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Beko: Comunanza resta ma indebolita, Siena chiude ma si cerca un investitore. E nella fabbrica dei frigoriferi 350 tagli

Elettrodomestici, a Roma proseguono le trattative tra la Beko, il Mimit e i sindacati. Al centro del confronto, le chiusure e gli esuberi degli stabilimenti italiani. Ecco quale sarà, al momento, il futuro per Siena, Comunanza e il sito di Cassinetta. Sullo sfondo, il ruolo dei big asiatici e le mosse di Midea in Egitto

Beko: Comunanza resta ma indebolita, Siena chiude ma si cerca un investitore. E nella fabbrica dei frigoriferi 350 tagli

Ennesimo ma importante incontro lunedì a Roma, presso il ministero del Made in Italy, tra il management della Beko, le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm e Uglm, quelle territoriali e le Rsu dei vari impianti italiani, e i rappresentanti del ministero, per le trattative riguardanti gli esuberi e le chiusure, in particolare per i 540 esuberi di Cassinetta di Biandronno, nel Varesotto. 

Beko: 458 esuberi tra Cassinetta, Melano e Carinaro

Per quanto riguarda il sito di Cassinetta – come hanno comunicato i sindacati – la direzione aziendale ha quantificato in 350 gli esuberi nella fabbrica di frigoriferi, specificando però che a parità di professionalità le varie fabbriche possono essere considerate come vasi comunicanti. “Tutte le linee di montaggio resteranno, ma si prevede il passaggio dai turni avvicendati a un turno unico, verranno investiti 31,5 milioni di euro nella fabbrica di frigoriferi, 75 milioni di euro nella fabbrica di forni, 21 milioni di euro nella fabbrica di microonde, 8,5 milioni di euro per l’istallazione di pannelli solari”, spiegano le associazioni sindacali. 

“Per quanto concerne Melano – prosegue il comunicato dei sindacati – la direzione di Beko ribadisce i 68 esuberi; sarebbero confermate tutte le attuali gamme di prodotto ed anzi è in studio la possibilità di aggiungere un nuovo modello; gli investimenti complessivi ammontano a 62 milioni di euro. A Carinaro si conferma la missione di centro europeo di parti di ricambio; sono previsti 5 milioni di euro di investimenti anche per ospitare i nuovi pezzi di ricambio in arrivo dalla Turchia; gli esuberi restano 40”

Beko non chiuderà la fabbrica di Comunanza

Ma l’incontro di lunedì era importante anche per avere la conferma che la Beko, come aveva assicurato Urso al rientro da un viaggio ufficiale in Turchia, non chiuderà la fabbrica marchigiana di Comunanza

Per questo stabilimento, la direzione di Beko ha disegnato uno scenario di continuità produttiva, ma con la presenza di 80/100 esuberi su un totale di 320 occupati; verrebbero dismesse le lavatrici slim, nonché le lavasciuga e le lavatrici di bassa gamma; la concentrazione sulla alta gamma porterebbe la produzione da 630 mila a 430 mila pezzi annui; sono previsti 15 milioni di euro di investimenti.

Siena chiude a fine 2025

Per Siena resta ferma purtroppo la decisione aziendale di cessare la produzione a fine anno; la Beko si è detta disponibile alla ricerca di un investitore e alla richiesta di ammortizzatori sociali fino alla fine del 2027. “Inoltre il governo si è impegnato per aiutarci a risolvere la questione inerente l’acquisizione del sito da parte di un soggetto pubblico, al fine di fornire una base concreta alla ricerca di una ipotesi di reindustrializzazione”, spiegano i sindacati.

Dal totale degli esuberi italiani c’è però un dato molto pesante e passato sotto silenzio, è quello che manda a casa gran parte degli amministrativi, oltre 680. E anche qui gli esuberi complessivi sono stati rivisti di circa 50 unità, così da diventare 628 su un personale di 1529 impiegati; gli investimenti sono quantificati in 78 milioni di euro nelle attività trasversali e di infrastruttura.

Il commento della Beko 

“Il negoziato è stato lungo, ma riteniamo che vi siano solide basi per proseguire il confronto in modo costruttivo. Abbiamo già programmato altri tre incontri e siamo fiduciosi che il dialogo possa evolvere positivamente.” afferma Maurizio David Sberna, direttore relazioni esterne di Beko Europe. “La discussione è stata approfondita e ci aspettiamo che nei prossimi appuntamenti si possa consolidare ulteriormente, con l’obiettivo di garantire un futuro sostenibile e di lungo periodo per la presenza di Beko in Italia”. I negoziati – hanno risposto i rappresentanti sindacali che si sono dichiarati insoddisfatti – proseguiranno nei giorni 27 febbraio, 14 e 18 marzo.

Lo scorso 30 gennaio Ragip Balcioglu Ceo Beko Europe aveva sottolineato che l’azienda era disposta a rivedere alcune parti del piano delle chiusure, presentandone uno rivisto. “Ma questo deve accadere a breve” aveva dichiarato. E il motivo, anzi una serie di motivi erano già allora ben presenti e pressanti per il management di un gruppo che deve realizzare una assai complicata integrazione avendo acquisito il 75 per cento di Whirlpool Emea, in un periodo estremamente difficile economicamente e politicamente non soltanto per l’Europa. E con fabbriche doppioni delle quali già era stata decisa la chiusura di due stabilimenti in Polonia.

I big asiatici sempre più forti

Questi mesi sono decisivi per i produttori europei del bianco poiché a fronte di una ripresa delle vendite in Europa e in Italia dei majaps con un +1,1% secondo i dati forniti da Gfk, ad approfittarne sono stati i brand coreani e cinesi. Le fabbriche italiane infatti, stando a quanto comunicato da Applia, registrano un ulteriore calo del 14 per cento della produzione e del 9,1 per cento dell’export e una flessione del sell-in a 0,3 per cento. 

Una nota positiva però riguarda il 2025 che dovrebbe segnare in tutta Europa un leggero aumento delle vendite – ferme da tre anni – e che già ha visto un +15 per cento degli acquisti delle asciugatrici nel 2024. Per quanto riguarda esuberi e chiusure delle fabbriche italiane, molto dipende da come andranno le richieste di elettrodomestici made in Italy, da come cioè lavoreranno le linee. Quanto ai conti del 2024, quelli di Arçeli-Beko si sono chiusi con una aumento del fatturato molto forte dovuto all’apporto delle vendite dei brand acquisiti, Indesit, Hotpoint, Whirlpool. Ma sono gli utili ad aver sofferto e parecchio rispetto al 2023: l’utile netto è stato infatti di 1.689,08 milioni di Try rispetto ai 19.505,48 milioni di Try dell’anno precedente. 

Terza fabbrica Midea in Egitto 

Preoccupa, e a ragione, la sempre più competitiva presenza dei giganti cinesi nel Sud Europa e nel vicino Egitto. I big cinesi, da almeno due anni vendono sui mercati mondiali il surplus enorme di prodotti che il mercato interno non compra. E questo sta provocando una caduta dei prezzi medi degli elettrodomestici e degli utili dei competitor europei. In più aumenta anche l’insediamento industriale cinese in Sud Europa, in Turchia e in Egitto. E proprio dall’Egitto una notizia, del tutto ignorata e preoccupante: il primo produttore mondiale di tecnologia domestica, Midea, ha da poco aperto un terzo grande sito produttivo di appliances con un investimento di 185 milioni

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