Condividi

Bankitalia rivede al rialzo Pil 2025 e 2026, ma conferma lo 0,6% per 2024: “Su proiezioni pesano incertezze globali”

Il calo dei tassi e le misure espansive programmate dal governo nel Psb spingono la Banca d’Italia a ritoccare al rialzo le stime sulla crescita 2025-2026, con il Pil che salirebbe cumulativamente del 2,2% ma per quest’anno la stima del Pil è poco più della metà di quello del Governo

Bankitalia rivede al rialzo Pil 2025 e 2026,  ma conferma lo 0,6% per 2024: “Su proiezioni pesano incertezze globali”

Bankitalia conferma la previsione di crescita del Pil per il 2024, pari a +0,6%, mentre ritocca al rialzo dello 0,1% le stime sul 2025 e 2026, portandole rispettivamente a +1% e +1,2%. Le nuove cifre sono contenute in un riquadro nell’ultimo bollettino economico e per il prossimo biennio, rispecchiano le attuali previsioni del governo, mentre per quanto riguarda l’anno in corso sono inferiori alla stima di Palazzo Chigi (+1%) dato che via Nazionale ha tenuto conto della recente revisione dei dati di contabilità nazionale dell’Istat.

Le revisioni, rispetto alle stime precedenti, che risalivano a giugno, riflettono “l’impatto delle misure espansive delineate nel Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psb) e gli effetti di ipotesi più favorevoli sulle condizioni finanziarie”, spiega via Nazionale che sottolinea che le nuove stime di crescita sono corrette per il numero di giorni lavorativi. 

Senza questa correzione, spiega Bankitalia, il Pil crescerebbe dello 0,8 per cento nel 2024, dello 0,9 per cento nel 2025 e dell’1,3 per cento nel 2026. 

Bankitalia: “Incertezza globale molto elevata”

In Italia l’attività verrebbe sostenuta “principalmente dai consumi, sospinti dal recupero dei redditi reali – prosegue Bankitalia – e dalle esportazioni, in presenza di un aumento della domanda estera”. Invece un effetto freno dovrebbe derivare dell’indebolimento degli investimenti in abitazioni dovuto al ridimensionamento degli incentivi all’edilizia residenziale. 

Nei dettagli, secondo gli economisti della Banca d’Italia, i consumi e l’export acquisiranno maggior vigore dal 2025, spinti dalla ripresa del potere d’acquisto delle famiglie e del commercio internazionale. Al contrario, sugli investimenti continueranno a pesare i costi di finanziamento ancora elevati e del ridimensionamento degli incentivi legati al settore edilizio. Il Pnrr continuerà ad essere un fattore di stimolo.

Rispetto allo scorso giugno il bollettino rivede al ribasso i consumi delle famiglie nel 2024 (da +0,2% a -0,1%), mentre nel 2025 dovrebbero crescere dell’1,2% e nel 2026 dell’1,3%. L’ export diminuirebbe lievemente quest’anno e tornerebbe a crescere gradualmente nel prossimo biennio, beneficiando della ripresa della domanda estera. Le importazioni, dopo la forte caduta della prima metà del 2024, aumenterebbero a tassi in media analoghi a quelli delle vendite all’estero nel prossimo biennio. 

Bankitalia avverte che sulle proiezioni “grava un’incertezza a livello globale molto elevata. La debolezza dell’economia cinese, i perduranti conflitti in Ucraina e Medio Oriente e un possibile inasprimento delle tensioni commerciali internazionali potrebbero ostacolare la ripresa del commercio mondiale e tradursi in un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese. La domanda interna – si legge – potrebbe inoltre risentire in misura maggiore di quanto atteso di condizioni monetarie e finanziarie ancora restrittive, nonché del progressivo ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni”.

Produzione industriale in calo nel terzo trimestre

Secondo il Bollettino economico della Banca d’Italia, la produzione industriale nel terzo trimestre ha registrato un nuovo calo. “Le nostre stime per settembre, basate su un ampio insieme di indicatori quantitativi e qualitativi, suggeriscono un calo dell’attività industriale nel complesso dell’estate, meno marcato rispetto al trimestre precedente. Vi contribuiscono le prospettive incerte sulle esportazioni e la debolezza del ciclo manifatturiero nell’area dell’euro, in particolare in Germania” scrivono gli economisti di via Nazionale. Nel secondo trimestre la produzione industriale aveva registrato una flessione di poco inferiore all’1 per cento.

Commenta