Condividi

Bassanini: “Società condivisa per la fibra, ma dopo investimenti 51% a Telecom”

Il presidente di Cdp, Franco Bassanini, propone una soluzione in due tempi per l’infrastruttura Internet superveloce: in un primo tempo, un veicolo comune a tutti gli operatori è “più efficiente”; ma una volta realizzati gli investimenti, Telecom avrebbe diritto ad acquisire la maggioranza. In caso di rifiuto, avanti con Metroweb, Vodafone, Wind e Fastweb

Bassanini: “Società condivisa per la fibra, ma dopo investimenti 51% a Telecom”

La società della rete, quella superveloce in fibra ottica, è ferma ma una possibile via d’uscita dall’impasse in cui versa la trattativa tra Telecom Italia, Metroweb e gli altri operatori di Tlc (Vodafone in primis, e naturalmente Fastweb, Wind, etc.) la suggerisce oggi, in un’intervista a La Repubblica, il presidente della Cdp Franco Bassanini. 

“Dove occorre la rete tutta in fibra, in astratto, la soluzione più efficiente è un’infrastruttura condivisa fra tutti. Si tratta di un monopolio naturale, la concorrenza si può dispiegare tra i fornitori di servizi”, ha spiegato Bassanini.

“Se la rete fosse partecipata da tutti con un piano di investimenti concordato e adeguate garanzie di parità di trattamento – è uno dei passaggi-chiave del ragionamento di Bassanini – una maggioranza di Telecom Italia potrebbe funzionare. Ma Telecom non vuole condominii. Ci sono altre soluzioni possibili?” si chiede lui stesso. Eccole: “L’ipotesi è che Telecom entri ora in minoranza, ma con il diritto di acquisire la maggioranza una volta realizzato il piano di investimenti. Un diritto garantito da meccanismi automatici e preventivamente validato dall’Antitrust”.

In pratica, Bassanini propone un doppio passaggio: nella fase iniziale di realizzazione della nuova rete in fibra ultraveloce (in modalità Ftth-Fttb, cioè direttamente all’immobile) tutti gli operatori sarebbero coinvolti alla pari; una volta realizzati gli investimenti, il controllo passerebbe invece a Telecom. Il gruppo telefonico dominante conserverebbe poi mano libera, nei suoi piani di sviluppo, in quelle aree ” in cui si può solo potenziare la rete in rame, con la fibra fino all’armadio di strada”.

E se Telecom rifiutasse anche questa soluzione? “Ha il diritto di non starci”, conclude Bassanini che è anche presidente di Metroweb, società-chiave sulla fibra partecipata da Cdp e da F2i. “Quanto a noi, sentiamo il dovere civile di contribuire a realizzare i piani del governo, con chi ci sta e se necessario anche da soli. La posta è troppo importante: solo per la parte di rete tutta in fibra ci sono 5-6 miliardi di investimenti che possono ridare spinta all’economia e al Pil, rilanciare la competitività del Paese e la produttività delle imprese, dimostrare all’Europa che l’Italia sta cambiando”.

In pratica, Telecom può valutare la nuova proposta sul tappeto. E se non ci sta, si va avanti con Metroweb, Vodafone, Wind e chi vuole entrare nell’operazione. La palla ora torna a Marco Patuano e Giuseppe Recchi, ai vertici del gruppo telefonico dominante.
 

Commenta