L’economia italiana è ancora in difficoltà, ma il debito pubblico rimane sostenibile e – come dimostrato dagli stress test Bce – il sistema bancario è solido, anche se la stretta del credito alle imprese continuerà nel 2015. Quanto all’Eurozona, crescono i rischi legati alla stagnazione e alla bassa inflazione. Queste le principali considerazioni che emergono dal rapporto della Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria.
DEBITO SOSTENIBILE
“Il protrarsi delle difficoltà dell’economia, eccezionali per durata e profondità, e l’esigenza di evitare una spirale recessiva della domanda hanno indotto il governo a rivedere il profilo temporale del riequilibrio delle finanze pubbliche”, rinviando il pareggio al 2017, ricorda Bankitalia: “In prospettiva, alla sostenibilità del debito contribuisce la dinamica delle principali voci di spesa, che rimane contenuta; la velocità di aggiustamento del rapporto tra debito pubblico e Pil dipenderà soprattutto dal ritmo di crescita del prodotto nominale”.
BANCHE SOLIDE, MA CREDIT CRUNCH ANCHE NEL 2015
Sul versante degli istituti di credito, secondo Palazzo Koch i risultati degli stress test “mostrano una tenuta complessiva dei bilanci delle banche oggetto dell’esercizio, nonostante le forti tensioni cui sono stati sottoposti negli ultimi anni”. Nei primi nove mesi di quest’anno le banche italiane hanno ceduto “attraverso cessioni o cartolarizzazioni, crediti in sofferenza per quasi 3 miliardi”, si legge ancora nel testo.
Sempre sul fronte dei prestiti, la contrazione si attenua ma quelli “alle società non finanziarie continuerebbero a diminuire anche nel 2015 – prosegue il rapporto -, seppur con intensità decrescente”, tanto che potrebbero riprendere “a crescere alla fine del 2015”. La contrazione dei mutui alle famiglie “dovrebbe invece interrompersi già nel primo trimestre del prossimo anno”.
FAMIGLIE SOLIDE, PICCOLE IMPRESE PIU’ A RISCHIO
In generale, l’istituto centrale sottolinea che le condizioni finanziarie delle famiglie italiane “sono solide”, mentre le piccole aziende, “in media meno patrimonializzate, restano più esposte ai rischi derivanti dalla congiuntura e dalle difficoltà di accesso al credito. In presenza di una debole dinamica del reddito, alla modesta ripresa dei consumi delle famiglie ha corrisposto una flessione del risparmio. La ricchezza finanziaria è aumentata per effetto dell’incremento dei prezzi dei titoli in portafoglio. I bassi tassi d’interesse contribuiscono a mantenere contenuta la vulnerabilità delle famiglie indebitate e la quota dei nuclei familiari finanziariamente fragili crescerebbe in misura limitata anche a fronte di shock macroeconomici severi e di rialzi dei tassi”.
Il protrarsi della debolezza dell’economia – avverte Via Nazionale – costituisce “il principale fattore di rischio per le imprese. È in atto un graduale riequilibrio della struttura finanziaria: si riduce il debito e aumenta il ricorso al mercato. Tra le aziende più grandi e tra quelle maggiormente orientate ai mercati esteri sono emersi segnali di miglioramento delle condizioni economiche”.
EUROZONA IN PERICOLO: STAGNAZIONE E BASSA INFLAZIONE
A pesare sull’Italia è anche l’andamento generale di Eurolandia, che oscilla tra la crescita al lumicino e lo spettro della deflazione. Nella zona euro “il protrarsi della fase di stagnazione avrebbe ripercussioni negative sul sistema finanziario e sui conti pubblici – conclude Bankitalia -. Aumentano i rischi per la stabilità finanziaria derivanti dalla perdita di vigore della crescita e dai persistenti bassi livelli di inflazione. In questo quadro, valori eccessivamente ridotti dell’inflazione rendono più difficoltoso il processo di riassorbimento del debito, pubblico e privato, e implicano un inasprimento delle condizioni monetarie, con effetti negativi su consumi e investimenti”.