“Una soluzione due Stati non è impossibile”. All’indomani del muro posto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente Usa, Joe Biden, è tornato pesantemente all’attacco con Israele nel tentativo di convincerlo a lavorare per uno Stato palestinese dopo la fine della guerra di Gaza. “Esistono diversi tipi di soluzioni a due Stati”, ha affermato. E ha quindi sollevato opzioni che limiterebbero la sovranità palestinese per rendere la prospettiva più appetibile per Tel Aviv. Sperando di superare la strenua resistenza di Netanyahu, Biden ha ventilato la possibilità di una nazione palestinese disarmata che non minaccerebbe la sicurezza di Israele. La telefonata di Biden a Netanyahu è la prima in quasi un mese nel mezzo della tensione per la guerra.
Guerra Russia-Ucraina
Vite umane e distruzione di città: la guerra in Ucraina, purtroppo, è questo ma non solo. Gli attacchi russi colpiscono al cuore anche le strutture energetiche. Per il secondo inverno consecutivo i bombardamenti stanno mirando al sistema di tutto il Paese. I russi vanno al cuore della sicurezza dell’approvvigionamento energetico come elemento destabilizzante. Milioni di persone in tutte le aree soffrono al freddo e senza corrente elettrica. È un nuovo allarme per la comunità internazionale.
La situazione sul campo è riassunta in un documento dell’Iea, l’Agenzia Internazionale per l’energia. Già nell’inverno 2022/23 i bombardamenti avevano preso di mira centrali elettriche, raffinerie, impianti di teleriscaldamento. Le centrali nucleari sono quelle che destano le maggiori preoccupazioni, sebbene sottoposte ai controlli periodici dell’altra Agenzia, l’Iaea che si occupa di nucleare.
Secondo la Banca Mondiale il settore energetico fino a oggi ha subito danni per 12 miliardi di dollari con oltre il 50% delle strutture ormai fuori uso. Gli appelli al sostegno della resistenza mettono la sicurezza energetica ai primi posti, per tutto quello che ne consegue. L’Iea sta dando supporto per le emergenze, ma cerca di sviluppare anche piani a lungo termine. La fine del conflitto segnerà, infatti, la ricostruzione del Paese proprio a partire dalla produzione di energia. Ci vorrà tempo, però.
Un paradosso aggravato da Putin
Come in tutte le vicende tragiche della storia anche in Ucraina c’è un paradosso. Prima dell’invasione russa il Paese aveva intrapreso la strada della diversificazione energetica. Senza le barbarie di Putin avrebbe fatto passi avanti nella transizione con l’ambizione di ridurre le emissioni di gas serra del 65% entro il 2030. Il sistema attuale è diversificato tra gas naturale, carbone, nucleare e rinnovabili. Si ricorderà che l’approvvigionamento energetico è stato oggetto di vecchie tensioni geopolitiche con la medesima Russia che arrivò a bloccare le forniture di gas via tubo.
In questa guerra “la Russia ha usato missili e droni per colpire gli impianti energetici in tutto il paese, senza lasciare intatte nessuna centrale termica o idroelettrica. Di conseguenza, alcune aree avevano accesso all’elettricità, al riscaldamento e a Internet solo per alcune ore al giorno. Ospedali, aziende e famiglie dovevano rivolgersi a costosi generatori diesel per il backup” scrivono Talya Vatman e Craig Hart i due esperti dell’Iea.
Durante la primavera e l’estate, le società elettriche ucraine hanno ottenuto sovvenzioni e prestiti per riparare o manutenere gli impianti. È aumentata la vigilanza armata, ma con l’arrivo dell’inverno sono ripresi gli attacchi russi alle strutture. Colpi di ogni tipo che spargono nell’aria residui tossici, di cui poco si parla. Nessuno ha calcolato sinora il danno ambientale provocato da bombe, missili e artiglieria. Anche in questo caso il tempo ci dirà quanti strascichi avrà lasciato l’invasione.
Un vertice per tratteggiare il futuro
Il Paese è ormai disconnesso dal sistema energetico russo, ma i soldi che arriveranno dagli aiuti internazionali serviranno “a riparare la generazione elettrica basata sul carbone e ad acquistare autotrasformatori ad alta potenza” scrivono i due esperti. La trasformazione del sistema resta un obiettivo di Zelensky, uno scenario dinamico senza il conflitto che la Russia evidentemente non può condividere per la forza del suo gas.
Nonostante il quadro militare di queste settimane non sembri molto favorevole alla resistenza Ucraina, la questione energetica mantiene la sua importanza. Per consolidare collaborazione e ridare efficienza alle strutture, il governo di Kiev invierà una delegazione alla riunione ministeriale dell’Iea il mese prossimo. Un confronto per gettare le basi per gli inverni che arriveranno.
“L’impegno forte e costante da parte della comunità internazionale sarà fondamentale per garantire che la spinta dell’Ucraina a costruire un sistema energetico moderno, sostenibile e sicuro sia un successo” si legge ancora nel testo. La comunità internazionale ha ascoltato le parole di Zelensky al Forum di Davos e cerca di gestire le richieste di armi e soldi, parte dei quali dovranno sicuramente “dare luce” alla popolazione. Qualunque sarà l’esito del conflitto.