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Bankitalia: 6 famiglie su 10 faticano ad arrivare a fine mese

L’aumento delle famiglie in difficoltà è del 10% rispetto al periodo pre-pandemia – L’effetto Covid ha condizionato i comportamenti di consumo delle famiglie

Bankitalia: 6 famiglie su 10 faticano ad arrivare a fine mese

La pandemia ha terremotato i bilanci delle famiglie italiane, al punto che oggi il 60% fatica ad arrivare alla fine del mese, una percentuale superiore di 10 punti rispetto al periodo pre-Covid. I dati sono contenuti nella quarta edizione dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia.

Dall’analisi emerge inoltre che, nei casi in cui a sostenere il nucleo è soltanto lo stipendio di un lavoratore autonomo, le difficoltà economiche interessano il 65% delle famiglie, il 20% in più rispetto alla fase pre-pandemia.

Non solo: nell’ultimo anno, poco meno del 40% delle famiglie intervistate ha incamerato un reddito insufficiente a coprire le spese di almeno un mese. E quasi la metà di queste famiglie fa sapere che, in assenza di reddito o trasferimenti pubblici, non disporrebbe di risorse finanziarie proprie per far fronte ai consumi essenziali nemmeno per un mese.

Quasi il 70% delle famiglie prevede per l’anno in corso un reddito pari a quello percepito nel 2020 e poco più di un sesto si attende che sarà inferiore.

Poco meno di un terzo dei nuclei riporta di aver percepito nell’ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia. Il calo è più diffuso tra quelli con capofamiglia lavoratore autonomo o disoccupato e nelle zone che al momento dell’intervista erano maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria (zone arancioni e rosse).

In questo quadro si sono rivelate decisive le misure pubbliche di sostegno al reddito: tra dicembre del 2020 e febbraio del 2021, secondo via Nazionale, ne avrebbe beneficiato un quarto delle famiglie.

I comportamenti di consumo delle famiglie continuano a risentire dell’emergenza sanitaria”, scrive Bankitalia, sottolineando che oltre l’80% dei nuclei dichiara “di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver effettuato meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia; una quota pari a due terzi riporta una spesa più bassa per i servizi di cura della persona”.

Per le famiglie che arrivano con difficoltà alla fine del mese, la contrazione dipende in prevalenza dalle minori disponibilità economiche, mentre per i nuclei più abbienti pesano soprattutto le misure di contenimento e la paura del contagio. Nei prossimi tre mesi poco più di un quarto delle famiglie pensa di ridurre i consumi non durevoli.

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