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Bankitalia cauta sulla crescita: il costo del credito fa diminuire i prestiti. Turismo, aumento prezzi frena il calo dell’inflazione

Carlo Musilli - FIRSTonline

La stretta monetaria continua a incidere sul costo del credito. A dirlo è la Banca d’Italia nel suo Bollettino economico trimestrale. “La flessione dei prestiti alle imprese prosegue, seppure attenuandosi; vi contribuiscono non solo una domanda di finanziamento modesta, per via degli alti tassi di interesse e della debolezza degli investimenti, ma anche criteri di offerta restrittivi a causa della diffusa percezione del rischio”. Nel dettaglio, gli economisti di via Nazionale rilevano come i prestiti alle imprese abbiano continuato a contrarsi in maggio (-1,1% sui tre mesi e in ragione d’anno), seppure meno intensamente rispetto a febbraio. La flessione resta più marcata per le aziende delle costruzioni e della manifattura. La diminuzione dei finanziamenti alle famiglie si è attenuata (-0,5%); i mutui per l’acquisto di abitazioni hanno ristagnato.

Banca d’Italia, cosa dice il Bollettino economico trimestrale

Il documento trimestrale diffuso dalla Banca d’Italia, aggiunge che secondo la recente indagine, sempre di via Nazionale, sulle aspettative di inflazione e crescita delle imprese, emerge che “la fase di irrigidimento delle condizioni di accesso al credito in atto dal 2021 si è interrotta; le condizioni sono rimaste stabili su livelli restrittivi e si manterrebbero invariate anche nel terzo trimestre”. Altra osservazione degli economisti della Banca d’Italia nel Bollettino economico riguarda il fatto che la riduzione dei prestiti bancari alle aziende si sia associata a una crescita delle emissioni lorde di obbligazioni, a fronte della sostanziale stabilità dei rimborsi: le emissioni nette sono state pari a 4,2 miliardi (da 1,1 nel quarto trimestre del 2023). Il finanziamento netto mediante capitale di rischio è risultato invece contenuto. Nel secondo trimestre, in base a dati preliminari, le emissioni nette delle società non finanziarie sono rimaste sostenute. Dalla metà di febbraio i rendimenti delle obbligazioni delle società non finanziarie italiane si sono mantenuti sostanzialmente invariati.

Bankitalia, l’inflazione resta contenuta

“L’inflazione al consumo si collocherà su valori contenuti, all’1,1 per cento quest’anno e a poco più dell’1,5 per cento nella media del biennio 2025-26″. Lo afferma Bankitalia nel Bollettino economico confermando le stime sui prezzi già diffuse in precedenza. “Negli ultimi mesi – si legge nel Bollettino -l’inflazione complessiva è rimasta su valori bassi e la componente di fondo si è ridotta lievemente. La disinflazione si è confermata più lenta per i servizi, per effetto sia delle componenti i cui listini si adeguano con ritardo all’andamento dell’indice generale, sia delle voci connesse con il turismo, per le quali la domanda resta elevata”, afferma Via Nazionale.

Bankitalia, prezzi turismo frenano il calo dell’inflazione

Gli aumenti nel comparto del turismo in Italia sono “nettamente superiori” all’inflazione media dei servizi e contribuiscono a frenare il calo dei prezzi in atto nel nostro Paese che segna un +1,1%, sotto quindi l’obiettivo del 2% della Bce. Lo afferma la Banca d’Italia nel bollettino economico secondo cui “anche per effetto della ripresa della domanda, dall’estate del 2022 in Italia l’inflazione relativa alle attività turistiche (alloggi, ristoranti, pacchetti vacanze e trasporti) è stata nettamente superiore a quella media dei servizi”. Un divario progressivamente ridotto nei primi sei mesi del 2024, ma che resta ancora positivo.

Bankitalia, previsioni Pil Italia: +1,1% nel 2026

“Nel primo trimestre di quest’anno – prosegue Bankitalia – il Pil ha segnato un’espansione sul periodo precedente pari allo 0,3 per cento. Il principale sostegno alla crescita è derivato dalla domanda estera netta, per effetto sia dell’incremento delle esportazioni (0,6 per cento, in particolare quelle dei servizi alle imprese) sia del calo delle importazioni (-1,7 per cento). I consumi delle famiglie sono tornati a salire, recuperando solo parte della netta flessione del trimestre precedente. Gli investimenti fissi lordi hanno rallentato: l’aumento della spesa in costruzioni, ancora sostenuto ma meno marcato rispetto agli ultimi mesi del 2023, si è associato a una decisa diminuzione della spesa per impianti, macchinari e beni immateriali. Infine, dopo aver sottratto quasi un punto e mezzo al prodotto nella media del 2023, la variazione delle scorte ha di nuovo fornito un contributo negativo alla dinamica del Pil (-0,7 punti percentuali)”.

