Salvatore Rossi spiazza tutti e con una lettera a sorpresa rinuncia a ricandidarsi alla Direzione Generale della Banca d’Italia, sparigliando i giochi sulle nomine al vertice dell’istituto di Via Nazionale in vista del Consiglio Superiore di fine mese.
“Lascerò i miei incarichi” di direttore generale della Banca d’Italia e di presidente dell’Ivass “fra qualche settimana, dopo quasi quarantatré anni di un percorso professionale tutto avvenuto all’interno della Banca e poi anche dell’Ivass – si legge nella lettera che Rossi ha inviato ai 7.500 dipendenti degli istituti – Per assicurare la funzionalità dei due Istituti uscirò formalmente solo dopo che sia stato completato l’iter della mia sostituzione e comunque entro il 9 maggio, scadenza naturale del mio mandato”.
Rossi sottolinea di essersi “adoperato per far sì che la Banca d’Italia mantenesse la sua natura di istituzione al servizio dell’interesse pubblico, ma che cambiasse quando e dove necessario,” e “che l’IVASS compiesse la transizione rispetto all’assetto precedente e si rilanciasse all’esterno”.
Quanto al futuro, Rossi annuncia di volersi dedicare a “trasmettere quel che ho imparato finora a quante più persone possibile, di ogni età e condizione culturale, attraverso strumenti come l’insegnamento, libri e articoli, interventi sui media”.
In chiusura, un ringraziamento “a tutti coloro con cui ho lavorato – conclude Rossi – non solo negli anni in cui ho fatto parte del Direttorio della Banca d’Italia e dell’IVASS, ma anche in quelli trascorsi da dipendente della Banca: prima in filiale, a Milano, a occuparmi di vigilanza, poi nel Servizio Studi, come si chiamava allora, poi da segretario generale. La mia contentezza, il mio orgoglio, è di essere appartenuto a due Istituzioni in cui i principi della competenza, della serietà, dell’onestà, del senso di servizio pubblico, sono stati tenuti nella massima considerazione”.