La Banca centrale europea “non esiterà ad agire”, rafforzando il quantitative easing, se l’andamento dell’inflazione dovesse rivelarsi più debole del previsto. La rassicurazione è arrivata direttamente dal numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi, intervenuto oggi al Parlamento europeo.
“Se i rischi che pesano al ribasso sull’inflazione dovessero indebolirne le prospettive di medio termine più di quanto ci attendiamo – ha detto il banchiere centrale –, interverremo su durata e composizione del nostro programma di acquisti” di titoli, che dispone “della sufficiente flessibilità”.
Secondo le norme attualmente in vigore, attraverso il Qe la Bce immetterà risorse nel sistema per almeno 1.140 miliardi di euro complessivi (circa il 12% del Pil europeo), pari a 60 miliardi al mese (di cui 43 in titoli di Stato). L’operazione è iniziata lo scorso marzo e terminerà nel settembre del 2016, ma la scadenza potrà essere rinviata.
Non è la prima volta che Draghi rassicura i mercati sulla possibile estensione del Qe, ma le conferme arrivate oggi erano particolarmente attese alla luce dei timori legati al rallentamento della Cina (e degli altri Emergenti, soprattutto del Brasile), al ribasso delle materie prime e al recente scandalo Volkswagen.
Negli ultimi mesi “sono emersi ulteriori rischi” sulla crescita economica e sull’inflazione eccessivamente bassa, ha ribadito Draghi, precisando tuttavia che “è troppo presto per giudicare con sufficiente sicurezza se questi cambiamenti causeranno modifiche stabili” alle prospettive d’inflazione, che la stessa Bce spera di far risalire grazie al suo piano di stimoli all’economia. Secondo il Presidente della Bce, serve più tempo per valutare l’impatto di questi sviluppi, in particolare del rallentamento delle economie emergenti.