Non è una realtà ma sembra avvicinarsi giorno dopo giorno la nascita di un secondo gruppo di Bcc in alternativa a quello della Federcasse, come consente la riforma Renzi del credito cooperativo attualmente in stato di attuazione dopo un’attesa di decenni.
Il succo dell’incontro che nel corso della settimana ha avuto luogo in Banca d’Italia tra il responsabile della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, e i vertici delle maggiori organizzazioni del movimento bancario cooperativo, è un sostanziale via libera al secondo gruppo a cui da sempre pensano le Bcc trentine e che potrebbe aggregare altre Bcc del Nord, della Toscana, del Centro, del Mezzogiorno e delle isole d’Italia che mal sopportano la visione burocratica e autoritaria della Federcasse.
Barbagallo ha tuttavia chiarito che la Banca d’Italia non farà sconti a nessuno e applicherà rigorosamente le norme della riforma e le istruzioni di vigilanza italiane ed europee.
In altre parole, chi vorrà costituire un nuovo gruppo nazionale di Bcc dovrà avere un patrimonio di almeno un miliardo di euro, sottoporsi alla Vigilanza della Bce nel caso in cui il totale attivo sia di oltre 30 miliardi e controllare (anche con l’occhio alle nomine dei vertici) che tutte le banche aderenti si ispirino a criteri di sana e prudente gestione.
Al fuori dei gruppi opereranno invece le Bcc che hanno usufruito della way out prevista dalla riforma e che hanno fatto domanda alla Banca d’Italia per mantenere la propria indipendenza sotto forma di spa, come la Bcc di Cambiano, che si unirà alla Banca Agci, come la Cassa Padana e come Chianti Banca.
Si profila la nascita di un secondo gruppo nazionale di Bcc, alternativo a quello guidato da Federcasse e rappresentato in primo luogo dalle Bcc del Trentino a cui potrebbero legarsi una quindicina di altre Bcc del resto d’Italia.