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Barometro delle guerre: nuovo attacco su Rafah, Israele non si ferma ma è sempre più isolato. Aiuti all’Ucraina, la mossa di Orbán e cosa fa l’Ue

Imagoeconomica

L’offensiva dell’esercito israeliano su Tal al Sultan, l’ultimo baluardo inespugnato di Rafah nella Striscia di Gaza, persiste con ferocia. Mentre il quartiere è avvolto dalle fiamme, i civili palestinesi sono costretti a vivere nel terrore degli incessanti bombardamenti, con gli ospedali locali che lottano per fornire assistenza. Circa un milione di persone sono fuggite da Rafah nelle ultime tre settimane, come affermato dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi Unrwa. Questi civili non hanno un luogo sicuro dove fuggire durante i bombardamenti e si trovano a viaggiare in mezzo alla mancanza di cibo e acqua, cumuli di rifiuti e condizioni di vita inadeguate. Nonostante le pressioni della comunità internazionale e l’intervento della Corte Internazionale di Giustizia, la macchina bellica israeliana non mostra segni di rallentamento. Le proteste, scaturite dall’indignazione globale, si diffondono da Parigi a New York, mentre cresce la richiesta di una tregua immediata per porre fine alla sofferenza dei civili e all’escalation della violenza.

L’escalation del conflitto in Ucraina porta a un maggiore coinvolgimento dei paesi occidentali, con la Francia che annuncia l’invio di “istruttori” militari e il Belgio che si impegna a consegnare aerei F-16 entro il 2028. Nel frattempo, l’Olanda propone la consegna rapida di un sistema di difesa aerea Patriot, mentre le discussioni sulla possibilità di sanzioni contro la Russia e le accuse di esercitazioni nucleari da parte della Nato alimentano ulteriori tensioni.

Guerra Israele-Hamas, Netanyahu: “A Rafah un tragico errore”

Il raid di domenica sera ha scatenato un incendio in un campo profughi palestinese, causando la morte di almeno 45 civili, principalmente donne e bambini, e il ferimento di altri 249. L’esercito israeliano ha confermato l’operazione, dichiarando di aver mirato a una struttura di Hamas durante una riunione di alto livello del gruppo terroristico. Nonostante l’ammissione di Netanyahu di un “tragico errore”, gli attacchi non si sono fermati, soprattutto nella zona di al-Hashashin, suscitando indignazione e reazioni internazionali. L’Onu ha richiesto un’indagine trasparente sulle responsabilità dell’attacco, Erdogan ha minacciato di portare Netanyahu in tribunale e il presidente francese Macron ha espresso profonda preoccupazione.

La strage ha già prodotto conseguenze sul piano politico, con Hamas che ha annunciato lo stop alla ripresa dei negoziati al Cairo per raggiungere un accordo di tregua e per la liberazione degli ostaggi. Il gruppo ha anche esortato i palestinesi a sollevarsi contro il “massacro sionista” in corso.

Sanzioni a Israele, la discussione sul tavolo dell’Ue

In risposta all’escalation della violenza, i ministri degli Esteri dell’Unione europea stanno valutando l’adozione di sanzioni contro Israele nel caso in cui non rispetti il diritto internazionale umanitario. Il ministro degli Esteri irlandese Micheal Martin ha dichiarato che c’è un chiaro consenso sulla necessità di sostenere le istituzioni giuridiche umanitarie internazionali, facendo riferimento alla recente sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che ha ordinato a Israele di interrompere immediatamente l’offensiva a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, e di aprire il valico di Rafah per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari.

Spagna, Irlanda e Norvegia oggi riconoscono Stato Palestina

Oggi, Spagna, Irlanda e Norvegia formalmente riconosceranno lo Stato di Palestina, come annunciato precedentemente. Questa decisione, definita dai media israeliani come un “premio” per Hamas dopo più di sette mesi di guerra e un’azione “unilaterale”, è stata condannata da Israele. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato che “la Spagna riconosce lo Stato della Palestina”, sottolineando che si tratta di una decisione storica con l’obiettivo di contribuire alla pace tra israeliani e palestinesi, e che non è diretta contro nessuno.

