Non è stata la prima valida in major league per Alex Liddi, ma la prima volta da titolare in una partita di grande lega è uno di quei momenti, nella vita di un giocatore di baseball, difficili da dimenticare.
Il sanremese ha esordito giovedì scorso nella gara disputata, in trasferta, sul diamante dei Texas Rangers. Una gara sfortunata, persa 5 a 3, ma che Alex ricorderà certamente anche perchè ha battuto valido: un perfetto swing ha battezzato una dritta del lanciatore avversario, spedendola in bocca all’esterno sinistro della formazione casalinga e portando a casa il primo punto per la sua squadra.
Non si tratta dell’esordio assoluto di Liddi, ma la prima da titolare ha sempre un significato particolare. In questo caso, il fatto che Alex abbia iniziato la gara dalla prima ripresa, quando la stagione è ancora agli inizi, indica che lo staff tecnico dei Mariners fa molto affidamento sul talento tricolore.
Il ventitreenne, originario di Sanremo, ha esordito in Major League l’anno scorso, sul finire del campionato. La stagione 2011 per Seattle è stata all’insegna delle delusioni e questo ha convinto lo staff – dal momento che il sogno dei playoff era ormai sfumato – a investire sulla maturazione di un talento sicuro come quello di Liddi, inserendolo nel lineup per le ultime gare del campionato.
Una scelta che ha premiato: nel 2012 Liddi è stato aggiunto al roster della prima squadra nonostante molti analisti prevedessero una ripartenza dal triplo A, il livello sottostante le Major League in cui vengono “parcheggiati” i cavalli da corsa che scalpitano per esordire in prima squadra.
Alex si è fatto strada sia nel finale del campionato 2011 che durante la fase preparatoria del nuovo anno: spumeggianti prestazioni (è stato tra i primi in media battuta di tutta la lega, lasciandosi alle spalle le stelle del baseball americano) hanno convinto il manager Eric Wedge a schierarlo con la formazione iniziale.
Liddi è originario di Sanremo, e in Italia non ha mai calpestato i diamanti della serie A: appena i talent scout americani hanno visto in lui i requisiti necessari per eccellere nel grande baseball d’oltreoceano, non hanno esitato a offrirgli un contratto professionista.
Ha poi bruciato le tappe nelle leghe minori, salendo di categoria anno dopo anno a suon di fuoricampo e statistiche offensive da top ten, tanto da aver guadangnato per ben due volte il diritto a partecipare alla “All Star Futures game”, una partita in cui competono gli atleti che vengono considerati i campioni del futuro.
Ha dovuto vincere non solo sul campo, ma anche fuori: nessun italiano era finora approdato nelle grandi leghe americane, e tutti i giovani che avevano tentato la strada a stelle e striscie non avevano retto il confronto con il livello tecnico-atletico dei campionati pro. Per questo il talento ligure ha dovuto sconfiggere anche una buona dose di pregiudizi e ritrosia.
Finora, non c’è dubbio che vi sia riuscito, ma la storia di Alex è ancora tutta da scrivere.