I dazi di Trump che peggiorano le prospettive di crescita. Il Pil dell’Italia in aumento, sì, ma moderato. L’inflazione in rialzo anche se – nelle stime – “contenuta“. Il Bollettino economico di Bankitalia relativo ad aprile 2025 disegna un quadro da analizzare attentamente.
Bankitalia: cosa accade con la guerra dei dazi?
L’annuncio statunitense di un drastico aumento dei dazi, seguito da una loro parziale e temporanea sospensione, ha provocato forti e repentine reazioni nei mercati finanziari. Le decisioni sui dazi hanno acuito significativamente l’incertezza, con possibili ripercussioni negative sul quadro congiunturale che iniziava a segnalare una stabilizzazione dell’attività economica dopo lo shock energetico e le politiche necessarie a contenerne gli effetti sui prezzi.
In un contesto di incertezza eccezionalmente elevata, l’attività economica globale ha mostrato segni di rallentamento. La crescita si è indebolita negli Stati Uniti e stenta a rafforzarsi in Cina. Il 2 aprile l’amministrazione statunitense ha annunciato un drastico aumento dei dazi verso quasi tutti gli altri Paesi, commisurato al loro avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti. Si tratta di una netta cesura rispetto alle politiche adottate finora, che potrebbe avere ripercussioni pesanti sull’economia globale e sulla cooperazione internazionale.
L’espansione del Pil mondiale, già rivista al ribasso nelle proiezioni formulate dall’Ocse prima del 2 aprile, potrà risentire significativamente degli effetti diretti e indiretti dei nuovi dazi e dell’incertezza connessa con le politiche commerciali restrittive.
Bankitalia: l’inasprimento dei dazi acuisce i rischi, ecco perché
Secondo le stime di Bankitalia in Italia il prodotto aumenterà dello 0,6% nell’anno in corso, dello 0,8 nel prossimo e dello 0,7 nel 2027. Lo scenario include una prima e necessariamente parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti, ma non tiene conto degli impatti di eventuali misure ritorsive, delle possibili conseguenze sui mercati internazionali, della temporanea e parziale sospensione annunciata il 9 aprile. Il Pil sarà frenato dalla domanda estera per effetto dei dazi; sarà invece sostenuto dall’espansione dei consumi, favorita dal buon andamento dei redditi reali. Gli investimenti beneficeranno delle misure del Pnrr, ma saranno penalizzati dall’incertezza connessa con le tensioni commerciali, oltre che dagli effetti del venir meno degli incentivi all’edilizia residenziale. Si valuta che l’inflazione al consumo si manterrà su valori intorno all’1,5 per cento sia nel 2025 sia nel 2026, per salire al 2,0 nel 2027.
Su queste prospettive grava la possibilità di ricadute più accentuate dell’inasprimento delle politiche commerciali. La crescita potrebbe risentire in modo particolarmente pronunciato di eventuali misure ritorsive, di ulteriori aumenti dell’incertezza, nonché di tensioni prolungate sui mercati finanziari, da cui potrebbero derivare un forte rallentamento della domanda estera e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese.
L’esposizione delle esportazioni italiane ai dazi Usa
L’esposizione delle imprese italiane al mercato statunitense è significativa, ma alcune caratteristiche strutturali, quali la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e la buona profittabilità degli esportatori, potrebbero attenuare le ricadute dirette più sfavorevoli dell’inasprimento dei dazi, almeno nel breve periodo. Conseguenze più gravi potrebbero emergere in caso di forti ripercussioni delle restrizioni commerciali sulla domanda globale e sui mercati finanziari.
Secondo la Banca d’Italia, l’export verso gli Stati Uniti, diretto e indiretto, rappresenta l’8,1% del valore aggiunto della manifattura italiana e circa l’1,2% del PIL nazionale.
Bankitalia: cosa fa il Pil dell’Italia?
Secondo le valutazioni di Bankitalia, il Pil dell’Italia è aumentato in misura moderata nei primi mesi dell’anno. L’attività economica è stata sospinta dalla dinamica dei consumi, a sua volta favorita dalla tenuta dell’occupazione e dall’incremento delle retribuzioni. Resta comunque debole l’andamento degli investimenti in beni strumentali, anche a causa del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e di condizioni di finanziamento ancora restrittive. L’attività è stata sostenuta dai servizi; la manifattura ha segnato un lieve miglioramento, ma in prospettiva potrà subire le ripercussioni dei nuovi dazi e, più in generale, dell’instabilità del contesto internazionale. Nelle costruzioni, lo stimolo fornito dalla progressiva realizzazione delle opere del Pnrr ha compensato la riduzione nel comparto abitativo, conseguente al venire meno dei generosi incentivi alla riqualificazione degli immobili residenziali.
Bankitalia: quale andamento per l’inflazione?
Nei primi mesi del 2025 il rincaro dell’energia ha fatto salire lievemente l’inflazione, al 2,1% in marzo. Quella dei servizi, più elevata dell’inflazione complessiva, sta gradualmente diminuendo. Con il decreto “bollette” il Governo ha introdotto agevolazioni per mitigare l’aumento del costo dell’energia di famiglie e imprese. Per l’anno in corso le aziende prefigurano rialzi contenuti dei propri listini.
Il recente andamento dei prezzi del gas naturale in Europa
Dopo un 2024 in graduale rialzo, a inizio 2025 i prezzi del gas in Europa sono marcatamente cresciuti, per poi ridiscendere su valori comunque superiori a quelli di un anno fa. Tali andamenti sono attribuibili a fattori sia di offerta sia di domanda. Il mercato potrebbe rimanere volatile a causa del livello degli stoccaggi più contenuto rispetto agli ultimi anni.
L’impatto dei recenti aumenti contrattuali sulla dinamica retributiva
In Italia nel 2024 la crescita delle retribuzioni contrattuali è stata sostenuta, tuttavia i salari restano ancora inferiori di circa l’8 per cento in termini reali rispetto ai livelli del 2021. Secondo un indicatore elaborato dalla Banca d’Italia e basato sui soli contratti collettivi in vigore, la dinamica salariale sarà ancora elevata nel primo trimestre del 2025 ma si attenuerà nei mesi successivi.
L’offerta e la domanda di credito dall’inizio della fase di allentamento della politica monetaria
Dopo il marcato irrigidimento osservato fino ai primi mesi del 2024, la graduale riduzione dei tassi avviata nello scorso giugno ha portato a un lieve allentamento dei criteri di offerta del credito da parte delle banche italiane, concentrato soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno. Sul fronte della domanda, le imprese mostrano timidi segnali di ripresa.