Le piccole e medie imprese italiane danno lavoro, ma sono poco produttive. Lo sostiene la banca centrale europea in un’analisi pubblicata nell’ultimo bollettino mensile. “Sotto il profilo dei contributi all’occupazione e al valore aggiunto – si legge nello studio –, l’importanza economica delle Pmi si colloca ben al di sopra della media in Grecia, in Spagna, in Italia e in Portogallo. Nel contempo, risulta relativamente bassa la produttività delle microimprese greche, italiane e portoghesi, che contribuiscono per il 60% circa alla produttività aziendale complessiva, a fronte del 71% dell’area nel suo insieme”.
L’Italia è uno dei paesi capofila nell’Eurozona quanto alla rilevanza delle Pmi, che assicurano l’80% dell’occupazione, a fronte del 70% nella media di Eurolandia. Si tratta della terza percentuale più elevata dopo quelle di Grecia (85%) e Cipro (82%). E tra le Pmi italiane una quota molto elevata è costituita alle microimprese, che costituiscono il 95% del totale, contro un media del 92% nell’area valutaria.
Si tratta di aziende che faticano moltissimo a ottenere credito, anche perché devono pagare interessi sui prestiti superiori di oltre un punto percentuale a quelli di una grande impresa. In ogni caso, “la forma più comune di ostacolo è stata il respingimento della domanda di prestito – scrive ancora la Bce –, seguita dall’ottenimento di una piccola parte dei fondi richiesti, mentre solo un numero ridotto di Pmi ha rifiutato il prestito a causa degli eccessivi costi di indebitamento”.
Inoltre, l’Eurotower rileva che “da un semplice raffronto fra i tassi di interesse sui prestiti di piccola entità, che si ipotizza essere concessi principalmente alle piccole e medie imprese, e quelli sui prestiti di ammontare elevato emerge come lo scorso aprile le Pmi abbiano versato, in media, interessi superiori di circa 150 punti base a quelli delle grandi società. Le differenze tra paesi restano notevoli: nello stesso periodo il differenziale era pari a 250 punti base per le Pmi spagnole, mentre si aggirava intorno a 100 punti base per quelle tedesche. Guardando all’evoluzione nel tempo, per le Pmi italiane e spagnole i differenziali si sono mantenuti considerevolmente più alti rispetto al periodo pre-crisi, sebbene abbiano mostrato un calo dall’ultimo trimestre del 2012”.
RIPRESA MODERATA DA FINE ANNO, POSSIBILE NUOVO TAGLIO DEI TASSI
Quanto alla situazione economica generale e alle prospettive per la politica monetaria, la Bce ribadisce nella sostanza quanto affermato nei giorni scorsi dal presidente Mario Draghi: i tassi d’interesse “potrebbero essere ulteriormente ridotti qualora ciò fosse reso necessario dall’evoluzione delle prospettive per la stabilità dei prezzi”. La politica monetaria “resterà accomodante finché necessario” e “il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo”. L’attività economica “dovrebbe stabilizzarsi e recuperare nel corso dell’anno, seppure a un ritmo moderato”. Nel primo trimestre del 2013 il tasso di disoccupazione è salito al 12,2%, il massimo storico, e secondo la Bce i risultati delle indagini congiunturali segnalano un’ulteriore diminuzione dei posti di lavoro nel secondo trimestre dell’anno.