Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è stato ucciso nel raid israeliano che sabato ha colpito – a Beirut – il quartier generale del movimento sciita libanese: la conferma, dopo ore di silenzio, è arrivata direttamente dal “partito di Dio”. Ma chi prenderà ora il suo posto? E come cambieranno gli equilibri di potere in Medioriente? Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha già parlato di “svolta storica”. Il movimento armato però ribadisce che continuerà la propria resistenza armata contro Israele.
L’Iran, tra gli attori principali sulla scena, è pronto a inviare truppe in Libano mentre la guida suprema Khamenei, già trasferito in un luogo protetto, ha chiesto a tutti i musulmani di “schierarsi con Hezbollah”. Gli Usa, alla finestra, si preparano all’escalation. Biden: “È tempo per un cessate il fuoco”. Mosca condanna: “Omicidio politico”. In tutto ciò, il governo italiano invita i connazionali a lasciare al più presto il Libano.
Beirut tra le macerie, quali bombe ha usato Israele?
Beirut, intanto, si è risvegliata tra le macerie e il lutto: il Libano è rimasto per lo più attonito e sotto schock anche se non sono mancati i festeggiamenti di alcuni gruppi di persone che in altre città hanno inneggiato alla morte di Nasrallah: è accaduto, ad esempio, in alcune parti della Siria, soprattutto a Idlib, dove il nome del leader dell’organizzazione è legato a massacri di civili. Quanto al raid israeliano che ha ucciso Nasrallah e alle armi utilizzate, pare siano state usate bombe che riescono a penetrare metri di cemento rilasciando un’onda d’urto che inghiotte nel terreno tutto ciò che si trova nel loro raggio. Sono le “bunker buster bomb”, gli ordigni utilizzati dall’esercito israeliano per eliminare il capo di Hezbollah. Ne esistono di vari tipi e di diversa potenza. Nel raid aereo di Tel Aviv su Beirut, con ogni probabilità molte delle 80 bombe sganciate dagli F15 erano proprio del tipo anti-bunker, anche se durante la giornata di sabato non è mai stata data una conferma ufficiale da parte delle forze armate di Tel Aviv.
Beirut, cosa è successo nella notte
L’esercito israeliano nella notte ha nuovamente attaccato obiettivi di Hezbollah nel territorio libanese. Lo ha comunicato con un post su X: “Velivoli dell’Aeronautica Militare, sotto la direzione del Comando Nord, hanno attaccato nelle ultime ore decine di obiettivi terroristici nel territorio del Libano. Tra questi c’erano postazioni lanciarazzi puntate verso Israele ed edifici dove erano immagazzinate le armi e le strutture militari dell’organizzazione. Durante l’ultimo giorno, l’Idf ha attaccato centinaia di obiettivi terroristici in tutto il Libano, danneggiando e degradando le capacità militari e le infrastrutture di Hezbollah in Libano”.
Beirut, la reazione dell’Iran. Nyt: Teheran divisa
L’ambasciatore dell’Iran alle Nazioni Unite, Amir Saeid Iravani, ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza Onu a seguito dell’attacco israeliano. Lo riporta Al Jazeera. In una lettera al presidente del Consiglio, Iravani ha esortato i membri dell’organismo “a condannare nei termini più forti possibili i codardi atti di aggressione di Israele”. Inoltre ha messo in guardia contro “qualsiasi attacco alle sedi diplomatiche e ai rappresentanti dell’Iran”.
Secondo un report del New York Times, ci sono divisioni all’interno del governo iraniano su come rispondere all’uccisione di Nasrallah. I conservatori all’interno della leadership di Teheran stanno spingendo per una forte risposta all’omicidio del maggiore rappresentante della Repubblica islamica in Medio Oriente, mentre i moderati, guidati dal nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian, chiedono moderazione. I sostenitori della linea dura vorrebbero che Teheran rispondesse all’omicidio con un attacco per dissuadere Israele dal colpire potenzialmente l’Iran, mentre Pezeshkian avrebbe sostenuto che così facendo cadrebbero nella trappola tesa da Netanyahu per ampliare la guerra. Citando quattro funzionari iraniani anonimi che conoscevano Nasrallah, il Nyt riferisce che la guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, “è rimasto profondamente scosso dalla morte del suo amico ed è in lutto, ma ha assunto un atteggiamento calmo e pragmatico”. Il rapporto sottolinea che Khamenei sembrava voler far intendere che una risposta potrebbe arrivare direttamente dall’organizzazione terroristica Hezbollah, piuttosto che da Teheran.
Hezbollah, come si riorganizza dopo Nasrallah?
Orfano del suo storico leader Nasrallah e con i vertici militari decapitati nell’arco di poche settimane, come si muoverà ora Hezbollah? Secondo diversi analisti, il movimento non sarà cancellato dalla carta geografica del Medio Oriente: il partito riemergerà – dicono – nonostante il duro colpo, grazie a una nuova generazione di quadri politici e combattenti, forse addirittura più agguerriti di quelli decimati nelle ultime settimane da Israele.
Per questo gli occhi ora sono tutti puntati sul futuro di Hezbollah e sul suo suo successore più papabile, Hashem Safieddin: se alcune fonti avevano riferito della sua morte assieme a Nasrallah, col passare delle ore si fa strada l’ipotesi che il cugino materno del defunto leader sia invece in un luogo sicuro in attesa di prendere formalmente le redini del partito. Il comando pro tempore sembra esser stato intanto assunto dal vicesegretario generale di Hezbollah, lo shaykh Naima Qassem, una figura pubblica, da anni incaricata di rilasciare le interviste ai media ma senza il carisma né la popolarità di cui ha goduto per tre decenni Nasrallah.
Safieddin, dal canto suo, è da più parti indicato come uomo legato a doppio filo all’Iran. Più giovane di Nasrallah di soli quattro anni, Safieddin è un sayyid, ovvero un discendente del profeta Maometto secondo la tradizione sciita. Questo lo rende il successore perfetto. A differenza di Nasrallah, che inizialmente aveva aderito al partito libanese Amal, Safieddin è descritto come un “prodotto politico iraniano”. Tra le sfide che lo attendono ci sono la necessità di epurare il partito da infiltrati e spie nemiche, quella di ricostruire una struttura di comunicazione interna non più penetrabile da Israele e, non da ultimo, formare quasi ex novo l’impalcatura militare del partito armato.
Beirut, le valutazioni degli Usa sulle mosse di Israele
Gli Stati Uniti ritengono possibile un’incursione di terra limitata in Libano da parte di Israele che al momento sta spostando le forze armate al confine settentrionale. Lo sostengono due alti funzionari dell’amministrazione Usa interpellati dalla Cnn, secondo i quali Israele non sembra comunque aver ancora deciso se effettuare un’incursione di terra. La valutazione degli Stati Uniti si basa sulla mobilitazione delle truppe israeliane e sullo sgombero delle aree, in quella che potrebbe essere la preparazione per il lancio di un’incursione di terra, ha detto uno dei funzionari.