Lo scenario programmatico del Def per il triennio 2017-2019 “non può dirsi implausibile sulla base dell’attuale situazione congiunturale, ma resta il rischio di evoluzioni meno favorevoli”. Lo ha detto il vice direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, nel corso dell’audizione a Montecitorio sul Documento economia e finanza 2016, davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Le tensioni geopolitiche – ha sottolineato – potrebbero ripercuotersi sulla fiducia di famiglie e imprese. I mercati finanziari restano soggetti a una forte volatilità”.
BENE OBIETTIVO RIDUZIONE DEBITO MA MARGINI NON SONO AMPI
Secondo Signorini, “il Def ha definito l’inversione della dinamica de debito rispetto al prodotto come ‘obiettivo strategico del Governo’. È un fatto positivo e importante che, nonostante il peggioramento delle proiezioni di crescita, sia stato confermato l’obiettivo di avviare la riduzione del debito a partire da quest’anno. Ma i margini non sono ampi. Se si vuole mantenere e consolidare la fiducia dei mercati è importante conseguire nel corso del tempo una riduzione del debito chiara, visibile e progressiva”.
VALUTARE TAGLIO PERMANENTE CUNEO FISCALE PER OCCUPAZIONE
Il vice direttore generale della Banca d’Italia sostiene inoltre che “andrà considerata con attenzione l’opportunità di prevedere riduzioni permanenti del cuneo fiscale a beneficio della crescita dell’occupazione. La nuova disciplina ha dato un contributo non trascurabile all’espansione dell’occupazione, innestandosi sulla spinta attribuibile alla ripresa ciclica e al minore costo del lavoro derivante dagli sgravi contributivi. Secondo nostre stime, la revisione della disciplina dei rapporti di lavoro ha contribuito, al pari della decontribuzione in vigore dal gennaio del 2015, a raddoppiare la probabilità che un contratto a tempo determinato venga convertito in uno a tempo indeterminato”.
PRESSIONE FISCO RESTA SUPERIORE A MEDIA DECENNIO PRECEDENTE
Signorini ha poi fatto rilevare che “la pressione fiscale, diminuita dal 43,2% del 2014 al 42,9% nel 2015, è tuttavia rimasta superiore, per circa 2,5 punti percentuali, alla media registrata nel decennio precedente la crisi dei debiti sovrani”.
OK STOP CLAUSOLE SALVAGUARDIA MA SERVONO MISURE RIGOROSE
Quanto alla disattivazione delle clausole di salvaguardia, “è condivisibile – ha aggiunto –, dato l’effetto recessivo che esse potrebbero avere in una fase di ripresa debole. Le clausole non rappresentano un commitment assoluto, tuttavia se ripetutamente disattese possono accrescere l’incertezza. Non vi è alternativa a interventi rigorosi ed efficaci sulle entrate e sulle spese”.
NECESSARIO MANTENERE STRETTO MONITORAGGIO CONTI PUBBLICI
“Nel quadro del Def, che include un programma ambizioso di privatizzazioni, il tasso minimo di crescita nominale del prodotto che consente al rapporto tra debito e Pil di scendere nel 2016 è circa il 2%, non molto al di sotto del 2,2 incluso nello scenario programmatico. Per garantire il raggiungimento dell’obiettivo sarà dunque necessario mantenere durante l’anno uno stretto monitoraggio dei conti pubblici, anche in connessione con l’evoluzione del quadro macroeconomico”, ha concluso Signorini.