Tutti i riflettori sono puntati sull’Opa a sorpresa di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca e sulle prossime mosse del risiko, ma il mondo delle banche non è fatto solo dai big. Nelle Bcc, le banche locali del credito cooperativo, c’è un fermento post-riforma che merita di essere esplorato. A che punto è la costruzione delle due superholding capogruppo (Iccrea e Cassa Centrale Banca) che si dividono le Bcc d’Italia e come vivono questa nuova fase le banche locali di credito cooperativo? FIRSTonline lo ha chiesto a Fabrizio Mannari, dinamico Direttore Generale della Bcc di Castagneto Carducci, banca leader tra gli istituti locali dell’Alta Maremma e della costa tirrenica toscana.
La Banca di Credito Cooperativo di Castagneto Carducci, fortemente radicata nelle province di Livorno, Pisa e Grosseto, si avvia a festeggiare il prossimo 20 marzo i suoi 110 anni con un bilancio di tutto rispetto e con prospettive di sicuro interesse.
In tempi di stagnazione economica e di bassa redditività delle banche anche per effetto dei tassi d’interesse negativi stabiliti dalla Bce, i numeri parlano a favore della Bcc di Castagneto Carducci, unica banca toscana aderente al gruppo della Cassa Centrale Banca che ne garantisce la solidità con un patrimonio di 6 miliardi e un CET1 che sfiora il 20%.
Nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2019 e approvato dal consiglio d’amministrazione del 30 gennaio scorso, tutti gli indicatori economici e finanziari sono in crescita. Crescono le masse amministrate, cresce la raccolta, crescono gli impieghi, crescono i ricavi e crescono gli utili mentre si riducono i costi e l’incidenza dei crediti deteriorati. La raccolta, che misura la fiducia che la clientela pone nella banca, è in forte aumento in tutti i comparti (+73 milioni di euro, pari a +7% per quella diretta e + 54 milioni, pari a +52% sull’anno precedente per quella indiretta), gli impieghi superano per la prima volta il tetto del miliardo di euro, crescono di 53 milioni (+5%) e confermano il sostegno della banca al territorio di riferimento, l’utile ammonta a oltre 3 milioni e la copertura dei crediti deteriorati, che scendono all’8,9% degli impieghi, sale al 51% rispetto al 43% dell’anno precedente. L’efficienza della banca, che impiega 150 dipendenti distribuiti in 24 filiali e nella sede centrale, con un’età media sotto i 40 anni, è ben fotografata dal fatto che le masse amministrate pro-capite arrivano a circa 14 milioni mentre i costi operativi sono scesi nel 2019 di circa 800 mila euro malgrado l’aumento del personale. Di questi tempi non sono risultati scontati, anzi.
Ma, al di là dei dati di bilancio, tutte le prospettive della Bcc di Castagneto Carducci sono di crescita. In almeno due direzioni: sia attraverso un ampliamento della base sociale, che attualmente è di oltre 4 mila soci, sia dal punto di vista territoriale perché la Bcc di Castagneto Carducci è pronta ad allargare il proprio raggio d’azione nelle zone della Toscana ritenute profittevoli. Questo però non vuol dire che per una Bcc, anche robusta, la vita dentro le superholding nazionali sia semplice: soprattutto per ragioni regolatorie. “Sulle Bcc – spiega Mannari – la Vigilanza la fa la Bce, tranne che per l’antiriciclaggio e la trasparenza che sono rimaste in capo alla Banca d’Italia. Le ispezioni generaliste, istituto per istituto, non ci sono più e sono state sostituite dall’attività di Vigilanza europea sulle due capogruppo a cui hanno aderito le Bcc, ma questo è un problema per noi come tutte le Bcc perchè uniformare i sistemi di controlli tra grandi istituti e piccole banche significa di fatto penalizzare le banche di minori dimensioni che vivono sul territorio”.
Ma ecco, più compiutamente, il punto di vista del Direttore Generale della Bcc di Castagneto Carducci, Fabrizio Mannari.
La vostra banca è l’unica in Toscana ad aver aderito al Gruppo Bancario Cooperativo Cassa Centrale Banca: a che punto è la sua costituzione e siete contenti della famiglia in cui vi trovate?
“Sì, il processo di costituzione della Cassa Centrale Banca, che è stata la prima ad aver ottenuto l’autorizzazione della Bce, sta proseguendo speditamente e l’obiettivo che si intende raggiungere è quello di coniugare il valore e l’autonomia di un sistema di banche locali, espressione di diversi territori, con la redditività, l’efficienza, la crescita e la stabilità tipiche di un grande Gruppo Bancario. La sfida che abbiamo di fonte è esattamente questa e cioè quella di crescere e di rafforzarci senza smarrire quei valori di conoscenza e di rapporto profondo con il territorio che sono stati e sono alla base del successo della nostra banca”.
