Le Borse Usa continuano a macinare record, in attesa delle trimestrali che promettono faville. Ma Donald Trump ha sfruttato l’euforia di Wall Street per armare il bazooka dei dazi: il Presidente Usa, che oggi promette di dar battaglia al vertice Nato di Bruxelles, ha annunciato nella notte che la Casa Bianca prepara nuovi dazi del 10% su 200 miliardi di dollari di merci in arrivo dalla Cina. Il provvedimento è in via di preparazione e non sarà pronto prima di due mesi. Ci sarebbe tempo per un accordo, ma al momento le parti sono più lontane che mai. Lo stesso Trump ha giù minacciato di voler estendere i dazi su tutto l’import da Pechino, pari a 500 miliardi di dollari.
IL PRESIDENTE USA ALZA IL TIRO ANCHE SULL’EUROPA
Sono in molti negli Usa, anche tra i repubblicani, a guardare con preoccupazione alle mosse di Trump. Tra questi l’influente deputato Kevin Brady che ha chiesto al presidente di avviare una trattativa diretta con Xi Jingping. Ma non sono meno turbolenti i rapporti con l’Europa: “Con il vecchio Continente non si può fare business”, ha tuonato Trump mescolando politica estera le relazioni commerciali.
FRENANO I FUTURE, GIAPPONE E CINA IN CALO
La notizia ha gelato il buonumore dei mercati. I future sull’indice S&P sono stamane in ribasso dello 0,8%.
La Borsa del Giappone è in calo dell’1,2%, con il dollaro yen sui massimi da gennaio a 111,1. Torna a soffrire lo yuan, a 6,66 su dollaro, un indebolimento che fa soffrire l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen (-1,9%). Hong Kong perde l’1,5%, Seoul -1,1%. Mumbai sulla parità.
PEPSICO SPINGE WALL STREET AI MASSIMI DA FEBBRAIO
Effervescente ieri Wall Street, prima dell’annuncio del nuovo round di guerra commerciale. L’indice S&P (+0,35%) è salito ai massimi da febbraio. Negli ultimi quattro giorni il rialzo ha toccato il 3%. Dow Jones +0,58%. Poco mosso il Nasdaq (+0,04%).
A dare la carica alla Borsa Usa è stato l’avvio positivo della campagna dei conti a fine giugno. Ad aprire le danze è stata Pepsico (+4,8%) he ha trascinato al rialzo il settore consumi (+1,3%). Ora i riflettori sono puntati sui conti delle grandi banche. Nella notte tra giovedì e venerdì saranno annunciati i numeri di JP Morgan, Wells Fargo e Citigroup.
SOS SULLA LIRA TURCA
Euro stamane in lieve calo su dollaro. Da segnalare le nuove turbolenze sulla lira turca, trattata a 4,72 su dollaro. Il cambio della legislazione sul ruolo della banca centrale, voluto dal presidente della Repubblica Erdogan, ha reso nervosi i mercati: se l’inflazione dovesse rialzare la testa, secondo Commerzbank, alle autorità centrali, non resterebbe che l’imposizione di misure d’emergenza, come il controllo dei capitali.
PETROLIO IN FRENATA, MA LA PREVISIONE È TORO
Frena stamane il petrolio, dopo l’accelerazione che l’ha portato ieri ad un passo dai massimi degli ultimi tre anni e mezzo: l’amministrazione Usa ha fatto sapere che esaminerà, caso per caso, le richieste di esenzione dall’embargo imposto sul greggio iraniano a partire da novembre: il Brent tratta a 78,05 dollari (contro 79,50 della vigilia).
Vari fattori, però, sostengono il rialzo dei prezzi. Tra questi:
1) Le scorte di greggio Usa sono attese in calo per la quarta settimana sulle ultime cinque per 3,88 milioni di barili. Oggi arriverà il dato ufficiale dell’EIA, ente governativo.
2) Il primo sciopero da sei anni in Norvegia ha ridotto la fornitura di greggio.
3) La Libia ha avvertito che la chiusura dei porti potrebbe continuare a ridurre la produzione.
4) I clienti iraniani in Asia hanno segnalato che la pressione degli Stati Uniti li sta scoraggiando dall’acquistare il petrolio di Teheran, il cui export si è ridotto di 500mila barili al giorno.
