Le tensioni tra Israele e Hamas sembrano trovare un barlume di speranza in nuove trattative per una tregua a Gaza, nonostante ostacoli significativi possano minare i negoziati in corso. Fonti ufficiali israeliane hanno annunciato una svolta nelle conversazioni, elogiando la risposta inizialmente positiva da parte di Hamas. Tuttavia, il percorso verso un accordo completo rimane piuttosto accidentato.
Attualmente, una delegazione di alto livello israeliana, composta dal capo del Mossad David Barnea, dal responsabile dello Shin Bet Ronen Bar e dal generale Nitzan Alon, si trova a Doha per incontri cruciali con il premier Mohammed bin Abdulrahman al-Thani. L’obiettivo è discutere una proposta di accordo che includa il rilascio di ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza, nonché una tregua duratura con Hamas. Le informazioni sono state riportate dal Times of Israel, che ha rilanciato le notizie provenienti dall’emittente Kan.
Mentre in Medio Oriente si negozia una pace incerta, il primo ministro ungherese Viktor Orbán visita il presidente russo Vladimir Putin a Mosca. Solo quattro giorni dopo aver dichiarato che l’Ucraina sarebbe stata la priorità della presidenza ungherese dell’Ue per i prossimi sei mesi e aver incontrato Zelensky a Kiev, Orbán ha preso una decisione che ha suscitato una dura reazione da Bruxelles. È stato chiarito che Orbán non ha il mandato di negoziare con la Russia per conto dell’Ue. Dal canto suo, il premier ungherese ha difeso la sua azione sostenendo che la visita è di natura bilaterale tra Ungheria e Russia. L’ultimo leader europeo a Mosca era stato il francese Macron il 7 febbraio 2022, a ridosso dello scoppio della guerra.
Speranze di tregua mentre Gaza resta sotto bombardamento
Tuttavia, nonostante i segnali di progresso nei colloqui per il cessate il fuoco, Israele ha continuato le sue operazioni militari intense in diverse aree della Strisca di Gaza. Sin dal 27 giugno, le forze israeliane hanno intensificato le operazioni a Shujaia, con la neutralizzazione di circa 100 terroristi e oltre 100 siti terroristici. A Rafah, nel sud di Gaza, sono stati eliminati decine di terroristi e neutralizzate numerose strutture minate, ma anche i civili secondo l’agenzia di stampa statale palestinese, Wafa.
L’aviazione israeliana ha effettuato raid mirati anche oltre i confini della Striscia di Gaza, colpendo obiettivi degli Hezbollah nel sud del Libano. Il portavoce militare ha confermato che i bombardamenti hanno preso di mira aree come Jibbain e Kfarhamam, mentre l’artiglieria ha reagito a minacce nella zona di Naqoura. Le tensioni hanno visto anche il lancio da parte degli Hezbollah di un numero significativo di razzi e droni esplosivi verso il nord di Israele, aumentando le preoccupazioni per la stabilità regionale.
Nel frattempo, in Cisgiordania, un raid israeliano a Jenin ha portato alla morte di cinque persone, secondo quanto riportato dall’agenzia palestinese Wafa. L’attacco, condotto tramite drone, ha colpito un gruppo di persone nel campo profughi di Jenin, scatenando critiche per le vittime civili.
Diplomazia internazionale e proteste interne
A livello internazionale, gli sforzi diplomatici si intensificano, con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha esortato il primo ministro israeliano a garantire un accordo per il rilascio degli ostaggi, sottolineando l’importanza della sicurezza e della stabilità nella regione. Anche il leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha incontrato una delegazione di Hamas per discutere degli sviluppi recenti a Gaza e delle proposte per fermare le ostilità con Israele.
Nel frattempo, a Tel Aviv, le tensioni politiche interne si sono manifestate in grandi proteste contro Netanyahu e il suo governo. Migliaia di persone hanno marciato a Gerusalemme e in altre città, criticando l’approccio del governo alle trattative per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Sotto lo slogan “Netanyahu mette in pericolo la sicurezza di Israele”, i manifestanti hanno espresso il loro dissenso verso le politiche del governo, richiedendo un accordo immediato per garantire il ritorno sicuro dei civili ancora trattenuti.
Guerra Ucraina-Russia: Orbán da Putin, altolà dell’Ue
Il primo ministro ungherese, le cui posizioni filorusse sono note da tempo, ha suscitato polemiche con la sua visita al Cremlino, avvenuta quattro giorni dopo aver assunto la presidenza di turno dell’Ue. Tale mossa è stata fortemente criticata da diversi leader europei, incluso il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che ha chiarito che Orbán non ha il mandato dell’Ue per negoziare con la Russia riguardo all’Ucraina, visto il suo status di aggressore e l’Ucraina come vittima del conflitto. L’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera Josep Borrell ha precisato che la rappresentanza esterna dell’Unione è responsabilità del presidente del Consiglio europeo a livello di Capi di Stato o di Governo, e dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a livello ministeriale. Inoltre, ha aggiunto che il presidente Putin è stato incriminato dalla Corte penale internazionale per il suo ruolo nella deportazione forzata di bambini dall’Ucraina alla Russia.
Orbán ha difeso la sua azione sottolineando che la visita è strettamente bilaterale tra Ungheria e Russia, non rappresentando l’Ue in alcun modo. “Non ho un mandato, sto semplicemente visitando posti dove è in corso una guerra che può avere un impatto sull’Ungheria e pongo delle domande”, ha detto Orbán in un’intervista a Radio Kossuth. Ha poi espresso il suo impegno per contribuire agli sforzi di pace, anche senza un mandato ufficiale dell’Ue, sottolineando che l’Ungheria utilizzerà la sua presidenza di turno per facilitare il dialogo.
Nel frattempo, il conflitto in Ucraina continua a intensificarsi, con la Russia che afferma di aver abbattuto oltre 550 aerei, 180 elicotteri e 27mila droni ucraini fin dall’inizio delle ostilità. Il costo umano del conflitto è evidente anche dalla tragica morte di una bambina di sei anni durante un attacco con droni sulla città russa di Primorsko-Akhtarsk.