L’incertezza globale continua a pesare sulla crescita economica mondiale, e l’Europa non fa eccezione, con una manifattura debole e scambi ridotti. Fabio Panetta, governatore di Bankitalia, durante la presentazione del bilancio annuale dell’istituto, ha sottolineato come le politiche economiche adottate dagli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, stiano rendendo più difficile tracciare un percorso chiaro per la politica monetaria. La lotta all’inflazione, ha avvertito Panetta, “non può dirsi ancora conclusa”, una realtà che emerge dopo mesi in cui, insieme alle “colombe” della Bce, aveva spinto per una riduzione più rapida dei tassi di interesse.
Ora però, avverte il numero uno di Via Nazionale, la politica monetaria europea si trova a dover destreggiarsi tra due incognite: da un lato, “la debolezza dell’economia europea e le tensioni geopolitiche che frenano consumi e investimenti”; dall’altro, l’“aumento dell’incertezza, dovuto agli annunci talora contraddittori sulle politiche commerciali degli Stati Uniti”, con i dazi reciproci che entreranno in vigore il 2 aprile.
Panetta: liquidità in calo nell’Eurozona
Panetta ha sottolineato che, parallelamente alla riduzione dei tassi, “nella seconda metà del 2024 sono stati ridotti i reinvestimenti dei titoli in scadenza nell’ambito del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica (Pepp)”, con una diminuzione di 7,5 miliardi di euro al mese fino alla cessazione completa del programma a fine anno. Questo, unito alla discesa dei fondi erogati alle banche, ha fatto ridurre il surplus di liquidità nell’area euro, che alla fine del 2024 è sceso di 519 miliardi rispetto al 2023, attestandosi a 2.827 miliardi.
Bankitalia: continua la contrazione del bilancio
Allo stesso tempo, il bilancio della Banca d’Italia ha continuato a contrarsi per il terzo anno consecutivo, in linea con quanto osservato nell’intero Eurosistema, con una riduzione di 149 miliardi di euro, portando l’attivo a 1.104 miliardi di euro. Come affermato dal Governatore, “dal 2021 la contrazione complessiva è stata del 28%, passando da 1.538 miliardi a 1.104 miliardi”. Panetta ha spiegato che la diminuzione dell’attivo è dovuta principalmente alla riduzione delle operazioni di rifinanziamento, in particolare le TLTRO3, scese da 150 a 23 miliardi, e alla diminuzione dei titoli detenuti a fini di politica monetaria, che sono passati da 657 a 591 miliardi. Di questi, ben 544 miliardi erano titoli di Stato italiani.
Anche il passivo ha subito una riduzione, con i depositi delle istituzioni creditizie diminuiti di 66 miliardi e il saldo debitorio di Bankitalia nel sistema Target sceso da 521 a 416 miliardi. La contrazione di quest’ultima voce – spiega Panetta – è stata influenzata principalmente dall’aumento degli investimenti esteri in titoli italiani, in particolare titoli pubblici, e dal pagamento della quinta e della sesta rata dei fondi del Pnrr. Nei primi mesi del 2025, il saldo debitorio ha continuato a diminuire, attestandosi a circa 400 miliardi a marzo.
Bankitalia: nel 2024 perdita lorda di 7,3 miliardi
Il conto economico ha chiuso con una perdita lorda di 7,3 miliardi, con un peggioramento di 0,2 miliardi rispetto all’anno precedente. Già nel bilancio 2022 era stato anticipato che Via Nazionale avrebbe registrato perdite lorde nei due esercizi successivi, principalmente a causa della contrazione del margine di interesse. “Il rialzo dei tassi di interesse avviato nel 2022” ha comportato un aumento della remunerazione delle passività, come i depositi delle banche, ma senza un corrispondente miglioramento dei rendimenti delle attività di politica monetaria, che sono meno sensibili alle variazioni dei tassi, essendo prevalentemente costituite da titoli a tasso fisso e a scadenze più lunghe. Nel 2024, nonostante la graduale diminuzione dei tassi, il livello medio dei tassi è rimasto superiore a quello dell’anno precedente, ha spiegato Panetta. “Di conseguenza, il conto economico ha continuato a risentire sia del valore negativo del margine di interesse, per 4,2 miliardi, sia del risultato netto della ridistribuzione del reddito monetario, pari a -1,9 miliardi”.
Tuttavia, come già accaduto nel 2023, Bankitalia ha assorbito questa perdita utilizzando parte delle risorse del fondo rischi generali per 5,8 miliardi, insieme a un contributo positivo di circa 2,4 miliardi derivante dal recupero fiscale della perdita lorda, ha permesso alla Banca di chiudere l’esercizio con un “risultato netto positivo pari a 0,8 miliardi”, ha sottolineato il numero uno di Bankitalia.
Panetta: “Ritorno all’utile dal 2025”
“Nonostante la contrazione complessiva del fondo rischi generali di 11,4 miliardi negli ultimi due anni, il grado di copertura dei rischi rimane adeguato sia nel breve sia nel medio periodo”, ha aggiunto, esprimendo ottimismo per le prospettive future. Panetta ha anche indicato che il ridimensionamento del bilancio e il calo dei rischi finanziari legati alla politica monetaria sono fattori che contribuiscono a rafforzare la previsione di un ritorno a un utile lordo già dal 2025.
“L’obiettivo primario dell’Eurosistema è il mantenimento della stabilità dei prezzi, non la massimizzazione del profitto”, ha sottolineato Panetta. “Le decisioni di politica monetaria vengono adottate esclusivamente in funzione di questo mandato, anche quando comportano un temporaneo peggioramento dei risultati economici delle banche centrali”. L’indipendenza finanziaria rimane fondamentale e “riteniamo fondamentale valutare positivamente ogni strumento e iniziativa utile a rafforzarla”, ha concluso.
Panetta: allo Stato oltre 644 milioni
Per quanto riguarda la distribuzione dell’utile, il Consiglio superiore della Banca d’Italia ha stabilito che 644 milioni saranno destinati allo Stato, con un aumento di 29 milioni rispetto all’anno precedente. Ai Partecipanti andranno 340 milioni, di cui 200 milioni come dividendi e 140 milioni provenienti dalla posta speciale di stabilizzazione, che risulta così azzerata,” ha precisato Panetta. Negli ultimi cinque anni, la quota destinata ai Partecipanti ha raggiunto 1.633 milioni, mentre quella trasferita allo Stato, sotto forma di utili ammonta a 14.406 milioni di euro”, cui si aggiungono 3.361 milioni versati a titolo di imposte correnti (Ires e Irap).