Molte Bcc sostengono che aver affidato la vigilanza alla Bce anziché alla Banca d’Italia in quanto le Bcc sono parte integrante di grandi Gruppi Bancari crei non pochi problemi: è così anche per voi?
“Al momento noi siamo impegnati sulle prossime attività di Asset Quality Review (AQR) da parte della Vigilanza europea e siamo convinti che la nostra banca, come la nostra capogruppo, abbia tutti i requisiti per superare tutte le prove. Ciò detto, ritengo che sia in effetti un grave errore sottoporre le banche di credito cooperativo alla Vigilanza della Bce perché considerare le Bcc come “significant”, come si dice in gergo regolatorio, equivale a equipararle alle grandi istituzioni bancarie nazionali, disperdendo quel patrimonio di conoscenze e di rapporti sul territorio di cui parlavo prima e che rappresenta un tesoro per banche della nostra dimensione”.
Può spiegare meglio con qualche esempio?
“E’ presto detto. La nostra clientela composta da piccoli imprenditori spesso non presenta bilanci in grado di soddisfare le richieste della Vigilanza europea e molte volte il tipo e la dimensione dell’attività svolta sono tali da non poter fornire l’ingente documentazione a supporto della richiesta di affidamento”.
Malgrado questi problemi obiettivi, nei piani della Bcc di Castagneto Carducci c’è un’ulteriore espansione rispetto a quella che avete realizzato negli anni scorsi?
“Come si sa, il gruppo Cassa Centrale Banca (CCB) di cui siamo parte, è intervenuto nei mesi scorsi nel salvataggio di Banca Carige e questo, in attesa degli sviluppi sull’esercizio della call in mano alla capogruppo, limita al momento la nostra possibilità di espansione verso nord. Per quest’anno, perciò, non sono previste ulteriori aperture di sportelli ma il consolidamento dell’attuale rete territoriale. La nostra banca è già presente in tre capoluoghi di provincia come Livorno, Pisa e Grosseto ed è l’unica della Toscana aderente al gruppo CCB e credo che nella nostra regione non ci mancheranno grandi opportunità sviluppo nelle aree che riterremo profittevoli. Noi siamo pronti a crescere, con la solita determinazione e prudenza, ma a differenza del passato non siamo più soli e possiamo contare sul sostegno patrimoniale e di liquidità della capogruppo”.
Dopo le crisi bancarie degli ultimi anni, l’attenzione della clientela è sempre più rivolta alla solidità delle banche. Attualmente qual è lo stato patrimoniale della Bcc di Castagneto Carducci?
“La nostra banca ha chiuso l’esercizio 2019 con un CET1, il principale indicatore di solidità, di oltre il 13%, che va letto e considerato congiuntamente a dati relativi al credito anomalo, agli accantonamenti contabilizzati e agli indici di efficienza già ricordati. Ma oggi è ormai inconsueto parlare di CET1 della singola Bcc perché la riforma del settore ha posto tutte le banche di credito cooperativo sotto l’ombrello protettivo delle garanzie incrociate di gruppo, grazie alle quali il patrimonio di tutte le Bcc e della capogruppo è messo a fattor comune a garanzia del sistema. In tal senso la Cassa Centrale Banca è uno dei gruppi bancari più patrimonializzati d’Italia con un CET1 che sfiora il 20% e che rappresenta una grande garanzia per i nostri clienti depositanti”.
La Bcc di Castagneto Carducci festeggia quest’anno i suoi 110 anni di vita ed è ormai una delle banche più antiche del sistema: qual è il segreto della sua longevità?
“Siamo sempre stati e siamo una banca al servizio del territorio di riferimento che punta a coniugare qualità, affidabilità e innovazione e che da un lato non fa mancare il proprio sostegno agli imprenditori che lo meritano e dall’altro è un punto di riferimento per le famiglie e per i risparmiatori che con noi possono dormire sonni tranquilli. Noi non offriamo prodotti finanziari molto remunerativi per le banche ma altrettanto rischiosi per la clientela, ma mettiamo sempre in primo piano la sicurezza dei risparmiatori, affiancando alla raccolta tradizionale strumenti di risparmio gestito in percentuali tali da ridurre al massimo il rischio di perdita di capitale del cliente. La sana e prudente gestione resta sempre la nostra bussola”