Guerra in Ucraina: arrivano gli “istruttori militari francesi”

Il capo delle forze armate ucraine, Alexander Syrsky, ha annunciato un accordo con la Francia per l’invio imminente di “istruttorimilitari in Ucraina. Questo annuncio, che giunge dopo le discussioni sul coinvolgimento dei paesi Nato, alimenta i timori di uno scontro diretto tra l’Alleanza Atlantica e la Russia. Mentre il presidente francese Macron ha evocato più volte la possibilità di schierare truppe occidentali, la notizia degli “istruttori” francesi conferma un maggiore coinvolgimento delle potenze occidentali nel conflitto ucraino. 

Kiev ha precisato però che l’invio di istruttori francesi in Ucraina è “ancora in fase di discussione” con Parigi. “Dal febbraio 2024, l’Ucraina ha espresso interesse per la prospettiva di ricevere istruttori stranieri in Ucraina”, si legge in una nota del ministero ucraino della Difesa. “Al momento stiamo ancora trattando con la Francia e altri Paesi sul tema – prosegue la nota – abbiamo iniziato a lavorare internamente sui documenti rilevanti in modo da non perdere tempo nel coordinare le questioni burocratiche quando la decisione verrà presa”.

Sanzioni e il veto dell’Ungheria

Il dibattito sull’adozione di sanzioni contro la Russia continua a tenere banco nell’Unione europea, mentre il segretario generale Jens Stoltenberg invita i membri Nato a permettere all’Ucraina di colpire il territorio russo con i missili forniti loro. Nel frattempo, l’Ungheria guidata da Viktor Orbán ha posto il veto sul quattordicesimo pacchetto di sanzioni dell’Ue contro la Russia, annunciando anche il rifiuto di stanziare 5 miliardi di euro in aiuti militari all’Ucraina. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha dichiarato che il pacchetto di sanzioni proposto danneggerebbe gli interessi economici del Paese e minerebbe la sicurezza energetica. Ha inoltre respinto l’ipotesi di inviare personale militare ungherese in Ucraina, affermando che la guerra non è la loro battaglia e criticando il reclutamento di giovani europei nel conflitto.

Belgio promette 30 caccia all’Ucraina, Olanda propone la consegna di sistema Patriot

Il Belgio si impegna a consegnare 30 aerei F-16 all’Ucraina entro il 2028, come parte di un accordo bilaterale sulla sicurezza. Questo impegno, annunciato dopo la visita del presidente ucraino Zelensky in Belgio, rappresenta un sostegno significativo per le forze armate ucraine e potrebbe influenzare ulteriormente l’equilibrio di potere nella regione. “Per la prima volta viene specificato il numero esatto di caccia”, e “il primo arriverà già quest’anno”. Ha scritto su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

L’Olanda propone di assemblare rapidamente un sistema di difesa aerea Patriot in collaborazione con altri paesi europei e di consegnarlo a Kiev. Questa iniziativa, annunciata nel corso del Consiglio Difesa, dimostra il sostegno crescente dei paesi europei all’Ucraina e la volontà di fornire aiuti concreti per contrastare l’aggressione russa.

Accuse di esercitazioni nucleare della Nato

Il capo del Servizio di frontiera dell’intelligence russa Vladimir Kulishov ha accusato la Nato di condurre esercitazioni per attacchi nucleari contro la Russia, affermando che l’attività di intelligence della Nato sta aumentando vicino al confine russo e sta elaborando scenari di operazioni contro la Federazione, compresi attacchi nucleari. Kulishov ha affermato che una tale situazione richiede l’adozione di misure adeguate. Queste accuse aumentano ulteriormente le tensioni tra le due parti e sollevano preoccupazioni sulla possibilità di una escalation del conflitto.

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