SAIPEM ANCORA SU
Tonici i titoli legati all’energia: l’indice energy sale dello 0,7%, Exxon e Chevron guadagnano l’1%. Continua in Piazza Affari la marcia di Saipem (+1,37%) dopo che S&P ha confermato il rating ‘BB+’ con Outlook negativo, per il ‘long term corporate credit rating’ e per le ‘senior unsecured facilities’. A favorire gli acquisti di ieri ha contribuito l’attesa di nuove commesse, a partire dall’Azerbaigian (cliente Total). In terreno positivo anche Eni (+1,31%) e Tenaris (+0,46%).
MILANO +0,11%. LO ZEW AI MINIMI DA 6 ANNI
Il caso ha voluto che Madrid, nel giorno dell’addio di CR7ai Galacticos, sia stata l’unica Borsa del Vecchio Continente a chiudere in rosso. Positivi gli altri listini, nonostante dati macro deludenti: tradisce le previsioni di ripresa la produzione industriale francese (sotto dello 0,2% a giugno), sbanda in Germania l’indice Zew, che misura gli umori degli operatori, sceso ai minimi da sei anni sotto la pressione delle tensioni sui commerci. Ancora turbolenta la congiuntura politica del Regno Unito: perde colpi la sterlina, tiene la City. In calo stamane i future in attesa del vertice della Nato.
Milano, nonostante l’effetto s come Savona, riesce a chiudere in terreno positivo sopra quota 22 mila. L’indice FtseMib (+0,11%, a 22.057) ha così messo a segno il quarto rialzo di seguito, portandosi sui massimi delle ultime tre settimane dopo scambi per due miliardi circa.
La produzione industriale ha messo a segno un rimbalzo a maggio dopo la battuta di arresto di aprile ma il trend di fondo resta debole. Secondo i dati diffusi stamane da Istat, la produzione ha registrato un’espansione di 0,7% su mese, risalendo dopo la contrazione di 1,3% segnata in aprile (dato rivisto da -1,2%).
Francoforte +0,53%. Da inizio anno l’indice è sotto di circa 2,5 punti percentuali. Parigi +0,67%, Zurigo +0,14%. Londra +0,05%: il Pil è cresciuto dello 0,3% a maggio.
SAVONA: IL PIANO B CI VUOLE. E PREME PER L’INCONTRO CON DRAGHI
“La mia posizione del ‘piano B’ che ha alterato così la conoscenza e anche, l’interpretazione delle mie idee, è di essere pronti a tutto. Badate che possiamo trovarci in una condizione in cui non siamo noi a decidere ma gli altri”. Il ministro per le politiche comunitarie Paolo Savona non ha certo tranquillizzato i mercati nella sua uscita in Parlamento, ma l’effetto delle sue parole è rientrato nel pomeriggio. Il ministro ha anche annunciato un incontro con il presidente della Bce Mario Draghi anche se ha poi precisato che l’incontro deve essere ancora definito.
Intanto il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, parlando all’assemblea dell’Abi, aveva ammonito che “davanti a una nuova crisi saremmo oggi molto più vulnerabili di quanto lo eravamo dieci anni fa”.
LO SPREAD SALE A 240. OGGI L’ASTA BOT A 12 MESI
Le parole di Savona hanno condizionato buona parte della seduta del mercato del debito, alla vigilia delle aste di metà mese. Lo spread Btp/Bund è risalito fino a quota 240 punti base, sette in più del minimo della mattinata e tre in più della chiusura di ieri.
Il tasso sul Btp decennale ha oscillato entro il 2,65% della mattinata, col mercato in leggero rialzo, al 2,71% post dichiarazioni del ministro.
Oggi si apre la tornata d’aste italiane di metà mese. Si parte con l’offerta di Bot a 12 mesi per 6 miliardi di euro, a fronte di 6,75 miliardi di buoni in scadenza, mentre giovedì verranno offerti fino a 6,5 miliardi complessivi di Btp, sulle scadenze 3, 7, 15 e 20 anni.
Il rendimento dei Bot a 12 mesi è previsto in discesa dal massimo da maggio 2014, registrato un mese fa. In chiusura, sul mercato grigio di Mts il titolo scambiava ieri al rendimento di 0,305% contro lo 0,550% dell’asta di metà giugno.
Sono in agenda oggi anche l’asta del nuovo decennale tedesco per 4 miliardi, e quella portoghese, fino a un miliardo, sulle scadenze ottobre 2028 e aprile 2034.
LA JUVE VALE GIÀ 212 MILIONI DI PIÙ
Si confermerà la legge dei mercati per cui, si sa, la regola è “sell on news”, oppure proseguirà oggi in Piazza Affari l’effetto Ronaldo?