“Sulla base di nostre stime, nel secondo trimestre l’attività economica avrebbe continuato ad aumentare a un ritmo moderato, ancora sostenuta dalla crescita dei servizi, in particolare nelle componenti legate al turismo, mentre sarebbe proseguita la flessione della produzione manifatturiera. Il valore aggiunto delle costruzioni sarebbe sceso, in connessione con la riduzione dei benefici fiscali legati al Superbonus. Dal lato della domanda, la prosecuzione dell’espansione delle esportazioni e del recupero dei consumi si sarebbe associata a un andamento meno favorevole degli investimenti. L’indicatore Ita-coin, che depura la crescita dalla volatilità congiunturale, si è mantenuto su livelli prossimi allo zero nella media del secondo trimestre. In base alle nostre proiezioni macroeconomiche più recenti, il prodotto aumenterebbe dello 0,6 per cento nel 2024 (0,8 senza considerare la correzione per le giornate lavorative), dello 0,9 nel 2025 e dell’1,1 nel 2026″.

Nel 2024 +2,2% il commercio mondiale di beni e servizi

Il volume degli scambi commerciali mondiali “è cresciuto a ritmi modesti nel primo trimestre. Emergono tuttavia segnali di rafforzamento: da aprile i Pmi globali relativi ai nuovi ordinativi esteri sono aumentati, collocandosi nella media del secondo trimestre al di sopra della soglia di espansione per la prima volta da oltre due anni. Da maggio i costi di trasporto marittimo sono risaliti, superando i livelli raggiunti all’inizio dell’anno a seguito degli attacchi delle milizie Huthi nel Mar Rosso; ha influito su tale andamento una crescita di ordini precauzionali motivati dal timore che il perdurare del conflitto nel Mar Rosso e l’acuirsi delle tensioni geopolitiche portino a interruzioni dei servizi in estate, stagione di picco per i trasporti. In base a nostre stime il commercio mondiale di beni e servizi aumenterà del 2,2 per cento quest’anno (da 0,6 nel 2023), un ritmo inferiore a quanto registrato nel quinquennio precedente la pandemia (3,2 per cento) e alle stime di crescita del prodotto mondiale per l’anno in corso”.

Conti pubblici, per l’Italia verso procedura Ue

“La Commissione europea ha annunciato che raccomanderà l’apertura di procedure per i disavanzi eccessivi nei confronti di cinque paesi dell’Area Euro, tra cui l’Italia. Per il nostro paese la Commissione stima infatti che il rapporto tra disavanzo e Pil, sebbene in forte contrazione rispetto al 7,4% del 2023, resterà al di sopra della soglia del 3% sia nell’anno in corso sia nel prossimo”. Lo rileva Bankitalia nel Bollettino economico, segnalando che in cinque mesi il fabbisogno delle PA è stato di circa 72 miliardi, in linea con quello del periodo corrispondente del 2023, influenzato anche dall’utilizzo in compensazione di un ampio ammontare di crediti di imposta per l’edilizia maturati negli ultimi anni, già contabilizzati nel deficit.

Secondo le stime Istat a inizio luglio, il deficit del primo trimestre sarebbe stato dell’8,8% del Pil, in calo di quasi 3 punti su anno, riflettendo la contrazione dell’incidenza sul Pil della spesa primaria. A maggio il debito delle PA è stato pari a 2.919 miliardi, circa 56 in più rispetto alla fine dello scorso anno. Nel del 2024 il debito aumenterebbe di quasi 120 miliardi sia secondo il quadro tendenziale del Def 2024, sia nelle più recenti previsioni della Ue.

Sovracapacità produttiva Cina, sale la dipendenza Ue

“Recentemente Stati Uniti e Unione europea hanno annunciato aumenti dei dazi sulle importazioni dalla Cina di prodotti legati alla transizione energetica. Queste misure tariffarie sono state adottate in risposta agli ingenti sussidi pubblici cinesi a supporto di diverse produzioni manifatturiere. Tali sussidi amplificano infatti l’eccesso di capacità produttiva in Cina (overcapacity), che si riversa nei mercati esteri con l’offerta di prodotti a prezzi più bassi rispetto a quelli delle imprese concorrenti. La questione dell’overcapacity chiama in causa temi tra loro interconnessi: 1) gli squilibri strutturali che caratterizzano le economie pianificate, come quella cinese; 2) il rafforzamento delle politiche di stimolo al comparto manifatturiero adottate in Cina a seguito della crisi del settore immobiliare; 3) la posizione dominante del paese nella produzione di tecnologie verdi e il contributo sottostante dei sussidi pubblici. Il modello di crescita cinese continua a presentare evidenti squilibri strutturali”.

