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Basket Eurolega: Milano ci prova ma deve arrendersi a Efes Istanbul per 71 a 73

BASKET EUROLEGA – La sconfitta di ieri pregiudica la qualificazione di Milano: per arrivare ai playoff servirebbero cinque vittorie e il prossimo impegno è a Mosca – Hackett il migliore – Lunedì posticipo di campionato a Venezia

Milano ci prova, lotta, sopporta a fatica qualche fischio di troppo degli arbitri, per gran parte del tempo sta davanti, ma alla fine si arrende 71-73 ad un Efes Istanbul che, va detto, non gioca certo una partita irresistibile, ma si porta a casa una vittoria fondamentale per il proseguo del girone e, purtroppo, anche per quello dell’Olimpia. Con il Fenerbahce (che ha superato 91-90 il Vitoria) appaiato all’Efes dietro la coppia di testa Cska e Olympiakos, ora l’EA7 si trova ultima insieme a Malaga (che ha ottenuto il primo successo contro il Nizhny Novgorod) con 3 vittorie da recuperare sul duo turco che al momento sarebbe qualificato ai playoff. Considerando il prossimo impegno di Milano a Mosca contro il Cska (partita che però Hackett e compagni a questo punto potrebbero giocare con la mente sgombra e con pochissimo da perdere), dopo il ko di ieri sera alla squadra di Banchi resta soltanto la matematica, ma per raggiungere nuovamente i playoff servirebbero almeno 5 vittorie nel girone di ritorno, un vero e proprio miracolo sportivo visto la caratura delle avversarie.

Peccato, perché dopo le deludenti ultime prestazioni, questa volta Milano, senza Gentile e con buoni minuti in campo anche per Cerella, Meacham e addirittura Gigli, la gara di carattere l’aveva tirata fuori e ha avuto nelle mani di Hackett (il migliore dei suoi con 18 punti, insieme a Brooks, anche lui 18, e a tratti Ragland, 14) la palla della (meritata) vittoria. Ventidue secondi al termine, sotto di 1 punto, il numero 23 ha voluto giocare in isolamento, ma quando in molti si sarebbero aspettati una penetrazione forte a canestro, contro un difensore più lento come Bjelica e con la possibilità di prendersi anche solo un fallo e due tiri liberi, Daniel ha provato da tre a decidere le sorti della sua squadra, ma la storia non ha voluto premiarlo e il rimbalzo è finito tra le mani di quelli in maglia blu. Pochi minuti dopo la fine della partita, sui vari siti e social erano in tanti i tifosi a criticare la scelta del loro giocatore (che nel 2015, prima di una tripla nel secondo quarto, era con un inquietante 0/17 dall’arco), va detto però che con lo stesso identico tiro il play aveva deciso la partita contro il Bayern, anche in questo caso la tempistica era perfetta (avrebbe lasciato 2 secondi all’ultimo attacco dell’Efes) e se la palla non fosse stata sputata via dal ferro a quest’ora sarebbe celebrato come eroe dagli stessi che non hanno perso tempo ad attaccarlo. Tutto questo a difesa del giocatore, che comunque le sue responsabilità, a differenza di altri, se le prende sempre, ma è altresì chiaro che la sua scelta non è stata certo la migliore (o più accurata) e l’ennesimo esempio dell’Olimpia di quest’anno di azione affidata interamente a un singolo senza un briciolo di organizzazione corale.

La partita ha dato poi ulteriori indizi a cui manca poco per diventare sentenze. Quando Kleiza è in serata è una macchina, ma così (come il più delle volte) non dà assolutamente un contributo maggiore del Kangur della passata stagione, sotto canestro (e non solo) in Europa questa squadra soffre tremendamente la fisicità degli avversari e il solo Samuels (anche ieri ammirevole, ma quasi sempre più basso dei suoi opposti) non basta, ieri addirittura Banchi per farlo rifiatare si è affidato per qualche minuto a Gigli a causa dell’indisponibilità di James (ma quando c’è realmente stato?). Aggiungendo che Brooks (il cui talento non si discute e ultimamente riesce ad essere più continuo) se vuole è capace di segnare da casa sua, ma troppo spesso si incaponisce in azioni personali (non solo lui) e tiri senza ritmo, Moss va bene la difesa, ma spesso concede troppi falli e in attacco se non gli entrano le triple diventa inesistente, mentre gli altri quando sale il livello degli avversari fanno quello che possono, il quadro è quello di una buona squadra, ma a cui manca sempre qualcosa per sognare un giorno di giocarsela alla pari con le migliori 5 o 6 d’Europa.

Milano intanto tornerà in campo lunedì sera nell’insidioso posticipo di campionato sul campo di Venezia, insieme a Reggio Emilia la squadra migliore della prima metà di torneo dietro all’Olimpia, ma in Serie A è quasi sempre tutta un’altra storia, e il finale da un anno e mezzo a questa parte sorride ad Hackett e compagni.

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