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Bce: contratto Lega-M5S ha spinto lo spread. Allarme sulle pensioni

FIRSTonline

Sui mercati il contratto di governo fra Movimento 5 Stelle e Lega ha innescato un “considerevole aumento” dello spread tra i titoli di stato Italiani e i Bund tedeschi. Lo rileva la Banca centrale europea nel suo bollettino economico, aggiungendo che questa tendenza ha coinvolto anche le emissioni di altri Paesi dell’eurozona. “Dopo aver evidenziato fluttuazioni relativamente moderate nella prima parte del periodo in esame, i differenziali dei titoli di Stato italiani sono considerevolmente aumentati dopo il 15 maggio – si legge – quando i mercati hanno conosciuto i dettagli contenuti nella proposta di programma avanzata dal nuovo governo. Le condizioni dei mercati delle obbligazioni sovrane sono da allora rimaste volatili con i differenziali dei titoli di Stato italiani ben al di sopra dei rispettivi livelli di aprile. Anche i mercati dei titoli di Stato di altri paesi dell’area dell’euro sono stati in varia misura coinvolti”. Un problema serio ma che il governo lega-stellato sembra ignorare.

In generale, secondo la Bce, “i differenziali sui titoli di Stato hanno mostrato un considerevole livello di volatilità dalla seconda metà di maggio, in un contesto caratterizzato da incertezza politica in Italia. Le oscillazioni sui mercati dei titoli di Stato si sono propagate in parte ad altri segmenti di mercato e la volatilità sui mercati azionari è aumentata”.

RISCHIO PASSI INDIETRO SULLE PENSIONI

Inoltre, la Bce mette in guardia dal “rischio elevato” che Paesi come Italia e Spagna facciano “passi indietro” sulle riforme pensionistiche. Nel bollettino è stata inserita un’analisi dell’Ageing Report 2018, da cui emerge il rischio che “in alcuni paesi, ad esempio Italia e Spagna, si compiano passi indietro rispetto alle riforme pensionistiche precedentemente adottate. Il medesimo rischio, inoltre, potrebbe aumentare per i paesi in cui, ad oggi, si prevedono importanti cali dei tassi di sostituzione. In tali casi, in alternativa, potrebbe aumentare il rischio di sempre maggiori trasferimenti di natura assistenziale qualora i piani pensionistici privati non fossero in grado di sopperire al divario”.

PERICOLO SIGNIFICATIVA DEVIAZIONE SUI CONTI

Anche per questo motivo, l’Italia è tra i sette Paesi dell’area euro che quest’anno rischiano una “significativa deviazione” degli obiettivi sui conti pubblici previsti dai patti Ue: “Secondo le proiezioni della Commissione europea, nel 2018 la maggior parte dei paesi che non hanno ancora raggiunto una solida posizione di bilancio non rispetteranno gli impegni previsti dal Patti di stabilità e di crescita”.

L’istituzione monetaria non nasconde le sue critiche all’applicazione delle regole del nuovo patto sui conti operato dalla Commissione, che secondo la Bce va “a scapito della completa trasparenza, coerenza e prevedibilità dell’intero quadro di riferimento”.

“Fra i sette paesi dell’area dell’euro che secondo la Commissione nel 2018 rischiano una significativa deviazione dalla parte preventiva del Psc, quattro – si legge – Belgio, Francia, Italia e Portogallo presentano rapporti fra debito e Pil superiori al 90 per cento”.

“Anche se, nell’insieme, le raccomandazioni specifiche per paese seguono il principio secondo cui le riserve di bilancio vanno ricostituite in periodi di congiuntura economica favorevole, l’approccio standard prevede alcune eccezioni. Le raccomandazioni rivolte a Spagna e Slovenia per il 2019 prevedono uno sforzo strutturale inferiore rispetto a quanto concordato in base alla matrice della parte preventiva del Patto – si legge – ossia pari allo 0,65 per cento anziché all`1 per cento del Pil. La deviazione dal requisito previsto dalla matrice è basata su una valutazione economica che fa riferimento in particolare all’elevata disoccupazione”.

“Tale approccio – rileva la Bce – rispecchia la ‘discrezionalità’ adottata nell’accordare una riduzione dei requisiti di aggiustamento a due paesi nel 2018: dallo 0,6 allo 0,3 per cento del Pil per l’Italia e dall`1 allo 0,6 per cento del Pil per la Slovenia, in questo caso senza ulteriori margini di deviazione. Una simile applicazione del Patto di stabilità e di crescita è possibile a scapito della completa trasparenza, coerenza e prevedibilità dell’intero quadro di riferimento”.

INFLAZIONE IN RIPRESA A GIUGNO

Intanto, a giugno l’inflazione ha registrato un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’1,4% su base annua (in accelerazione rispetto al +1% di maggio). E’ la stima preliminare diffusa dall’Istat che ha osservato: “l’inflazione di giugno continua a crescere nelle componenti legate maggiormente agli acquisti quotidiani dei consumatori”.

A trainare, infatti, l’accelerazione della crescita dei prezzi al consumo sono di nuovo “i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che registrano un aumento dei prezzi su base annua più che doppio di quello generale, spingendo l’inflazione sui livelli di maggio 2017”. Un contributo inflazionistico deriva anche dai prezzi dei servizi relativi ai trasporti, che da inizio anno mostrano tensioni crescenti

L’accelerazione dell’inflazione si deve, dunque, prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +5,3% di maggio a +9,4%), dei Beni alimentari sia lavorati (da +1,7% a +2,4%) sia non lavorati (da +2,4% di maggio a +3,4%) e ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +1,7% a +2,9%).

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,2% su base mensile e del 2,6% su base annua (da +1,7% registrato a maggio).

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto salgono dello 0,4% in termini congiunturali e del 2,9% in termini tendenziali (da +2% del mese precedente).

A giugno è boom per i prezzi di pasta e vino. Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, per i Beni alimentari lavorati, che registrano una crescita sia in termini congiunturali che tendenziali (rispettivamente +0,8% e +2,4%), gli aumenti sono generalizzati nei diversi prodotti dell’aggregato: tra questi spiccano gli incrementi dei prezzi di Vini da Uve (+0,7% su base mensile e +6,3% su base annua, da +5,6% di maggio) e quelli della Pasta secca, pasta fresca e preparati di pasta (+2,8% in termini congiunturali e +6,6% rispetto a giugno dello scorso anno, da +3,6% di maggio).

I prezzi dei Beni Alimentari non lavorati risultano, invece, in calo dello 0,9% rispetto al mese precedente e in accelerazione su base annua (da +2,4% osservato a maggio a +3,4% di giugno); ciò è spiegato prevalentemente dalla dinamica dei prezzi di Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate, che scendono del 2,1% rispetto a maggio e registrano un’inversione di tendenza su base annua (da -1,3% del mese precedente a +4,6% di giugno), largamente dovuta al confronto con il mese di giugno dello scorso anno quando la flessione congiunturale fu molto più marcata e pari a -7,7%. Da notare, tra i Beni Alimentari non lavorati, la Frutta fresca e refrigerata che registra un calo congiunturale del 3% e una lieve decelerazione da +8,1% di maggio a +7,8%.

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