Un discorso di oltre un’ora, all’insegna della giustizia fiscale. Così il presidente degli Usa Barack Obama nel suo intervento sullo stato dell’Unione, dove non ha mancato di sottolineare, a meno di un anno dalle prossime elezioni, i risultati raggiunti dal suo insediamento, rivendicando i miglioramenti dell’economia rispetto all’era Bush: “L’America oggi è più forte e più sicura rispetto al 2008 e ora bisogna renderla più giusta”.
La ricetta di Obama è semplice e ha riscosso l’entusiasmo del Congresso (che gli ha riservato una standing ovation) e l’approvazione della stampa internazionale, eccetto il Wall Street Journal, che lo ha definito “populista”: la cosiddetta “Buffett rule”, una riforma fiscale che tassi con un’aliquota del 30% i milionari.
“Si tratta di capire – ha spiegato il Presidente – se vogliamo un Paese dove una minoranza continua a stare bene mentre la maggioranza tira a campare, oppure ristabilire un’economia dove tutti hanno le stesse possibilità, chi lavora duro ha ciò che gli spetta e soprattutto tutti giocano con le stesse regole”.
Equità, insomma, prima di tutto. “Economic fairness”, è la formula più utilizzata dai media, in primis il New York Times. Ma non solo. Anche crescita. Tra le proposte avanzate infatti c’è anche un piano di incentivi fiscali a tutte le imprese che rilocalizzano negli Stati Uniti e la creazione di una task force per contrastare la concorrenza sleale della Cina. Senza dimenticare di ricordare, con la prosopopea tipica di un discorso da Presidente, i risultati già raggiunti nei primi tre anni, in confronto alla precedente amministrazione: “Nei sei mesi che hanno preceduto il mio primo mandato – ha ricordato Obama – abbiamo perso quattro milioni di posti di lavoro. E ne abbiamo persi altri quattro milioni prima che le nostre politiche cominciassero ad sortire degli effetti. Ma negli ultimi 22 mesi – ha precisato il presidente – le imprese hanno creato più di tre milioni di posti di lavoro e lo scorso anno è stato prodotto il maggior numero di posti dal 2005. Il deficit è stato poi ridotto di due trilioni: questi sono i fatti”.
Infine, sulla sicurezza e la politica estera, Obama ha rivendicato i risultati della sua politica (che lo ha portato a ricevere nel 2009 il Premio Nobel per la Pace): “Per la prima volta in 20 anni Osama Bin Laden non rappresenta più una minaccia per gli Usa”, ha osservato, e “per la prima volta in nove anni nessun americano sta combattendo in Iraq“. Tuttavia, parlando dell’Iran il primo cittadino Usa non ha escluso una nuova operazione militare, rilasciando un generico: “Tutte le opzioni restano sul tavolo”.
Per concludere, e conquistare in questo modo l’applauso bipartisan, non poteva mancare la frase ad effetto che conquistasse tutti, democratici e repubblicani: “Io sono un democratico, ma credo in ciò in cui credeva il repubblicano Abraham Lincoln”.