La Banca d’Italia spenderà fino a un massimo di 30 milioni di euro per pagare i consulenti esterni che la aiutano a condurre gli “esami della Bce” sulle 15 banche italiane che da novembre passeranno sotto la Vigilanza unica. Lo ha annunciato il capo della Vigilanza di via Nazionale, Carmelo Barbagallo, ascoltato oggi in commissione Finanze del Senato.
Palazzo Koch in teoria avrebbe potuto fare a meno dei consulenti, ha spiegato Barbagallo, ma “la scelta di ricorrere a parti terze è dettata da motivi di opportunità e necessità operativa”. In particolare, senza terzi indipendenti “avremmo potuto indebolire agli occhi del mercato e degli investitori la percezione di imparzialità dell’esercizio”.
L’asset quality review della Bce, ha ricordato Barbagallo, prevede una valutazione approfondita della qualità degli attivi che non si limita solo ai prestiti. La Banca d’Italia ha mobilitato per il progetto 250 dipendenti. Il numero dei consulenti, invece, “al momento non è quantificabile – spiega Barbagallo ai senatori della Commissione Finanze – in quanto dipenderà dal numero di esperti immobiliari necessari” per le circa 18mila perizie che la Banca d’Italia stima di dover fare eseguire”. Al momento sono stati incaricati 65 revisori esterni, ma la revisione è solo una dei capitoli.
Il costo, “interamente a carico di Banca d’Italia, è allo stato quantificato in poco più di 20 milioni e può raggiungere un tetto di 30 milioni qualora risulti necessario richiedere una serie di servizi aggiuntivi”. Per la revisione della qualità degli attivi la Banca è stata attenta a evitare conflitti d’interesse: le società di revisione selezionate sono, per ciascuna delle 25 banche coinvolte, diverse da quelle che ne certificano i bilanci”. Stesso criterio adottato per la selezione degli esperti di valutazione immobiliare: sono diversi da quelli che lavorano abitualmente con ciascuna banca nella valutazione degli immobili dati in garanzia dai debitori.