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Barilla, conti ok. L’ad Colzani: “Niente acquisizioni”

“Per nostra fortuna noi siamo esenti da questo mondo. Siamo una azienda familiare e per noi il profitto ‘is not the point’ (non è il punto)“. Lo ha affermato Claudio Colzani, ad di Barilla, rispondendo a una domanda su come il gruppo stia guardando a operazioni di M&A a livello globale anche nel settore alimentare. “Quando parliamo in azienda, le discussioni non sono su quale sarà il profitto nei prossimi anni ma sui prodotti, sulla sostenibilità…”, ha aggiunto escludendo dunque operazioni di acquisizione nel breve periodo.

Oggi Barilla ha presentato i conti, dai quali emerge che il gruppo agroalimentare ha chiuso il 2015 con un fatturato di 3,383 miliardi di euro, in crescita del 4% rispetto al 2014 (+2% al netto dell’effetto cambio). L’ebitda del gruppo alimentare di Parma è stato di 440 milioni, in crescita rispetto ai 427 milioni del 2014, con una incidenza media de 13% sul fatturato. L’indebitamento netto è sceso a 170 milioni di euro dai 250 milioni del 2014. Il leverage ratio (rapporto tra indebitamento ed ebitda) a fine 2015 risulta pari a 0,4x, in costante riduzione dal 2008 quando era 2x (nel 2014 e’ stato pari a 0,6x).

Nel corso del 2015 le spese per investimento del gruppo sono state di circa 147 milioni di euro, quasi il 4% del fatturato. I volumi di vendita sono stati nel complesso stabili rispetto al 2014. Barilla divide la sua presenza in quattro aree geografiche: l’Italia, che rappresenta il 47% del fatturato, l’Europa escluso il nostro Paese (29%), le Americhe (27%), e Africa, Asia e Oceania con il 5-6% del totale. Mentre tutte le aree estere hanno visto una crescita, l’Italia “non è cresciuta, è calata”, riflettendo le difficoltà del Paese che viene da anni di crisi, ha precisato l’amministratore delegato Claudio Colzani. Per il 2016 “l’Italia si conferma un mercato difficile, non ci aspettiamo esplosione consumi”, mentre “i dati fuori dall’Europa sono confortanti”, ha spiegato Colzani.

In ogni caso, “i primi cinque mesi dell’anno sono perfettamente in linea con le nostre aspettative” e anche nel 2016 si registrerà una crescita come quella del 2015 con l’ebitda previsto pari al 12,5% del fatturato. Anche per tipologia di prodotto, in termini di volumi la pasta ha registrato un +6%, i sughi un +7% mentre i prodotti da forno sono calati: “Hanno un momento di difficoltà che riflette il calo registrato sul mercato italiano”, ha detto ancora Colzani.

In occasione della presentazione dei conti 2015, Barilla ha reso noto anche il rapporto di sostenibilità “Buono per te, Buono per il Pianeta”. Per Guido Barilla, presidente della società di Parma, “i risultati del 2015 rappresentano una conferma dell’efficacia della strategia Buono per te, Buono per il Pianeta”, aggiungendo che “nonostante il contesto difficile, l’azienda continua a crescere all’estero e fa meglio della media di mercato in Italia”. La società, ha proseguito il presidente, è “impegnata a sostenere l’espansione nei mercati emergenti caratterizzati da elevati consumi di pasta e a trarre vantaggio dalle opportunità nella nostra offerta di prodotti da forno”, spiegando che “tutto questo lo facciamo promuovendo un’alimentazione gustosa, sana e gioiosa, ispirata allo di stile di vita Mediterraneo”.

Nell’ambito della strategia “Buono per te, Buono per il Pianeta”, Barilla dal 2010 ha riformulato 219 prodotti, negli ultimi tre anni ha ridotto i grassi in 73 prodotti e il sale in 15 prodotti, con i nuovi prodotti lanciati sul mercato che hanno meno zucchero e più fibra. Seguendo una strategia di sostenibilità, anche se è stato ricordato che Barilla “non è una onlus ma una azienda privata con fini di lucro”, rispetto al 2010 “c’è stata una riduzione del 23% delle emissioni di CO2 e una diminuzione del 19% del consumo di acqua per tonnellata di prodotto finito”. Il gruppo, inoltre, ha “potenziato lo sviluppo di progetti di agricoltura sostenibile” e in tale contesto nel 2015 ha acquistato 140mila tonnellate di grado duro sostenibile (+50% sul 2014) da 1.300 aziende agricole. Contemporaneamente ha portato dal 6% al 18% la quota di materie prime strategiche comprare da filiere gestite responsabilmente con l’obiettivo di arrivare al 100% entro il 2020.

“Barilla non si tira indietro negli investimenti in Italia anche se il Paese non cresce e non possiamo nasconderci che c’è un problema”, ha anche detto Colzani, aggiungendo che “siamo tra i primi cinque investitori pubblicitari in Italia” cosa che non cambierà perchè il gruppo “tiene tantissimo” al mercato italiano, ricordando che in Italia “anche negli anni di crisi abbiamo tenuto le fabbriche attive al 100%, anche perdendoci”. Nel nostro Paese, ha continuato Colzani “è in atto un cambiamento strutturale dei consumi da 4-5 anni e la nostra strategia in Italia è di concentrarci su quello che sappiamo fare – pasta, sughi e prodotti da forno – facendoli nel modo più naturale, nutriente e corretto possibile”, sottolineando che “dobbiamo mangiare meglio e mangiare meno, in questa parte del mondo bisogna mangiare meno”. Nei primi mesi del 2016, ha proseguito il manager, “il mercato italiano si sta rivelando più difficile del previsto, con settori in calo anche del 3-4%: non vediamo questo rifiorire dei consumi”. Ad ogni modo, Barilla punta comunque su “innovazione e investimenti”. Alla situazione italiana, tuttavia, fanno da contraltare “altri parti del mondo dove la situazione è più agevole”.

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