La Bce “non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi” e, anche dopo il taglio dei tassi a giugno, resta “determinata ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine e manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”. Tuttavia, si legge nel Bollettino economico della Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde (nella foto, ndr), pur con un’inflazione tornata ad accelerare a maggio al 2,6%, “gran parte delle misure dell’inflazione di fondo è nuovamente scesa ad aprile” confermando “il quadro di graduale diminuzione delle pressioni sui prezzi”.
Bce, i numeri del primo trimestre 2024
“Dopo cinque trimestri di stagnazione, nel corso del primo trimestre del 2024 l’economia dell’area dell’euro è cresciuta dello 0,3 per cento. Il settore dei servizi è in espansione e quello manifatturiero mostra segnali di stabilizzazione su livelli contenuti”, si legge nell’ultimo bollettino economico della Bce. “L’occupazione è aumentata dello 0,3 per cento nel primo trimestre di quest’anno, con la creazione di circa 500.000 nuovi posti di lavoro, e le indagini segnalano un proseguimento della crescita delle posizioni lavorative nel breve periodo. Ad aprile il tasso di disoccupazione ha mostrato una leggera flessione, collocandosi al 6,4 per cento, pari al livello più basso dall’introduzione dell’euro. Le imprese continuano a pubblicare molte offerte di posti vacanti, benché in numero lievemente inferiore rispetto al passato”, prosegue l’Eurotower.
Bce, ripresa grazie alla spesa delle famiglie
“La ripresa registrata dall’economia dell’area dell’euro agli inizi del 2024 ha superato i livelli attesi dagli esperti della Bce nelle proiezioni dello scorso marzo, grazie all’impulso fornito dall’interscambio netto e dall’aumento della spesa delle famiglie. Secondo le informazioni più recenti la crescita – si legge nel bollettino – è destinata a proseguire nel breve periodo, a un ritmo superiore rispetto a quello precedentemente previsto. Il reddito disponibile reale dovrebbe continuare a crescere in presenza di una robusta dinamica salariale, del graduale aumento della fiducia e del miglioramento delle ragioni di scambio, dando luogo a una ripresa trainata dai consumi nel corso del 2024. Lo slancio impresso dall’interscambio netto agli inizi dell’anno riflette in parte la volatilità seguita al calo temporaneo segnato alla fine del 2023. Ci si attende tuttavia che la domanda estera continui a crescere, sostenendo l’espansione delle esportazioni dell’area”.
Bce, le stime sul tasso di incremento medio annuo del Pil
“Nel medio periodo l’impatto negativo del passato inasprimento della politica monetaria subirebbe una progressiva riduzione e l’attività sarebbe sorretta dall’ipotizzato allentamento delle condizioni di finanziamento, in linea con le aspettative di mercato riguardo all’evoluzione futura dei tassi di interesse. La crescita trarrebbe altresì beneficio dalla tenuta del mercato del lavoro, in un contesto in cui il tasso di disoccupazione scenderebbe su livelli storicamente bassi nel prosieguo dell’orizzonte temporale di proiezione. Nel periodo considerato la produttività dovrebbe segnare un’accelerazione al riassorbirsi di alcuni dei fattori ciclici che ne hanno ridotto la crescita nel recente passato”, fa sapere la Bce.
“Si prevede che, complessivamente, il tasso di incremento medio annuo del Pil in termini reali sia pari allo 0,9 per cento nel 2024 e salga all’1,4 nel 2025 e all’1,6 nel 2026. Rispetto alle proiezioni dello scorso marzo le prospettive di crescita del Pil sono state riviste verso l’alto per il 2024, in conseguenza dell’inattesa dinamica positiva evidenziata agli inizi dell’anno e del miglioramento delle informazioni più recenti; per il 2025 hanno subito una lieve correzione al ribasso, restando invariate per il 2026″, prosegue il bollettino della Banca centrale europea.
Bce, insistere sull’unione dei mercati dei capitali
“Le politiche di bilancio e strutturali adottate a livello nazionale dovrebbero essere finalizzate a rendere l’economia più produttiva e competitiva; ciò contribuirebbe a innalzare il potenziale di crescita e a ridurre le spinte sui prezzi nel medio periodo. L’attuazione efficace, rapida e completa del programma Next Generation Eu, i progressi verso la realizzazione di un’unione dei mercati dei capitali e il completamento dell’unione bancaria, nonché il rafforzamento del mercato unico concorrerebbero a promuovere l’innovazione e ad accrescere gli investimenti nelle transizioni ecologica e digitale. La piena e tempestiva attuazione del nuovo quadro di governance economica dell’Ue aiuterà i governi a ridurre stabilmente il disavanzo di bilancio e il rapporto debito/Pil”, evidenzia il bollettino Bce.
Bce, guerre in Ucraina e Medioriente fonti di rischio geopolitico
“I rischi per la crescita economica sono bilanciati nel breve periodo, ma restano orientati verso il basso nel medio termine. L’espansione dell’area dell’euro risentirebbe di un indebolimento dell’economia mondiale o dell’acuirsi delle tensioni commerciali tra le maggiori economie. La guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente rappresentano significative fonti di rischio geopolitico“. Così la Bce nel bollettino economico. Ciò, prosegue la Bce, ” potrebbe indurre una perdita di fiducia riguardo al futuro in famiglie e imprese e produrre interruzioni negli scambi internazionali. L’espansione economica potrebbe inoltre risultare inferiore se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti delle attese.
Potrebbe invece risultare superiore se l’inflazione diminuisse più rapidamente del previsto e se l’incremento della fiducia e dei redditi reali comportasse aumenti della spesa maggiori di quanto anticipato, oppure se la crescita dell’economia mondiale fosse più forte delle aspettative. L’inflazione potrebbe collocarsi su livelli più elevati di quanto anticipato se i salari o i profitti aumentassero più delle attese. Rischi al rialzo per l’inflazione provengono altresì dalle accresciute tensioni geopolitiche, che potrebbero determinare un rialzo dei costi di energia e trasporto nel breve periodo, causando interruzioni nel commercio mondiale. Inoltre, i fenomeni meteorologici estremi, e più in generale il dispiegarsi della crisi climatica, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari”.