“La quota di investimenti fissi sul Pil è considerevolmente superiore a quella osservata non solo nelle maggiori economie avanzate, ma anche in altri Paesi emergenti in rapida crescita, come Brasile o India. Per contro, la quota di consumi sul prodotto è tra le più basse nel confronto internazionale. La combinazione di forti investimenti aggregati e di consumi deboli si riflette in un ampio surplus commerciale che ha raggiunto livelli elevati rispetto al Pil mondiale

Energia, prezzi gas in risalita per vivace attività Asia

“Il prezzo del Brent ha registrato ampie oscillazioni. In aprile e maggio le quotazioni erano scese grazie al ridimensionamento dei rischi di un inasprimento delle tensioni tra Iran e Israele; in seguito sono risalite (attorno agli 85 dollari al barile), risentendo principalmente della decisione dei paesi aderenti al cartello Opec+ di prorogare fino al 2025 i tagli volontari alla produzione concordati per il 2023 e il 2024. Secondo le proiezioni più recenti della Iea e degli analisti privati, il mercato petrolifero mostrerebbe un lieve deficit di offerta per la seconda metà del 2024“, sottolinea ancora la Banca d’Italia.

“Il prezzo di riferimento del gas naturale per i mercati europei (Title transfer facility, Ttf) è tornato a salire, al di sopra dei 30 euro per megawattora. Nonostante le scorte elevate, le quotazioni sono state sospinte dalla vivacità dell’attività mondiale, soprattutto in Asia, nonché da molteplici fattori tecnici, tra cui il prolungamento di lavori di manutenzione nei gasdotti norvegesi e l’arresto di alcuni impianti di gas naturale liquefatto in Asia. Ha contribuito anche – prosegue Bankitalia – una maggiore richiesta energetica per il condizionamento degli edifici, connessa con le previsioni di ondate di calore in Europa e in Asia”.

Pnrr, attuazione al Sud più lenta

In Italia “il raggiungimento degli obiettivi qualitativi e quantitativi previsti dal Pnrr per ogni semestre procede in linea con quanto concordato a livello europeo”, sebbene “emergano alcune criticità, soprattutto nel Mezzogiorno”. Lo rileva la Banca d’Italia in un riquadro del Bollettino economico. Sulla base dei dati più aggiornati delle Casse edili, evidenzia Bankitalia, per il 36 per cento delle gare bandite entro dicembre 2023 era stata avviata la fase esecutiva, i lavori erano conclusi nel 18 per cento dei casi, mentre per il restante 18 risultavano ancora in corso, spesso con ampi ritardi rispetto alle tempistiche stimate.

“Lo stato di avanzamento dei lavori – si sottolinea – è più lento nel Mezzogiorno. La maggior parte delle opere pubbliche finanziate o cofinanziate dal Pnrr era collegata alle missioni 2 e 33, che incidono per oltre il 60 per cento sulle assegnazioni e che includono anche progetti già in essere e per i quali il Pnrr ha finanziato il completamento. Gran parte dei bandi, per lo più quelli di dimensione medio-piccola, sono stati pubblicati dalle Amministrazioni pubbliche territoriali e in particolare dai Comuni (79%). Le amministrazioni centrali hanno invece gestito solo il 6 per cento delle gare, che però – data la loro maggiore dimensione – assorbono il 41 per cento dell’importo totale. Relativamente alle sole gare gestite dalle Amministrazioni centrali per le quali si dispone di informazioni sulle esecuzioni, i lavori aggiudicati e quelli già in corso rappresentavano rispettivamente oltre due terzi e più della metà dell’importo complessivo messo a bando. Lo scorso dicembre il Consiglio della Ue ha approvato la proposta di revisione del Piano da parte dell’Italia, che ha determinato l’introduzione di una nuova missione dedicata agli interventi relativi al programma RepowerEu, al quale sono stati destinati oltre 11 miliardi, e il definanziamento parziale o totale di alcune misure, per le quali il dl 19/2024 delinea coperture alternative”.

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