La Banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse per la quarta volta consecutiva. Stavolta però l’incremento è stato “solo” di mezzo punto percentuale e dunque inferiore ai due aumenti di 75 punti base stabiliti nelle due precedenti riunioni. Non si tratta però di un “rallentamento”, ha sottolineato la presidente della Bce, Christine Lagarde, spiegando che sulla base dei dati attuali, i tassi dovranno ancora salire “significativamente” e che “sono attesi altri rialzi di 50 punti base per un certo periodo di tempo”. Un messaggio che è stato immediatamente colto dai mercati: le Borse hanno ampliato i ribassi della mattinata e lo spread si è riportato sopra i 200 punti base, attestandosi a 206 punti.
Lagarde: i tassi d’interesse continueranno a salire
La Bce si allinea dunque alla strategia della Fed, che ieri ha portato i tassi al 4,25%/4,75% aumentandoli di 50 punti base. Il tasso sui depositi sale così al 2%, quello sui rifinanziamenti principali arriva al 2,5% e quello sui prestiti marginali al 2,75%.
“ll Consiglio direttivo ritiene che i tassi devono ancora essere portati significativamente più in alto” e “a un ritmo costante”. L’obiettivo è quello di arrivare a “livelli sufficientemente restrittivi” da riportare l’inflazione dentro il target del 2% in tempi rapidi. Secondo le nuove stime Bce, l’inflazione rimarrà tuttavia sopra l’obiettivo anche nel 2025 quando dovrebbe scendere al 2,3%.
Nel corso della tradizionale conferenza stampa mensile, la presidente della Bce, Christine Lagarde ha sottolineato che: “sulla base dei dati attuali, dovreste attendervi altri rialzi di 50 punti base per un certo periodo di tempo”. La numero uno dell’Eurotower ha inoltre spiegato che stavolta la decisione del board non è stata unanime. In seno al consiglio direttivo, infatti, c’è stato un “consenso generale” sulla strategia da seguire per riportare l’inflazione al 2% e sulla necessità di usare tutti gli strumenti a disposizione, ma non tutti sono stati d’accordo sulle tattiche specifiche.
Da marzo il quantitative tightening
Il Consiglio direttivo ha tracciato la strada per la riduzione del suo bilancio, il cosiddetto quantitative tightening, una delle novità più attese da analisti ed investitori. Si partirà a marzo con una riduzione di 15 miliardi al mese. Poi si vedrà.
Nei dettagli, dal mese di marzo del 2023 “il portafoglio del Programma di acquisto di attività (PAA) sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo”, si legge nella nota della Banca Centrale. Tradotto: la Bce ridurrà l’ammontare dei titoli in portafoglio, eccezion fatta per quelli acquisiti attraverso i piani di sostegno all’economia durante la pandemia.
“Alla riunione di febbraio il Consiglio direttivo comunicherà i dettagli dei parametri per la riduzione delle consistenze” del portafoglio di titoli e “riesaminerà con cadenza regolare il ritmo della riduzione del portafoglio” per “assicurare che rimanga coerente con la strategia e l’intonazione complessive della politica monetaria, per preservare il funzionamento del mercato e mantenere saldamente sotto controllo le condizioni del mercato monetario nel breve periodo. Entro la fine del 2023 il Consiglio direttivo riesaminerà anche il suo assetto operativo teso a indirizzare i tassi di interesse a breve termine, che forniranno informazioni relative al punto di arrivo del processo di normalizzazione del bilancio”, ha spiegato ancora l’Eurotower.
Le previsioni su Pil e inflazione
La Bce prevede un’inflazione media dell’8,3% nel 2022 e del 6,3% nel 2023. Solo nel 2024 ci vedrà una riduzione più decisa al 3,4%, per poi scendere ancora al 2,3% nel 2025. L’inflazione core si attesterà invece al 3,9% quest’anno e al 4,2% nel 2024, per poi ridursi al 2,8% nel 2024 e al 2,4% nel 2025.
Per quanto riguarda il Pil, la Bce stima invece una crescita del 3,4% nel 2025, dello 0,5% nel 2023, dell’1,9% nel 2024 e dell’1,8% nel 2025.
L’Italia e il Mes
Rispondendo a una domanda dei giornalisti, Lagarde ha affermato che “Dopo il via libera da parte della corte costituzionale tedesca, è rimasta solo l’Italia a non approvare il programma e speriamo che anche l’Italia lo approverà a breve“. La presidente dell’Eurotower ha sottolineato che ratificare il Mes avvicinererebbe l’obiettivo di completare l’unione bancaria.
La reazione dei mercati
Un atteggiamento da falco. Così sono state interpretate dai mercati le parole di Lagarde e del Consiglio direttivo sul futuro dei tassi e sulla riduzione dei bilanci. Non a caso, nel corso della conferenza stampa di Lagarde, i listini hanno ampliato le perdite: Milano perde ora il 2,8%, percentuale simile a Francoforte e Parigi. Amsterdam cede il 2,5% e Madrid l’1,5%. Inverte la rotta anche il cambio euro dollaro, con la moneta unica che è risalita fino a 1,0736 e poi scesa di nuovo appena sotto la soglia di 1,0%.
Si impenna lo spread tra Btp decennali e bund tedeschi che torna sopra i 200 punti base, attestandosi a 205.
Fed: BoE, Snb: cosa hanno fatto le altre banche centrali
Oggi anche la Bank of England e la Swiss National Bank hanno annunciato un rialzo dei tassi di 50 punti base. Il Monetary Policy Committee (MPC) della Banca d’Inghilterra ha votato a maggioranza di 6-3 per aumentare il tasso di interesse chiave di 0,5 punti percentuali al 3,5%, centrando le attese degli analisti. Il costo del denaro ha ora raggiunto il massimo in 14 anni, ovvero dal 2008.
La banca centrale svizzera ha portato i tassi d’interesse all’1% per cercare di contenere l’inflazione che rimane al di sopra del target della SNB, compreso tra lo zero e il 2%: i prezzi al consumo, nel mese di novembre, si sono attestati al 3% in Svizzera, pur rallentando rispetto al record degli ultimi trent’anni registrato in agosto e pari al 3,5%.
Ieri, dopo quattro ritocchi all’insù da 75 punti base, il Federal Open Market Committee (FOMC) della Federal Reserve ha deciso di aumentare ulteriormente il costo del denaro di 50 punti base, centrando le attese degli analisti. All’unanimità, i funzionari Fed hanno quindi portato i tassi sui federal funds all’intervallo 4,25-4,50% e chiarito che “continui aumenti della fascia obiettivo saranno appropriati per raggiungere un orientamento di politica monetaria sufficientemente restrittivo da riportare l’inflazione al 2% nel tempo”.Insieme alla decisione sui tassi è arrivata anche l’indicazione di mantenere il costo del denaro più alto fino a tutto il prossimo anno, senza riduzioni fino al 2024.