Forse la mano della Bce sui tassi per frenare l’inflazione è stata fin troppo pesante. Nell’ultimo Bollettino mensile della Banca centrale europea pubblicato oggi, il capitolo dedicato ai finanziamenti, la Bce ammette che la passata politica restrittiva si sta ancora ripercuotendo negativamente sui finanziamenti bancari a famiglie e imprese: sono ancora costosi ed erogati a condizioni ancora rigide. Il che contribuisce a frenare l’economia.
Il Bollettino ribadisce per grandi linee quanto ha detto la presidente Christine Lagarde nella conferenza stampa che ha fatto seguito alla decisione di tagliare i tassi di riferimento di 25 punti base, sottolineando che la decisine si è basata sulla valutazione aggiornata circa le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. Nuovamente viene sottolineata la fatica di ripresa dell’economia dell’area. Inoltre il nuovo Bollettino, come del resto anche il precedente, rimarca la necessità dare seguito alle proposte di Mario Draghi per una maggiore competitività europea e a quelle di Enrico Letta per il rafforzamento del mercato unico.
L’inflazione tornerà al 2% nel 2025 e vi rimarrà stabilmente
Il processo di disinflazione è ben avviato, dice il Bollettino, e nel corso del 2025 dovrebbe tornare all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo e vi rimarrà stabilmente. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine sono rimaste sostanzialmente invariate al 2% circa, mentre quelle delle aspettative di inflazione a più breve termine sono aumentate. Il Bollettino ribadisce che è l’inflazione interna a rimane elevata, principalmente “perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando con considerevole ritardo al passato incremento dell’inflazione. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando, in linea con le attese, e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”.
I finanziamenti bancari restano costosi e restrittivi
E’ vero da una parte che le recenti riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo stanno gradualmente rendendo meno onerosi i nuovi prestiti per imprese e famiglie, dice la Bce. Tuttavia le condizioni di finanziamento continuano a essere rigide, anche perché la politica monetaria rimane restrittiva e i passati rialzi dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere: quindi si verifica il caso che alcuni prestiti in scadenza vengono rinnovati a tassi più elevati.
A dicembre i prestiti alle imprese e alle famiglie sono cresciuti, ma restano ancora deboli, riflettendo la domanda ancora modesta e la rigidità dei criteri per la concessione del credito. In base all’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro di gennaio 2025, i criteri per la concessione dei prestiti alle imprese sono divenuti più restrittivi nel quarto trimestre del 2024, trainati da un aumento dei rischi percepiti e da una minore tolleranza al rischio. I criteri per la concessione di mutui per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati, dopo tre trimestri di allentamento. Nel periodo compreso tra il 12 dicembre 2024 e il 29 gennaio 2025 è aumentato il costo sostenuto dalle imprese per il finanziamento mediante ricorso al mercato. Nell’ultima indagine sull’accesso delle imprese al finanziamento (Survey on access to finance of enterprises, Safe) per il quarto trimestre del 2024, queste hanno segnalato un calo dei tassi di interesse bancari e un ulteriore lieve inasprimento delle altre condizioni di prestito.
Attività economica ancora debole, ma vista in ripresa
L’economia dell’area dell’euro è rimasta ancora stagnante nel quarto trimestre del 2024, osserva il Bollettino, ma gli indicatori di breve periodo segnalano contributi positivi dei consumi privati e pubblici. Invece sono in calo gli investimenti e l’interscambio netto offre un contributo sostanzialmente neutro.
I dati delle indagini segnalano il protrarsi, nel primo trimestre del 2025, di una moderata espansione trainata dai servizi. Allo stesso tempo, questi indicatori segnalano la perdurante debolezza nel settore industriale, in un contesto caratterizzato da una modesta domanda di beni, dall’impatto del precedente inasprimento della politica monetaria e dalla notevole incertezza sulle politiche commerciali. Tale debolezza si riflette attualmente nella contrazione della domanda di lavoro nel settore.
L’attività nell’area dell’euro dovrebbe rafforzarsi nel medio periodo. La crescita dovrebbe essere sostenuta da una ripresa dei consumi, grazie alla protratta tenuta dei mercati del lavoro e al calo dell’inflazione e al rafforzamento della domanda estera. Le prospettive economiche sono tuttavia circondate da un elevato grado di incertezza.
Bce: dare seguito alle proposte di Draghi e Letta
Le politiche strutturali e di bilancio dovrebbero accrescere la produttività, la competitività e la capacità di tenuta dell’economia. Il Consiglio direttivo accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea denominata Bussola per la competitività, che fornisce un piano di azione concreto. È fondamentale dare seguito, con ulteriori politiche strutturali concrete e ambiziose, alle proposte di Mario Draghi per una maggiore competitività europea e a quelle di Enrico Letta per il rafforzamento del mercato unico. I governi dovrebbero dare piena e tempestiva attuazione ai propri impegni nell’ambito del quadro della governance economica dell’Ue. Contribuiranno così a ridurre stabilmente il disavanzo di bilancio e il rapporto debito pubblico/Pil, dando al tempo stesso priorità a riforme e investimenti volti a favorire la crescita.