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Befana un po’ meno amara: Borse aprono in rialzo ma Unicredit precipita (-12%)

Dopo il giovedì nero dei mercati, Piazza Affari e i listini europei aprono in rialzo ma restano in tensione -Unicredit precipita – Oggi incontro Monti-Sarkozy e ansia per le aste di settimana prossima – L’onda ungherese sulle nostre banche – Clessidra e Unipol in campo per Fonsai – Fiat controcorrente: cresce in Chrysler e sfugge all’Orso

Befana un po’ meno amara: Borse aprono in rialzo ma Unicredit precipita (-12%)

BEFANA MENO AMARA PER BANCHE, EURO E SPREAD. L’AUMENTO UNICREDIT AFFOGA NEL DANUBIO

Il risveglio è stato brusco. In Piazza Affari (–3,8%), maglia nera d’Europa al pari della Borsa ungherese, galleggiano i resti del naufragio della flotta bancaria: Unicredit -16% dopo l’annuncio ieri dei dettagli sull’aumento di capitale, a cui si aggiunge il -7% di Intesa Sanpaolo su cui pesa la situazione della controllata CIB Bank, esposto per 7,3 miliardi di euro sul mercato di Budapest. Ma fanno peggio altri titoli che non hanno appendici sul Danubio: Scendono anche Banca Popolare di Milano -8,5%, Banco Popolare -10,2%, Mps -8,5%, Ubi -9,3%. L’indice europeo di settore è il peggiore, con un calo del 2,7%.

Peggiora lo spread: 522 punti base, contro i 494 dell’apertura. Il rendimento del decennale torna al 7%. L’euro scivola a quota 1,28 sul dollaro (da 1,294). Intanto ha avuto successo l’asta da 3 miliardi dei triennali emessi dall’Efsf : l’emissione è stata collocata a 149 pb sopra il corrispondente Bund tedesco.

I mercati, infatti, hanno così dovuto aggiungere in tutta fretta un nuovo capitolo al libro sui “Disastri d’Europa”: ieri il Tesoro ungherese, su cui grava la politica del populista Viktor Urban, non è riuscito a collocare i titoli di Stato i fiorini, alimentando così il rischio default del paese in crisi di liquidità. A questo si aggiunge l’SOS del premier greco Lucas Papademos rischio fallimento per il Paese con conseguente uscita dall’euro in caso non si trovasse un accordo con i creditori entro marzo.

Le buone notizie, in questa cornice, non fanno notizia. Passa in secondo piano il buon esito dell’asta francese: 7,9 miliardi di euro di titoli di Stato con scadenze comprese tra i 10 e i 30 anni collocati a rendimenti di poco superiori alle aste di dicembre. Stesso risultato per il dato in miglioramento sui sussidi di disoccupazione settimanali Usa scese a 372mila dalle 387mila della settimana precedente grazie soprattutto al settore privato che in dicembre ha registrato un aumento degli occupati di 325mila unità, il maggiore rialzo dall’inizio del sondaggio nel 2001. Numeri incoraggianti ma dall’effetto limitato. Il Dow Jones chiude a -0,02%, guadagni limitati per lo S&P 5000 + 029%. Meglio il Nasdaq +0,81%.
A Tokyo l’indice NIkkei accusa una pesante perdita: – 1,50%, perde colpi l’euro a quota 98,2 sullo yen. In ribasso anche il listino di Hong Kong- 1,50% e Shanghai: la autorità non hanno rimosso i vincoli sulla liquidità alla vigili del Capodanno cinese. Peril listino cinese si è trattato della peggior settimana dal 2004, a causa dei problemi delle small caps alle prese con la scarsità del credito.

METEOBORSA. FIDUCIA SOTTO I TACCHI. Altro carbone in arrivo stamane con i doni della Befana: in mattinata sarà reso noto il dato sulla fiducia delle famiglie europee che non promette nulla di buono. L’attenzione dei mercati, a questo punto, è condizionata all’attesa delle aste del Tesoro di Italia e Spagna, i due avvenimenti-chiave della prossima settimana. Nell’attesa, ben pochi nutrono illusioni sui risultato dell’intenso lavoro delle diplomazie europee: oggi Mario Monti fa la spola tra Parigi e Bruxelles. La settimana si chiuderà con l’ennesimo meeting a due tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. 

LA FIAT CRESCE IN CHRYSLER E SUGGE ALL’ORSO. A Piazza Affari l’eccezione positiva è Fiat, in forte rialzo del 3,5% dopo l’annuncio di un aumento della quota in Chrysler del 5% al 58,5%. La controllata Usa archivia il mese di dicembre con un aumento delle vendite di auto negli Stati Uniti (retail e flotte) del 37%. Da inizio anno le vendite di Chrysler sono cresciute del 26% a 1,37 milioni. Ora inizia l’ultima tappa del piano Marchionne: la fusione tra Fiat e Chrysler, mediante contestuale Ipo della quota in mano al fondo pensione del sindacato Uaw (il 41,5%). E già si discute su una sede sociale bipartisan per il gruppo: il ballottaggio è tra Amsterdam e Londra.

L’effetto Detroit non contagia Fiat Industrial: -3%. Si difende Pirelli +0,5%. In calo invece gli altri industriali: Finmeccanica -4,8%, Stm  -1,7% assieme  alla pattuglia dei titoli energetici. Tra i petroliferi Eni è in calo del 1,2%, Saipem -1,4%, Tenaris -0,4% e Prysmian-1,8%. Non cambia il quadro tra le utilities: Enel -3,4%, Terna -1,7%, A2A -4,7%, Enel Green Power -3,5%. Ieri è stato assegnato il bonus share, cioè le azioni gratuite assegnate agli azionisti che hanno aderito al collocamento e tenuto i titoli in portafoglio per 12 mesi. Le azioni gratuite verranno distribuite dalle singole banche entro il 31 di questo mese.

FONSAI, CLESSIDRA IN CAMPO. UNIPOL PURE. Anche per effetto delle smentite (non convincenti) delle compagnie interessate, si raffredda la febbre per la partita Ligresti. Fondiaria Sai ritraccia dopo quattro giorni di rally, il titolo scende dell’11,8%. La controllante Premafin è sospesa e segna un calo teorico del 15%. Unipol, candidata ad un’integrazione con le società dei Ligresti, è in ribasso del 3,9%. Reuters rivela che Unipol e Clessidra hanno formalizzato le offerte e che “la due diligence potrebbe aprirsi la prossima settimana, a seconda delle valutazioni che saranno fatte sulle diverse proposte”. Intanto Clessidra ha manifestato il suo interesse in forma ufficiale per partecipare al rilancio del gruppo, esposto per 1,1 miliardi verso Mediobanca e, come si legge mel prospetto d’aumento di capitale Unicredit, per 500 milioni verso la banca di Piazza Cordusio, secondo azionista di Fonsai. Generali, infine, perde il 3,7%.

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