenti di lavatrici e avrà anche una nuova produzione di fascia alta entro i prossimi tre mesi. Beko Europe cesserà invece la produzione a Siena, ma il sito verrà reindustrializzato. A Cassinetta, alla produzione di frigoriferi si affiancherà quella di un forno premium, mentre a Melano sarà realizzato un nuovo piano a induzione. Infine il polo di Ricerca e Sviluppo dell’elettronica a Fabriano, inizialmente destinato alla chiusura, sarà mantenuto.  

Una vertenza lunga un anno

Questi in grande sintesi i punti salienti del testo dell’accordo-quadro definitivo, raggiunto con il Governo, le Regioni e le Parti Sociali, reso noto dalla società dopo l’approvazione da parte delle assemblee dei lavoratori. Firmato ieri lunedì 14, a Roma, chiude una lunga e dolorosa vertenza cominciata esattamente un anno fa, in aprile, quando Whirlpool Corporation e il Gruppo Arçelik avviavano Beko Europe, newco costituita al 75% da Arçelik e al 25% dalla multinazionale americana. E proprio in aprile, il prossimo 17, avrebbe dovuto arrivare in visita ufficiale in Italia il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, visita rimandata peraltro a data da destinarsi. 

Tre centri europei del Gruppo 

L’Italia è sempre stata un pilastro strategico per le nostre attività globali e l’accordo di oggi segna un passo decisivo per il futuro del nostro Gruppo nel Paese”, ha commentato Fatih Ebiçlioğlu, presidente della divisione Beni di Consumo Durevoli di Koç Holding e presidente di Beko Europe. “L’accordo consente a Beko Europe di mantenere le sue attività nel medio-lungo termine, preservando al contempo il know-how e la tradizione produttiva del Made in Italy” ha sottolineato Ragıp Balcıoğlu, Ceo di Beko Europe. Il manager ha ribadito l’importanza dell’Italia come centro per la Ricerca & Sviluppo, grazie al Centro di Ricerca Globale per la cottura e alla localizzazione del Centro Globale del Design Industriale per l’intera organizzazione di Beko. 

Ruolo strategico per Carinaro

Il terzo sito europeo del gruppo è quello di Carinaro quale hub centrale per la gestione di ricambi e accessori, con un rafforzamento del ruolo strategico grazie alla gestione integrata di tutte le attività legate all’evasione degli ordini provenienti dai clienti all’interno del perimetro di Beko Europe. Il sito si conferma inoltre come Centro Europeo per la gestione delle attività relative ai ricambi e centro di ricondizionamento degli elettrodomestici usati.

Particolarmente importante questo doppio ruolo di Carinaro in vista della sempre più rapida crescita del mercato degli elettrodomestici ricondizionati che a livello globale è aumentato del 15 per cento nel 2023. E che richiede competenze specialistiche tradizionali e innovative oltre a stimolare la produzione di catene di fornitura di ricambi e componenti evoluti e molto affidabili.

Come reagirà il mercato?

Per la prima volta dopo anni e anni, le vendite globali di tecnologia domestica hanno ceduto, pur di poco, e nonostante la crescita dei mercati in espansione dell’Asia-Pacifico. Ricordiamo che la produzione di tutti gli stabilimenti italiani nel 2024 è scesa del 14 per cento, con il sell in stabile a -0,3 per cento mentre l’export ha registrato un -9,1 per cento. E questi primissimi mesi dell’anno stanno confermando il trend poco favorevole per le fabbriche italiane e per quelle europee. Forse è il caso di leggere attentamente l’ultima frase della dichiarazione del Ceo di Beko Europe perché si collega proprio, per quanto riguarda il futuro dei siti nazionali, alla pesante coincidenza di fattori negativi.  “Allo stesso tempo, dovremo rimanere estremamente vigili – ha sottolineato – poiché l’industria degli elettrodomestici in Europa è sottoposta a crescenti pressioni a causa dell’escalation delle guerre tariffarie, della concorrenza globale sleale e dell’aumento dei costi. Siamo grati a tutte le parti sociali per il dialogo costruttivo e non vediamo l’ora di vedere i risultati di questa collaborazione”. E proprio a causa dell’iper aumento delle tariffe doganali sui prodotti cinesi da parte del governo americano, che si sono già mostrate le prime avvisaglie di valanghe di elettrodomestici cinesi di prezzo molto basso, deviati dalle rotte verso il Nord America, in direzione dell’Europa. Dove giocherà un ruolo determinante per la permanenza delle fabbriche europee, il ruolo del retail, se non favorirà con promozioni e prezzi stracciati il made in China di bassa gamma.

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