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Bce taglia ancora i tassi di 25 punti base: tasso sui depositi scende al 2,75%

Nessuna sorpresa: la Bce taglia i tassi di 25 punti base per la quinta volta consecutiva, cercando di stimolare la crescita. Ora gli occhi sono puntati sulle parole di Lagarde

Bce taglia ancora i tassi di 25 punti base: tasso sui depositi scende al 2,75%

La Banca centrale europea ha appena compiuto un altro piccolo ma significativo passo, riducendo i tassi di interesse di 25 punti base. Non una mossa sorprendente, ma un chiaro segnale che Francoforte continua a seguire una politica monetaria accomodante, nella speranza di stimolare la crescita in un contesto economico incerto. Le attese ora sono tutte rivolte alle parole di Christine Lagarde, la quale potrebbe offrire indicazioni cruciali sul futuro dell’economia dell’Eurozona.

La Bce taglia ancora i tassi: processo disinflazionistico “ben avviato”

Questo taglio, il quinto consecutivo, riflette la valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione e della dinamica dei salari e dei prezzi, con Francoforte che sottolinea come il processo disinflazionistico sia ormai “ben avviato”. Nonostante l’inflazione interna resti elevata, la Bce si attende un ritorno all’obiettivo del 2% a medio termine, con la crescita salariale che si sta moderando, riducendo l’impatto sull’inflazione.

Nel suo comunicato, la Bce ha precisato che le recenti riduzioni dei tassi rendono i prestiti più accessibili, ma che le condizioni di finanziamento rimangono rigide a causa dei precedenti rialzi. L’economia sta affrontando sfide, ma l’aumento dei redditi reali e l’allentamento progressivo della politica monetaria dovrebbero stimolare la domanda. Il Consiglio direttivo è determinato a perseguire il ritorno all’obiettivo del 2% di inflazione, con decisioni future sui tassi guidate dai dati economici e dalle prospettive di inflazione, senza vincolarsi a un percorso fisso.

Banche Centrali, strade divise su tassi: pausa della Fed e nuovo taglio della Bce

Questa mossa arriva al termine di un 2024 caratterizzato da riduzioni mirate e costanti, che oggi portano i tassi sui depositi al 2,75%, quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,90% e quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 3,15%. Il messaggio è chiaro: l’Eurozona ha bisogno di stimoli per evitare il rischio di una recessione, soprattutto alla luce dei dati sul Pil che hanno risvegliato le preoccupazioni sulla crescita. A rendere ancora più complesso lo scenario sono le minacce di dazi avanzate da Trump, che potrebbero aggravare le difficoltà economiche in Europa. Non solo: anche le crescenti instabilità politiche in Germania e Francia potrebbero spingere la Bce anche ad anticipare i tagli, portandoli a termine già entro l’estate per contrastare il rischio di stagnazione.

Nel frattempo, la Federal Reserve ha deciso di mantenere invariati i tassi, fermandosi tra il 4,25% e il 4,50%. Una scelta che riflette la cautela della banca centrale americana nell’affrontare un’inflazione ancora “elevata”, e che resta una preoccupazione.

C’è un contrasto evidente tra le due banche centrali. Mentre la Bce sembra navigare verso un mare più “calmo”, con il vento dei tassi in discesa per stimolare la crescita, la Fed preferisce mantenere una linea più rigida per contrastare l’inflazione, pur temendo che un ulteriore aumento dei tassi possa soffocare la ripresa.

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