La Banca d’Italia vede una ripresa più solida per l’Italia grazie alle recenti riforme del governo, ma bacchetta Renzi sulla parte della manovra dedicata all’abolizione della Tasi. E’ in sostanza quanto emerge dal Bollettino economico, secondo il quale la riduzione delle imposte avviata dal Governo “è coerente con l’esigenza di diminuire l’elevata pressione fiscale che costituisce un freno alla crescita. Gli interventi più direttamente efficaci ai fini di un incremento del potenziale dell’economia sono quelli di riduzione del carico gravante sui fattori della produzione”. Via Nazionale, che in passato si era espressa a favore di una moderata imposta sulla casa, in linea con altri paesi europei, nello stesso Bollettino esprime invece scetticismo sull’eliminazione della tassazione sulla prima casa decisa dal Governo: “Potrebbe avere effetti circoscritti sui consumi”.
In ogni caso secondo Bankitalia migliorano le prospettive per l’economia italiana: “La ripresa dei consumi e il graduale riavvio degli investimenti, dopo anni di flessione della domanda interna, stanno contribuendo all’espansione del prodotto”. L’economia, spiega il Bollettino, dall’inizio dell’anno “ha ripreso a crescere a ritmi intorno all’1,5% in ragione d’anno” e segnali più recenti indicano che anche il terzo trimestre avrà lo stesso passo. Via Nazionale promuove quindi l’aggiornamento della stima del Governo sul Pil inserito nel Def (+0,9% dal precedente +0,7%). Il dato, afferma, è coerente con l’andamento della congiuntura che mostra, per la domanda interna, “un quadro più favorevole di quanto atteso in precedenza”.
A beneficiare in particolar modo degli interventi del Governo è la crescita dell’occupazione, che viaggia “a ritmi significativi” quest’anno “grazie ai recenti provvedimenti del Governo in tema di decontribuzione e di riforma del mercato del lavoro”. “Gli sgravi contributivi – argomenta il Bollettino emesso oggi – sui neoassunti con contratto a tempo indeterminato e, in misura minore, la nuova disciplina del licenziamento individuale prevista dal Jobs Act hanno indotto una significativa ricomposizione delle assunzioni a favore di forme contrattuali stabili”. Il Bollettino aggiunge che il tasso di disoccupazione è tornato a scendere e che c’è un cauto ottimismo delle imprese sull’occupazione.
Bankitalia è anche intervenuta sul caso della Volkswagen, che inevitabilmente ha portato un nuovo elemento di incertezza per le economie europee oltre ad aver inciso sull’andamento delle borse e sul clima di fiducia in Germania. Il documento emesso dall’istituto centrale scrive che è difficile quantificare oggi le possibili ripercussioni dello scandalo della casa di Wolfsburg. “Dipenderanno dagli effetti sul settore auto nel suo complesso, che ha finora contribuito in misura determinante alla ripresa ciclica, sull’industria tedesca e sull’indotto nei diversi paesi, oltre che sulle aspettative degli investitori e dei consumatori”.
Il recente scandalo Volkswagen, aggiunge il Bollettino, “potrebbe avere ripercussioni sulle imprese italiane che operano nel settore della componentistica; l’entità di tali ripercussioni dipenderà dalle conseguenze della vicenda sul settore automobilistico tedesco nel suo complesso. La Germania costituisce il mercato di destinazione di una quota compresa tra il 20 e il 25% per cento della filiera automotive italiana”. Il rapporto cita inoltre i dati Anfia secondo i quali nel 2014 Volkswagen ha acquistato componenti prodotti da aziende italiane per 1,5 miliardi (pari al 7,7% del totale di esportazioni della filiera).