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Bankitalia, Draghi: l’Italia non è un Paese per giovani

LA BASSA CRESCITA DEL PAESE E’ LEGATA ANCHE ALLE SCARSE POSSIBILITA’ OFFERTE AI GIOVANI

Il futuro non è più quello di una volta. “Le difficoltà incontrate dalle giovani generazioni devono preoccuparci. La crisi che dal 2008 ha colpito l’economia mondiale ha acuito drammaticamente il problema, perché i giovani sono fra coloro che ne subiscono i contraccolpi più forti. Si stanno sprecando risorse preziose: stiamo mettendo a repentaglio non solo il loro futuro ma quello del Paese intero”. Questo l’allarme lanciato dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che oggi è intervenuto al seminario per la sussidiarietà a Saertano (Siena). E’ stato questo uno degli ultimi discorsi del banchiere romano nelle vesti di banchiere centrale italiano. Fra meno di un mese, per la precisione dal primo novembre, si trasferirà a Francoforte per passare alla guida della Bce.

“Soprattutto nel nostro Paese – ha sottolineato Draghi – le prospettive di reddito delle nuove generazioni sono più che mai incerte. Il loro contributo alla crescita è frenato in vario modo dai nodi strutturali che strozzano la nostra economia”. Uno dei problemi più gravi è il mancato utilizzo “del loro patrimonio di conoscenza, della loro capacità di innovazione. La bassa crescita dell’Italia negli ultimi anni è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni di contribuire allo sviluppo economico e sociale”.

LA FAMIGLIA E’ UN RIFUGIO: C’E’ UN PROBLEMA DI EQUITA’, I REDDITI DEI FIGLI SONO LEGATI A QUELLI DEI GENITORI

Di fronte a uno scenario così desolante, l’unico rifugio trovato da molti giovani è quello del nido familiare, che secondo il governatore “costituisce anche un riparo dalle temperie dell’economia”. Quanto alla possibilità di migliorare il proprio tenore di vita, questa non appare più come una meta raggiungibile “tramite l’accumulazione di risorse collegate al proprio lavoro, come accadeva più frequentemente cinquant’anni fa, quando i patrimoni familiari erano modesti e i tassi di crescita del reddito elevati”. Di conseguenza “si generano problemi di equità”, perché “per alcuni giovani una maggiore rilevanza della ricchezza ereditata può costituire una forma di compensazione rispetto alle minori opportunità di guadagno”.

Il rischio è quello dell’immobilismo sociale, Draghi ricorda infatti che in Italia “il legame tra i redditi da lavoro dei genitori e quelli dei figli è tra i più stretti nel confronto internazionale”, un dato che ci avvicina più “agli Stati Uniti e al Regno Unito che ai paesi nordici e dell’Europa continentale”. Il successo “professionale di un giovane appare dipendere più dal luogo di nascita e dalle caratteristiche dei genitori che dalle caratteristiche personali come il titolo di studio conseguito”.

SI AGGRAVA LA POVERTA’ DELLE FAMIGLIE CON FIGLI

Con la crisi, inoltre, “la caduta dell’occupazione ha interessato in prevalenza i figli conviventi e quindi i nuclei familiari plurireddito”, ha spiegato ancora il governatore, sottolineando che “tra il 2007 e il 2010 il reddito equivalente, ovvero corretto per tenere conto della diversa composizione familiare, sarebbe diminuito in media dell’1,5%. Il calo sarebbe stato più forte, oltre il 3%, tra i nuclei con capofamiglia di età compresa tra i 40 e i 64 anni, proprio per le minori entrate degli altri componenti”. All’opposto, “sarebbe aumentato il reddito dei nuclei con capofamiglia di 65 e più anni”. Nel complesso, “la condizione di povertà economica delle famiglie con figli si è aggravata”.

BISOGNA RIMUOVERE OSTACOLI ALLA CONCORRENZA E ALL’ATTIVITA’ ECONOMICA

Per invertire questa tendenza, secondo Draghi, è assolutamente fondamentale “occorre rimuovere una serie di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, definire un più favorevole contesto istituzionale per l’attività delle imprese, promuovere una maggiore accumulazione di capitale fisico e di capitale umano”.


Allegati: Intervento del prof Mario Draghi.pdf

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