La governance è un aspetto “cruciale per le banche italiane”, ed è “sicuramente migliorata”, ma “vi sono ancora margini non trascurabili di miglioramento”. Lo ha sottolineato il capo del dipartimento di Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, in occasione di un convegno all’Abi.
“Un buon board è un presidio di stabilità e una leva competitiva – ha continuato Barbagallo –, è il miglior segnale che si può dare al mercato sull’affidabilità di una banca e sulla sua capacità di tutelare adeguatamente il risparmio”.
Le disposizioni sul governo societario in via di emanazione da parte di Bankitalia, secondo Barbagallo, “si inseriscono in un percorso normativo, internazionale e europeo, che ha l’obiettivo di colmare le lacune emerse durante la crisi finanziaria. Le analisi condotte a livello internazionale sulla governance hanno fatto emergere un quadro con molte ombre (fra tutte, la mancanza di una visione e pianificazione di vertice). La risposta regolamentare è stata ampia”.
Fin qui Barbagallo ritiene che siano stati compiuti passi avanti su diversi fronti: maggiore consapevolezza sulle funzioni e responsabilità del board; più chiara distinzione tra funzioni di supervisione strategica e compiti di gestione; maggiore presenza di amministratori indipendenti.
Quanto agli ulteriori miglioramenti possibili, Barbagallo sottolinea che il numero dei componenti dei consigli “rimane in media elevato”; inoltre, “non sempre è assicurata nel board la presenza di esperienze adeguate e diversificate” e “il ruolo svolto dal Presidente non è sempre coerente con la funzione non esecutiva assegnatagli”. Ad ogni modo, i “profili di criticità più ricorrenti riguardano la presenza di figure che egemonizzano il processo decisionale e sintomi di ridotta funzionalità dell`organo amministrativo”.
Sul versante delle sofferenze, Barbagallo ricorda che “il peso elevato delle partite deteriorate nei bilanci bancari costituisce oggi il principale elemento di debolezza del sistema. Le posizioni in sofferenza rappresentano un attivo immobilizzato e infruttifero, un freno alla capacità delle banche di erogare nuovi prestiti. Ma di recente sono emersi segnali di un possibile, lieve miglioramento”.
Il flusso di nuove partite deteriorate “si è stabilizzato – ha continuato Barbagallo –, e potrebbe cominciare a ridursi nel corso dei prossimi trimestri; alcune banche hanno realizzato operazioni di cessione con investitori specializzati; presso alcuni intermediari sono state adottate iniziative volte a migliorare il processo di gestione delle partite anomale attraverso la creazione di strutture dedicate”.