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Bce conferma i tassi ma avverte: l’inflazione tornerà a salire nel breve. Nessun taglio in vista

La crescita resterà contenuta nel breve, poi si riprenderà grazie a maggiori redditi reali e al miglioramento della domanda esterna. Il programma Pepp andrà a chiudersi entro fine 2024

Bce conferma i tassi ma avverte: l’inflazione  tornerà a salire nel breve. Nessun taglio in vista

Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento. E’ la seconda pausa consecutiva nel ciclo di rialzi cominciato a luglio 2022. L’attenzione è ancora per l’inflazione che, dice la Banca dell’Eurosistema, pur essendo diminuita negli ultimi mesi, “tornerà probabilmente a registrare un temporaneo incremento nel breve periodo” dice la Bce. L’obiettivo rimane quello di riportala al 2% e per raggiungere questo obbiettivo, dice ancora la Bce, il Consiglio direttivo farà in modo che i tassi di riferimento siano fissati “su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”. Francoforte si muove nel solco della Fed, ma a diffrenza della banca centrale Usa non valuta possibili riduzioni. “Non abbiamo parlato per niente di taglio dei tassi”: ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, al termine della riunione del Consiglio direttivo.
I tassi di riferimento sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.

Riviste al ribassa le stime sull’inflazione

Inoltre oggi lo staff della Bce ha reso noto le sue proiezioni trimestrali sull’inflazione rivedendole al ribasso per quest’anno, ma soprattutto per il prossimo, rispetto alle stime formulate a settembre, prevedendo un riavvicinamento anticipato alla soglia del 2% considerata ottimale per i mercati e l’economia. In particolare gli esperti dell’Eurosistema si attendono che l’inflazione complessiva si collochi in media al 5,4% nel 2023 (era vista al 5,6% a settembre), al 2,7% nel 2024 (da 3,2%), al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.

Che cosa sta ancora premendo sui prezzi?

L’inflazione di fondo ha registrato un’ulteriore flessione, dice la Bce. Ma le pressioni interne sui prezzi rimangono elevate, principalmente per effetto della forte crescita del costo del lavoro per unità di prodotto. Gli esperti dell’Eurosistema si attendono che l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porti in media al 5,0% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,3% nel 2025 e al 2,1% nel 2026.

Crescita economica rivista in calo rispetto a settembre

Quanto alla crescita economica, gli esperti dell’Eurosistema si attendono che la crescita economica resti contenuta nel breve periodo, ma successivamente, dice la Bce, l’economia dovrebbe segnare una ripresa per effetto dell’incremento dei redditi reali – poiché le famiglie beneficiano del calo dell’inflazione e dell’aumento delle retribuzioni – e del miglioramento della domanda esterna. Pertanto, le proiezioni degli esperti dell’Eurosistema indicano un aumento della crescita da una media dello 0,6% nel 2023 (stima rivista al ribasso da quella di settembre di +0,7%) allo 0,8% nel 2024 (da +1%) e all’1,5% sia nel 2025 sia nel 2026.

Le mosse future della Bce: tutto dipenderà dai dati

Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria.

Programma Pepp: terminerà entro il 2024

Oggi il Consiglio direttivo ha anche deciso di riportare alla normalità il bilancio dell’Eurosistema e in particolare il Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP). Se da un lato la Bce continuerà a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nella prima parte del 2024. Dall’altro, la Bce ha annunciato che nella seconda parte del 2024 inizierà a ridurre il portafoglio PEPP di 7,5 miliardi di euro al mese, in media, e terminare gli investimenti alla fine del 2024. Quanto poi al portafoglio del PAA, si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile visto che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.

Le mosse oggi anche di Boe e Bns, ieri della Fed

Stamane anche la Banca d’Inghilterra ha mantenuto la sua posizione e ha affermato che i tassi di interesse britannici dovranno rimanere elevati per “un periodo prolungato”. Il Comitato di Politica Monetaria della BoE ha votato per mantenere i tassi al livello più alto degli ultimi 15 anni, pari al 5,25%, in linea con le aspettative degli economisti in un sondaggio Reuters della scorsa settimana. Anche la Banca centrale Svizzera (Bns) lascia intanto i tassi fermi all’1,75%. La decisione conferma le attese.
Ieri come atteso la Federal Reserve ha mantenuto i tassi di interesse invariati, per la terza volta consecutiva al 5,25-5,5%, segnalando la possibilità di tre tagli nel 2024.

La reazione dei mercati

Le Borse europee si confermano positive dopo la decione della Bce. Il Dax guadagna lo 0,61%, il Cac40 l’1,19%, il Ftse100 l’1,59%. Invece, il Ftse Mib si limita a un progresso dello 0,37% a 30.408 punti nel primo pomeriggio, frenato soprattutto dalle banche che potrebbero essere penalizzate da un futuro calo dei tassi: Mps perde il 4,93%, Banco Bpm il 4,71%, Bper Banca il 6,49% e Unicredit il 3,84%.
Lo spread Btp/Bund va sotto 170 a 164 pb e il rendimento del Btp 10 anni cala al 3,77%. Scende al 3,95% anche il rendimento del Treasury Usa 10 anni.

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