Gli Stati Uniti svelano le loro carte con un massiccio attacco su oltre 85 obiettivi in Iraq e Siria. È la prima mossa di quella che potrebbe trasformarsi in un’offensiva su vasta scala contro le milizie filoiraniane. Un pugno risoluto dell’amministrazione Biden, in risposta all’attacco di droni che ha colpito un avamposto militare americano in Giordania, causando la tragica morte di tre militari Usa la scorsa domenica. Alle porte dell’Europa, aumenta la pressione sul fronte interno. I media ucraini e internazionali sono in fermento riguardo al possibile licenziamento di Valerij Zaluzhnyi, comandante delle forze armate ucraine, da parte del presidente ucraino Zelensky. Sebbene la notizia fosse stata inizialmente smentita, la partita è ancora aperta, e getta un’ombra di incertezza su cosa riserverà il futuro in una nazione ancora segnata dall’invasione russa.
Attacchi Usa in Siria e Iraq: le reazioni
Gli attesi raid americani sono iniziati e proseguiranno nei prossimi giorni. I due attacchi mirati a obiettivi filoiraniani in Siria e Iraq hanno causato oltre 20 morti, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani e fonti mediche irachene. Nel dettaglio, in Siria, gli attacchi hanno colpito 17 postazioni vicino a Mayadin e Bokamal, con almeno 18 morti confermati. In Iraq, la provincia di Anbar è stata il bersaglio, con almeno 3 morti e 25 feriti confermati dall’ospedale generale di Qaim.
Le reazioni internazionali variano, mentre il governo iracheno considera gli attacchi una “violazione della sovranità” le cui conseguenze saranno “nefaste per la sicurezza e la stabilità”, il presidente americano Joe Biden avverte che “se l’America viene colpita, reagirà”. La situazione evolve mentre gli sforzi diplomatici cercano di mitigare le tensioni nella regione.
Nuovo tour di Blinken nella regione, accordo Israele-Hamas in stallo
Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, si prepara per il suo quinto tour di emergenza nella regione del Medio Oriente a partire da domani. La missione lo condurrà in Arabia Saudita, Egitto, Qatar, Israele e nella Cisgiordania occupata. Un punto focale sarà il rilascio degli ostaggi a Gaza e il potenziamento degli aiuti umanitari per la popolazione palestinese. Nel frattempo, secondo il Wall Street Journal, l’accordo tra Israele e Hamas è in stallo, con divisioni interne al movimento islamista palestinese sulla proposta di tregua temporanea e richieste di un cessate il fuoco permanente. Il capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, vorrebbe una pausa di sei settimane, mentre altri leader spingono per ulteriori concessioni e una soluzione più duratura.
Ucraina: incertezza sul futuro delle forze armate
Il vertice ucraino, noto come stavka, non ha portato al licenziamento del capo delle forze armate Zaluzhny, come speculato negli ultimi giorni. Tuttavia, secondo il Washington Post il presidente ucraino avrebbe avvertito la Casa Bianca di un cambio incombente alla guida delle forze armate ucraine. Mentre Zaluzhny ha criticato la gestione politica del conflitto, i dettagli sulle dimissioni e i possibili successori hanno alimentato incertezza e tensioni. Secondo indiscrezioni alti ufficiali militari, come Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare, e Oleksandr Syrskyi, ex capo della difesa di Kiev, si sarebbero rifiutati di sostituire Zaluzhny nel caso fosse stato licenziato. Le divergenze tra Zelensky e Zaluzhny, una volta alleati di guerra, ora mettono a rischio la stabilità politica e militare. Questo rischio potrebbe riflettersi sul morale delle truppe e sulla situazione politica generale, con la popolarità di Zelensky in declino, mentre i militari, inclusi Zaluzhny, mantengono un sostegno solido da parte del pubblico.