Tutto come previsto. Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha nuovamente deciso di non toccare i tassi d’interesse, che restano dunque al livello attuale: il principale rimane ancorato allo 0%, il tasso sui prestiti marginali si assesta allo 0,25%, mentre quello sui depositi è a -0.40%.
Le percentuali, in base a quanto previsto, resteranno tali per un lungo periodo e “ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività”, vale a dire il quantitative easing. Non solo, nel corso della consueta conferenza stampa mensile, il presidente della Bce Mario Draghi ha sottolineato che “difficilmente i tassi verranno innalzati entro l’anno”.
Parlando proprio della politica monetaria, la Bce conferma la volontà di estendere la sua durata “fino a settembre del 2018 e anche oltre se necessario”. In base a quanto dichiarato, il programma continuerà “finché il direttivo non riscontrerà un durevole aggiustamento dell’andamento dell’inflazione in linea con il suo obiettivo (raggiungimento del 2% ndr.)”
Nella nota diffusa dall’Eurotower, l’ente guidato da Draghi sottolinea che, nel caso in cui le prospettive di crescita diventeranno meno favorevoli o la situazione finanziaria sarà incoerente rispetto ai progressi prestabiliti, il Consiglio direttivo è pronto a incrementare il programma di acquisto di attività (PAA) in termini di entità e/o durata. L’Eurosistema inoltre reinvestirà il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e in ogni caso finché sarà necessario. ‘Ciò contribuirà – si spiega – sia a condizioni di liquidità favorevoli sia a un orientamento di politica monetaria adeguato.”
“Il PIL è cresciuto dello 0,7% nel terzo trimestre del 2017” – ha dichiarato Draghi – “Gli investimenti delle aziende continuano a rafforzarsi, gli investimenti delle famiglie hanno registrato un miglioramento e l’espansione economica sostiene le esportazioni. Guardando avanti, i rischi per le prospettive di crescita dell’Eurozona sono bilanciati”.
Secondo il numero uno della Bce dunque, tutto procede come previsto, ma persistono ancora dei fattori di rischio legati a “fattori globali” come ‘il rafforzamento dell’euro può essere una fonte di incertezza che deve essere monitorata”. A causa soprattutto del parallelo indebolimento del biglietto verde, la moneta unica è infatti salita sopra quota 1,25 sul dollaro proprio nel corso della conferenza stampa, toccando i massimi da tre anni. Nel dettaglio Il cambio EUR/USD si è attestato a 1,2526 dopo un massimo a 1,2538. Da inizio anno l’apprezzamento della valuta comunitaria sulla moneta Usa è del 4,5%. “La recente volatilità nei tassi di cambio – ha spiegato Draghi – rappresenta una fonte di incertezza che richiede attenzione circa le possibili implicazione sulla stabilita dei prezzi nel medio termine”.
Non solo, dopo le parole del segretario al Tesoro Usa, Stephen Mnuchin su cambi e protezionismo, il presidente della Bce non nasconde la preoccupazione del Consiglio: “Questa preoccupazione andava oltre il semplice tasso di cambio e riguardava lo stato generale delle relazioni internazionali in questo momento. Se ciò dovesse portare a una stretta di politica monetaria ingiustificata e che non è giustificata, allora dovremmo ripensare alla nostra strategia”.
Tornando sulla crescita dell’Eurozona, Draghi ne ha confermato la “robustezza”, indicando anche un’accelerazione a inizio d’anno.
Sul capitolo prezzi al consumo: “L’inflazione resta frenata e dovrebbe rimanere sui livelli attuali” ha detto il banchiere italiano, aggiungendo che l’inflazione core dovrebbe “aumentare gradualmente nel medio termine”. Il robusto passo di espansione dell’economia e la trasmissione della politica monetaria portano a una “fiducia crescente” che l’inflazione convergerà verso l’obiettivo di lungo termine. In altre parole, l’inflazione si avvicinerà, ma rimarrà sotto il 2%.