La cronaca di Piazza Affari stavolta non può che cominciare dal fondo, cioè dall’annuncio delle 17 e 32, in simultanea a Torino e a Madrid, dalla conclusione dell’affare del secolo: la Juventus (+5,77% a 0,90 euro) ha annunciato l’acquisto di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid. In termini finanziari l’operazione della controllata di Exor (+1,46%) prevede che il club si sia assicurato le prestazioni del calciatore per quattro anni (sino al 30 giugno 2022) “a fronte di un corrispettivo di 100 milioni, pagabili in due esercizi, oltre il contributo di solidarietà previsto dal regolamento Fifa e oneri accessori per 12 milioni”.
L’ingaggio del campione portoghese comporterà un esborso annuale di 30 milioni: il costo aziendale annuo “lordo” sul bilancio del club sarà di oltre 68 milioni cui andrà aggiunto l’ammortamento del cartellino (25 milioni per ciascuno dei prossimi quattro anni). Ovvero un’operazione da 375 milioni circa, un grosso boccone per un club che, a fine stagione, registra un fatturato di 540 milioni (e un passivo d’esercizio di 30 milioni).
A fronte di questi numeri, però, c’è la straordinaria risposta del mercato: dal 4 luglio, data delle prime indiscrezioni sull’”affaire” la capitalizzazione della Juventus è cresciuta del 30,6%, ovvero di 212 milioni di euro. Al di là della febbre del popolo tifoso, cifre così importanti si spiegano solo con le proiezioni finanziarie ed il valore strategico di un’operazione che promuove definitivamente, su scala mondiale, l’appeal del club ai livelli delle 3-4 società di calcio stabilmente sopra il miliardo di euro.
IL FONDO ELLIOTT METTE SOLDI NEL MILAN
In serata si è intanto avuta la conferma che il calcio italiano può contare su un nuovo protagonista d’eccezione: il fondo Elliott di Paul Singer che, una volta escussione il credito vantato verso l’ex proprietà cinese, ha già anticipato l’intenzione di versare 50 milioni di euro di equity “per stabilizzare le finanze del club e pianificato l’apporto nel tempo di “ulteriori capitali per finanziare la crescita di Ac Milan”.
RECUPERA FERRAGAMO, PROFONDO ROSSO PER TIM
Al di là della febbre del pallone e delle sortite del ministro Savona, la giornata di Piazza Affari è stata ravvivata dalle indicazioni in arrivo dai broker.
Ferragamo +3,02% ritrova la strada del rialzo spinta da uno studio di Jefferies che ha migliorato il giudizio sul titolo a hold da sell.
Fiat Chrysler +0,63% accelera dopo il report di Ubs che ha promosso il giudizio a Buy da Neutral. Anche HSBC ha ribadito il Buy, limando però il target a 21 euro da 24 euro. Il broker ha premiato anche Ferrari +1,82%: target price a 114 euro (contro 113).
Cnh Industrial (+2,33%) vola in scia a Caterpillar, in forte ascesa a Wall Street.
Un report di Ubs ha invece provocato una battuta d’arresto di Tim (-2,48%). Gli analisti della banca elvetica hanno tagliato il giudizio a Sell con un target price in discesa a 0,59 euro da 0,83 euro. L’analista Giovanni Montalti rileva che i vertici, poco coesi, potrebbero non essere in grado di fronteggiare la concorrenza in arrivo da Iliad e da OpenFiber.
Poco mossa Campari (+0,21%) che ha recuperato nel corso della seduta le perdite legato al giudizio degli analisti di Bryan Garnier è arrivato il momento di prendere profitto. Il giudizio è stato tagliato a Neutral da Buy, target price a 7,0 euro.
STM FA SHOPPING, ARIA DI BATTAGLIA IN RECORDATI
In evidenza Stm (+2,1%). La società ha reso noto di aver acquisito Draupner Graphics, specializzata nel software per interfacce grafiche.
Contrastato il settore bancario condizionato dall’audizione di Savona: Intesa -1,6%, Unicredit -1,6%.
Non trova pace Banca Carige (-0,1%). Il socio Raffaelle Mincione ha chiesto la convocazione di un’assemblea, all’ordine del giorno chiede sia posto la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione.
Aria di battaglia sul fronte di Recordati: il titolo +2,48% a 31 euro continua a veleggiare ben al di sopra del prezzo che pagherà Cvc per acquisire la quota di Fimei (28 euro) e a cui sarà lanciata la successiva Opa.
Da segnalare il volo di Ferrovie Nord Milano: +11,48% dopo l’annuncio del divorzio da Trenitalia fatto dal governatore della Lombardia Attilio Fontana.