X

Becchetti: “Ora misurare il benessere di un Paese di può, con il Bes 2013”.

Il discorso che Bob Kennedy fece agli studenti dell’Università del Kansan il 18 marzo del 1968, tre mesi prima di essere ucciso, ha fatto la storia come uno dei primi interventi contro l’utilizzo del Prodotto interno lordo come indicatore del benessere di una paese. “Il Pil comprende l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei finesettimana – disse Bob Kennedy – Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani”. Lo ricorda il professor Leonardo Becchetti (ordinario di economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata, @Leonardobecchet), raccontando a FIRSTonline la nascita del progetto Bes 2013

FIRSTonline: Professore, da dove viene fuori l’idea del Bes, misurazione del benessere equo e solidale?
BECCHETTI: Il tutto nasce dalla consapevolezza, con gli anni sempre più forte, che il Prodotto interno lordo non sia un indicatore di benessere. Il Pil raccoglie dentro di sè tutte le operazione che hanno un valore di mercato. Ma, pensiamoci bene: ci sono molte cose che non hanno valore di mercato ma allo stesso tempo ci danno la felicità (ad esempio le attività di volontariato) e, viceversa, ci sono altre cose che hanno valore di mercato e rientrano nel Pil ma che non ci danno la felicità. Penso alle prigioni, le armi, le ricostruzioni dopo i terremoti. Tutti gli esempi fatti da Bob Kennedy nel suo celebre discorso. L’unica funzione del Pil è quella di misurare la forza economica di un paese; per capire invece il livello di benessere del cittadini serve altro. Ecco qual è lo spunto da dove siamo partiti.

FIRSTonline: Il dibattito sull’inadeguatezza del Pil va avanti da decenni ormai. A che punto si inserisce l’Italia con il progetto Bes 2013 nato dalla collaborazione di Istat e Cnel?
BECCHETTI: Dopo il discordo di Kennedy, non si parlò della questione per molto tempo. Fino a che, nel 2008, la Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi riportò all’attenzione il problema e sottolineò la necessità di spostare il focus dalla misura della produzione di un’economia alla misura del benessere delle persone definito in un’accezione multidimensionale. Condizioni di vita materiali, salute, istruzione, relazioni sociali, ambiente, sicurezza. Poi siamo arrivati noi: l’Italia è il primo paese che ha messo in piedi un progetto come il Bes. La particolarità di questo nostro lavoro è che si tratta di un percorso partecipativo.

FIRSTonline: In che senso, un percorso partecipativo?
BECCHETTI: Il difetto di molti di questi indici è che spesso vengono fatti a tavolino dagli esperti. Il nostro Bes, invece, è differente perchè l’istat – per arrivare alla costruzione degli ambiti di benessere – ha coinvolto diverse parti sociali: oltre al Cnel, il Wwf, Legambiente, Consiglio nazionale dei consumatori, Forum del terzo settore, Consulta femminile e tanti altri. Ad ognuna di queste realtà è stato chiesto di realizzare, in base alle proprie competenze, dei “domini di benessere”. Domini che poi sono stati raccolti, analizzati e successivamente arricchiti con alcuni indicatori. Faccio un esempio. Uno dei dodici domini a cui siamo arrivati è l’ambiente. All’interno di questo ambito di benessere, gli indicatori che sono stati scelti sono: acqua potabile, qualità delle acque costiere marine, qualità dell’aria urbana, disponibilità di verde urbano, aree con problemi idrogeologici, siti contaminati, aree terrestri protette, aree marine protette, aree di particolare interesse naturalistico, preoccupazione per la perdita di biodiversità, flussi di materia (materiali trasformati in emissioni o rifiuti), energia da fonti rinnovabili ed emissioni di Co2 e altri gas clima alternati.

FIRSTonline: E dopo aver realizzato questi domini? Come siete arrivati ai dati reali?
BECCHETTI: L’ideazione dei domini e degli indicatori ha consentito, poi, all’Istat di realizzare una mappa sul benessere. La trovate al sito www.misuredelbenessere.it. Potete vedere voi stessi come i dati siano raccolti in base all’ambito territoriale. Se, ad esempio, cliccate sull’indicatore “acqua potabile” del domino ambiente, avrete una mappatura dell’Italia in base al censimento delle acque per uso civile; se cliccate invece sull’indicatore “disponibilità di verde urbano”, avrete le informazioni sulle regioni italiane in base ai metri quadrati di verde urbano per abitante.

FIRSTonline: Ora quale sarà il passo successivo? Arriverete a un unico indicatore numerico, come il Pil?
BECCHETTI: No. Il benessere viene misurato in base a diversi indicatori, non è un numero come il Pil. L’idea che abbiamo noi è che il Bes sia una sorta di cruscotto della macchina: un’insieme di indici che misurano lo stato di salute del paese. Non è possibile sintetizzarlo con una cifra. Quello che adesso ci siamo preposti di fare è trasferire i dati a livelli territoriali ancora più bassi (provinciali, comunali) così da avere a disposizione più informazioni.

FIRSTonline: Il Bes andrà a sostituire o integrare il Pil?
BECCHETTI: L’indicatore Pil non scomparirà. E’ un termometro importante per il Paese; basti pensare che uno dei 12 domini del Bes è il benessere economico e il Pil è una parte di questo ambito di benessere. Inoltre non dimentichiamoci che il debito pubblico va pagato con il Prodotto interno lordo perchè è esso che indica quanto valore economico creiamo. Ma la ricchezza delle nazioni, per dirlo alla Smith, non sta in un numero nè in un indicatore del valore economico. La ricchezza delle nazioni è nella felicità dei suoi cittadini; felicità che non è disgiunta dalla ricchezza economica ma che va, ormai lo sappiamo, ben oltre essa.

Related Post
Categories: Interviste