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Bankitalia: troppe misure di detrazioni e sconti penalizzano il fisco

Sono circa 600 le misure di detrazioni  e sconti che incidono negativamente sul fisco: un numero “notevolmente cresciuto” rispetto alle 242 elencate in allegato al bilancio dello stato. La fotografia  arriva dal gruppo di lavoro  costituito al ministero dell’Economia e dedicato all’erosione guidato da Vieri Ceriani, capo del servizio Rapporti fiscali di Bankitalia. Ceriani e’ stato sentito dalla commissione Finanze della Camera in merito alla delega al governo per la riforma fiscale.

Se si vuole disboscare questa messe di regimi che consentono un alleggerimento fiscale, ” il riformatore non potrà esimersi – si legge nella documentazione depositata da Ceriani – da una disamina e da un vaglio attento delle singole misure, per decidere riguardo la loro conservazione, soppressione o riduzione. Alcune misure incluse nell’elenco delle tax expenditures, come le detrazioni Irpef per lavoro dipendente o per familiari a carico, costituiscono aspetti strutturali dell’attuale sistema impositivo e appare opportuno che la loro eventuale abolizione o riduzione sia inserita nell’ambito di riforme di più ampia portata, che ne contemperino gli effetti e ne considerino tutte le implicazioni. Altre misure – spiega ancora Ceriani – sono  volte ad evitare doppie imposizioni, a rendere il nostro ordinamento compatibile con quello comunitario e con gli accordi internazionali, o a favorire l’emersione di imponibili; per altre misure la soppressione potrebbe comportare problemi di compatibilità con principi costituzionalmente garantiti”.

Per questo il gruppo di lavoro- che si e’ riunito 15 volte e che proseguirà ancora -ha classificato i differenti sconti in 13 gruppi, dalle misure che evitano le doppie imposizioni a quelle finalizzate a interventi di welfare, da misure a rilevanza sociale a misure volte a semplificare il sistema.   

E rispondendo a una domanda posta da un deputato, Ceriani ha rimarcato la “difficoltà tecnica” di un eventuale ricorso a condoni fiscali, alla luce della sentenza della Corte di Giustizia sull’Iva: ogni condono e’ collegato comunque a attività che includono l’Iva- ha spiegato- e dunque questa strada non e’ praticabile. Rimarrebbe solo la strada del condono sulle imposte dirette, ma e’ questione davvero complicata. E ha messo in guardia contro i rischi connessi alla clausola di salvaguardia contenuta nella manovra appena approvata: i mercati- ha spiegato- sembrano  scettici sulla  capacita’ politica di attuare quegli obiettivi, e questo spiegherebbe anche l’attuale differenziale con i titoli di Stato degli altri paesi.

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