È un italiano il parlamentare europeo che ha sopra la scrivania il dossier comunitario più importante. Achille Variati, già sindaco di Vicenza ed oggi europarlamentare del PD, è il relatore principale del cosiddetto “dossier Batterie”, un progetto di riforma globale di tutto il ciclo di vita delle batterie, dall’estrazione delle materie prime fino al processo finale di riciclo. Una normativa giunta alla sua fase finale di definizione e destinata ad avere un impatto economico per l’Europa potenzialmente gigantesco.
Nuove regole per batterie più etiche e sostenibili
Nelle scorse settimane è stata approvata all’unanimità dalla commissione Ambiente la proposta generale di testo normativo, un passaggio che costringerà le economie nazionali dei Paesi dell’Unione ad un ulteriore upgrade in un settore fondamentale dell’economia circolare. Il nuovo quadro legislativo comunitario regolerà il mercato di tutte le tipologie di batterie, quelle portatili, per veicoli elettrici, industriali, di avviamento, fulminazione e accensione e le batterie per i mezzi di trasporto leggeri, ad esempio biciclette elettriche, e-motori ed e-scooter. Un cambio di paradigma che coinvolgerà tutta l’industria europea, ma non solo. Gli effetti si produrranno a cascata anche nei Paesi produttori extra UE che vorranno continuare a commercializzare i propri prodotti nell’Unione, un mercato che conta ormai quasi 450 milioni di consumatori.
L’Europa deve staccarsi dalla Cina
Temporalmente, la nuova direttiva andrà in parallelo con il cambio di normativa europea riguardante l’alimentazione automotive, interessata nei prossimi dieci anni dal passaggio epocale dal motore termico a quello elettrico. «Rappresenterà una grande opportunità per la protezione dell’ambiente e per l’evoluzione tecnologica del nostro sistema industriale. Non dobbiamo fare gli stessi errori commessi all’epoca del boom dei pannelli industriali, un comparto che abbiamo totalmente regalato alla Cina. Compravamo tutto dai cinesi e rispedivamo il materiale anche per gestire la fase del fine ciclo. Su questa nuova frontiera, quella delle batterie, non possiamo farci cogliere impreparati. In Europa, sono prefigurabili gigafactory in grado di gestire integralmente la produzione e lo smaltimento delle batterie, con la possibilità di riciclare e rilavorare direttamente metalli preziosi come il litio», spiega Achille Variati, che in qualità di relatore principale, coadiuvato da 6 relatori “ombra”, avrà il compito di traghettare l’intero iter diplomatico-legislativo fino al voto del Parlamento Europeo.
Come l’Ue vuole rivoluzionare la produzione di batterie: il contenuto minimo riciclato
Al traguardo mancano pochi mesi, il via libera dovrebbe arrivare entro primavera, una tempistica accelerata dopo il non semplice accordo raggiunto tra gli sherpa della Commissione, del Consiglio dell’Unione Europea e del Parlamento. Il prossimo passaggio sarà di ordine linguistico, con la traduzione del testo normativo in tutte le 24 lingue dell’Unione. L’impatto, come detto, non tocca solo la transizione eco-energetica dell’industria europea ma a catena sta già interessando le strategie di tutti i produttori globali che hanno accesso al mercato unico, americani e cinesi in primis. A partire da 96 mesi dall’entrata in vigore del Regolamento, le batterie dovranno contenere un contenuto minimo riciclato del 16% di cobalto, 85% di piombo, 6% di litio e il 6% di nickel. A 156 mesi invece le batterie dovranno contenere un contenuto minimo riciclato del 26% di cobalto, 85% di piombo, 12% di litio e 15% di nickel.
«Stiamo stabilendo l’impronta carbonica di tutte le batterie, da quelle mini a quelle per le automobili. Sarà introdotta una sorta di “due diligence sociale” per i produttori: la nuova normativa impone regole a monte anche per disciplinare l’estrazione del litio. Dovrà essere certificata l’estrazione della materia prima nel rispetto di precise regole ambientali e di tutela dei lavoratori». In tempi brevi, anche sul fronte del riciclo sono previsti impatti notevoli che riguarderanno l’attività delle aziende, privati ed enti locali, coinvolte nel processo di smaltimento delle vecchie batterie.
Sulle batterie l’Italia dovrà cambiare passo
La precedente normativa del 2016 imponeva un minimo di raccolta di batterie del 45%, ad oggi l’Italia è ancora sotto soglia con un 43.9% di riciclo, a fronte di un trend europeo che già ora si assesta tra il 50 e il 70%. I nuovi target di raccolta prevedono obiettivi molto ravvicinati: il 45% nel 2023, il 63% nel 2027 e il 73% nel 2030. L’Italia dovrà cambiare passo già dai prossimi mesi del 2023 per non incappare in sanzioni e soprattutto per non perdere l’occasione strategica di inserirsi nella filiera europea dell’economia circolare legata al mondo delle batterie.
Si tenga presente che attualmente nel nostro Paese la capacità di riciclo delle batterie è praticamente pari a zero. «L’impatto sarà duro in prima battuta. È una transizione che si lega a doppio filo con l’altro grande obiettivo dell’Unione, quello di arrivare al 2050 con una produzione netta di CO2 pari a zero. Un cambiamento che ha bisogno di sostegno politico, di investimenti, di formazione, di cultura ambientale. Non dimentichiamoci che la Pianura Padana, una delle aree economiche più floride d’Europa, è allo stesso tempo una delle zone con i maggiori problemi d’inquinamento d’Europa». Secondo le stime dell’Unione, entro il 2030 la domanda globale di batterie potrebbe aumentare di 14 volte e il fabbisogno europeo potrebbe rappresentare il 17% della domanda totale.