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Barometro delle guerre: Israele, si dimette capo intelligence militare per attacco 7 ottobre. Aiuti all’Ucraina, martedì voto al Senato Usa

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In Israele, una mossa nel campo della sicurezza nazionale ha scosso il Paese: il capo dell’intelligence, Aharon Haliva, ha annunciato le dimissioni, assumendosi la responsabilità dei recenti fallimenti di sicurezza che hanno consentito ad Hamas di sferrare l’attacco del 7 ottobre. Un gesto senza precedenti che ha evidenziato le tensioni interne riguardo alla gestione del conflitto con il movimento palestinese. Intanto, il primo ministro Netanyahu ha annunciato un’ulteriore escalation delle operazioni contro Hamas sostenendo che questo “è l’unico modo per liberare i nostri ostaggi e ottenere la vittoria”. Allo stesso tempo, ha respinto l’ipotesi di sanzioni degli Stati Uniti per “violazioni dei diritti umani” in Cisgiordania. Mentre la situazione con l’Iran sembra relativamente calma, non si arrestano i raid su Gaza e le operazioni militari in Cisgiordania, e Israele si prepara a celebrare la Pasqua ebraica con rafforzate misure di sicurezza in tutto il paese, compresa Gerusalemme.

Passando all’Ucraina, le spedizioni di aiuti militari statunitensi sono pronte a ripartire “non appena il pacchetto di aiuti, da tempo bloccato, diventerà legge” – secondo quanto affermano funzionari statunitensi -, ma sul campo Kiev sta affrontando perdite di territorio di fronte all’avanzata russa nell’oblast di Dometsk. Mosca ha annunciato che le sue forze hanno guadagnato terreno vicino alla città chiave del campo di battaglia di Chasiv Yar. Per questo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un urgente appello agli Usa chiedendo una consegna rapida degli aiuti per contrastare la minaccia in rapido aumento.

Israele: attacchi contro Rafah, almeno 22 morti

Israele ha continuato gli attacchi contro Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, causando la morte di almeno 22 palestinesi, tra cui 18 minori. Il ministro degli Esteri israeliano Katz ha alimentato ulteriori tensioni pubblicando immagini del Colosseo e della Torre Eiffel, presumibilmente presi di mira da missili iraniani. Questo gesto ha suscitato preoccupazione e ha portato all’appello di Tajani a “evitare di creare panico” mentre si avvicina l’inizio della Pasqua ebraica.

Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione europea per la Politica estera e di sicurezza, ha espresso un forte appello affinché Israele eviti attacchi contro Rafah e protegga i civili. “Stiamo facendo ogni possibile sforzo per convincere Israele a non attaccare Rafah e a garantire la sicurezza delle persone”, ha dichiarato Borrell al suo arrivo al Consiglio degli Esteri a Lussemburgo. Ha sottolineato che un attacco israeliano potrebbe causare la morte di oltre un milione di persone e ha ribadito l’urgente necessità di evitare una escalation di violenza.

Razzi lanciati dall’Iraq su base Usa in Siria

La tensione aumenta nella regione dopo che diversi razzi sono stati lanciati dal nord dell’Iraq verso una base della coalizione antijihadista guidata dagli Stati Uniti in Siria. Fonti della sicurezza irachena, parlando sotto anonimato, hanno riferito che almeno cinque razzi sono stati lanciati dalla città irachena di Zummar, a nord-ovest di Mosul, verso una base militare americana nel nord-est della Siria. Questo evento segna il primo attacco contro le forze americane dall’inizio di febbraio, quando i gruppi sostenuti dall’Iran in Iraq hanno interrotto le loro azioni offensive contro le truppe statunitensi. L’attacco è avvenuto poco dopo il ritorno del primo ministro iracheno, Mohammed Shia al-Sudani, da una visita negli Stati Uniti, dove ha incontrato il presidente Joe Biden.

In una nota diffusa dalle forze di sicurezza irachene, si legge che “elementi fuorilegge hanno colpito con razzi una base della coalizione internazionale nel cuore del territorio siriano intorno alle 21:50” ora locale. Le autorità hanno avviato un’ampia operazione di ricerca e ispezione per individuare gli autori degli attacchi.

Attacchi russi in Ucraina; il Senato Usa si prepara a votare sugli aiuti

Nella notte scorsa, la Russia ha condotto un attacco contro l’Ucraina utilizzando sette droni Shahed e tre missili di difesa aerea S-300/S-400. Le forze di difesa ucraine hanno riportato di aver abbattuto con successo cinque droni d’attacco e uno tattico Orlan-10 nella regione di Odessa.

Dopo un lungo periodo di stallo e negoziati, la Camera statunitense ha finalmente dato il via libera a un robusto pacchetto di aiuti, destinando ben 61 miliardi di dollari all’Ucraina (a Israele ne andranno 26 e a Taiwan e alla regione dell’Indo-pacifico 8) con una maggioranza trasversale. Il via libera finale dovrebbe arrivare martedì 23 aprile con il voto del Senato. Questa mossa ha sollevato preoccupazioni in Russia, che ha avvertito sul potenziale disastroso di un maggiore coinvolgimento americano nel conflitto, paragonandolo ad un possibile “fiasco come in Vietnam”. Allo stesso tempo, il leader ungherese Viktor Orban ha suggerito che l’Occidente potrebbe essere prossimo ad inviare truppe in Ucraina: “Si tratta di un vortice di guerra che può trascinare l’Europa nel baratro. Bruxelles gioca col fuoco. Non vogliamo questa guerra e non vogliamo che l’Ungheria torni ad essere il giocattolo delle grandi potenze”. Intanto, a Lussemburgo si tiene il Consiglio Affari esteri dell’Unione Europea per discutere della situazione.

Grecia e Spagna si trovano sotto pressione da parte dei loro alleati Ue e Nato affinché forniscano ulteriori sistemi di difesa aerea all’Ucraina, in vista di una riunione dei ministri degli Esteri e della difesa dell’Ue di oggi, lunedì 22 aprile. Secondo quanto riportato dal Financial Times, i leader dell’Ue hanno esortato i primi ministri spagnolo e greco Pedro Sánchez e Kyriakos Mitsotakis a contribuire con alcuni dei loro sistemi di difesa. Spagna e Grecia possiedono più di una dozzina di sistemi Patriot e altri come gli S-300.

Zelensky: “Russi vogliono conquistare Chasiv Yar entro 9 maggio”

Il presidente ucraino ha avvertito che la Russia mira a conquistare la cittadina di Chasiv Yar, nel Donetsk, Donbass, entro il 9 maggio. “La Russia vuole mobilitare 300mila combattenti da mandare a combattere in Ucraina entro il primo di giugno e prima, entro il 9 maggio, giorno in cui i russi celebrano la vittoria sul nazismo nella Seconda Guerra Mondiale, puntano a occupare la cittadina di Chasiv Yar, nel Donetsk, Donbass”. Lo ha affermato nel suo discorso serale Zelensky, commentando il via libera della Camera Usa agli aiuti bellici a Kiev. “Recentemente sono stato nella regione e ho parlato con i combattenti. I combattenti non hanno l’equipaggiamento per combattere i droni da ricognizione russi, che correggono in modo accurato il fuoco dell’artiglieria russa, e c’è anche una carenza di proiettili di artiglieria. Mi aspetto che saremo in grado di resistere all’arrivo delle armi in tempo e saremo in grado di respingere il nemico. E poi distruggere i piani della Russia per una controffensiva su vasta scala a giugno”, ha concluso il leader ucraino, citato da Ukrinform.

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