Il Pil 2020 calerà dell’8%, come indicato dal governo nell’ultimo Def (Documento di economia e finanza), solo le misure anti-contagio saranno revocate a partire da giugno. In caso contrario – ad esempio per una recrudescenza dell’epidemia in autunno – il crollo sarà peggiore. È quanto sostiene la Banca d’Italia in un’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def.
“Una caduta del Pil dell’ordine di quella presentata nel Def – ha detto Eugenio Gaiotti, capo del Dipartimento Economia e statistica di Bankitalia – può essere coerente con l’ipotesi di una durata limitata delle misure di contenimento e di un loro graduale riassorbimento a partire da giugno, con una ripresa relativamente rapida nella seconda parte dell’anno”.
In questo scenario, secondo Via Nazionale, “alla flessione del Pil contribuirebbero in misura pressoché analoga l’effetto delle misure di contenimento interne e gli spillover internazionali, trasmessi mediante la caduta del commercio mondiale e dei flussi turistici. Riduzioni del Pil più ampie risulterebbero in uno scenario in cui fosse meno favorevole l’evoluzione dell’epidemia”.
In ogni caso, nella prima metà dell’anno molti indicatori indicano “un calo dell’attività economica eccezionale”, tra cui i consumi di energia e la fiducia delle imprese. “Un blocco di questa portata porta a una caduta del Pil di circa 6 punti percentuali nel primo trimestre – ha aggiunto Gaiotti – e verosimilmente più accentuata nel secondo; un recupero potrebbe aver luogo nella seconda metà dell’anno”.
La Banca d’Italia sottolinea quindi che l’incertezza sulla durata della pandemia di coronavirus “rende estremamente difficile la quantificazione delle sue conseguenze economiche, ma tutti gli scenari indicano ripercussioni molto forti, che si estenderanno oltre il breve periodo. Questa incertezza può pesare in maniera prolungata sugli investimenti e sui consumi. I tempi del recupero dipenderanno in primo luogo dall’evoluzione del contagio, ma un ruolo essenziale avrà l’efficacia delle politiche di sostegno”.
In riferimento alle misure adottate dal governo, Gaiotti ha detto che si tratta di interventi “appropriati nell’entità e nel disegno alla fase dell’epidemia in cui sono state varate: stanno contribuendo a contrastare le ripercussioni sulle famiglie e a evitare una crisi di liquidità delle imprese che avrebbe avuto conseguenze assai gravi. Passata l’emergenza, l’azione pubblica sarà necessaria anche per assicurare il rilancio dell’economia”.
Secondo Bankitalia “è condivisibile la valutazione espressa nel Def, secondo cui l’economia avrà bisogno di un adeguato periodo di sostegno e rilancio, durante il quale politiche di bilancio restrittive sarebbero controproducenti. Allo stesso tempo, come sottolinea il Documento, non va trascurata l’elaborazione di una strategia di lungo periodo dalla quale dipende anche la riduzione del rapporto tra debito pubblico e Pil”.
La situazione sarà particolarmente complessa perché, “secondo le stime del quadro tendenziale del Def, nell’anno in corso rispetto al 2019 le entrate complessive calerebbero di quasi il 6%: una tale flessione sarebbe senza precedenti almeno negli ultimi 50 anni. E nel 2021 solo una parte della perdita di gettito sarebbe recuperata. Infatti, escludendo le entrate derivanti dall’attivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette, le previsioni del quadro tendenziale del Def indicherebbero un gettito complessivo nel 2021 superiore di circa il 4% di quello del 2020″.
Infine, “la sostenibilità del debito – ha concluso Gaiotti – non è alterata da uno shock temporaneo, anche di ampia portata, in presenza di una strategia credibile per i conti pubblici e per la crescita dell’economia, che garantisca nel medio termine un’evoluzione favorevole del differenziale tra la dinamica del prodotto e l’onere medio del debito. Questo richiederà il contributo di tutte le politiche economiche e di tutte le componenti dell’economia”.