Da un momento all’altro la bolla immobiliare spagnola scoppierà o, per i più ottimisti, si sgonfierà lentamente. Intanto a rimetterci è Bankia, la banca nata nel 2010 dalla fusione di 7 casse di risparmio in difficoltà e il quarto istituto del Paese. Bfa (Banco Financiero y de Ahorros), la controllante del gruppo, presenta 19,6 miliardi di sofferenze legate al mercato del mattone. Ma Madrid, sulla spinta del Fondo monetario internazionale, ha già pensato a come porvi rimedio. Alla chiusura dei mercati il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy procederà alla nazionalizzazione della banca, trasformando in capitali statali i 4,6 miliardi iniettati nell’istituto dal Frob – il Fondo di ristrutturazione bancaria da 54 miliardi creato per fare fronte all’emergenza del mattone. La partecipazione di Madrid non supererà il 45% di Bfa.
Ma sono molte le incertezze sul caso e non è mancato di farsi sentire l’eco degli indignados. Inoltre centinaia di persone sono già corse agli sportelli a ritirare i propri risparmi dalla banca che possiede circa il 10% dei depositi spagnoli.
Le sofferenze – Bfa, controllante di Bankia e dove sono stati piazzati tutti gli attivi immobiliari del gruppo, ha 37,51 miliardi di crediti nella costruzione e promozione immobiliare. Un abisso rispetto alle altre grandi banche spagnole: Santander presenta 23,45 miliardi, Bbva 14,15 e Caixabank 22,43. Di questi 37,5 miliardi il 47,5% è problematico: 10,56 miliardi sono di dubbia riscossione (sono già tre mesi che non vengono onorate le rate); 7,28 miliardi sono considerati sotto lo standard (c’è un rischio reale di che si convertano in morosi) e 1,74 milioni sono già irrecuperabili. In totale l’esposizione pericolosa si aggirerebbe sui 20 miliardi di cui però il Gruppo è in grado di coprire solo 11,9 miliardi. Per risanare il bilancio della banca servirebbero quindi tra i 5 e i 10 miliardi di euro.
Il Governo – Nessun problema, ci pensa Madrid. Sembra infatti che già oggi, alla chiusura dei mercati, il Governo metterà le mani sui 4,6 miliardi iniettati nella banca attraverso il fondo di ristrutturazione. Ma questo è solo l’inizio. Il secondo passo è quello di immettere nella banca ulteriori 8-10 miliardi – con un interesse dell’8% quindi almeno 560 milioni l’anno. Nel 2011 la sola Bankia ha riportato un utile netto di 304 milioni di euro: difficile che nel 2012 l’istituto sia in grado di pagare una somma così elevata di interessi. Ma bisognerà attendere i dati del bilancio consolidato, che l’agenzia di auditing Deloitte deve ancora rendere noti.
Deloitte – La società di consulenza incaricata di fare luce sui conti di Bankia ha chiesto più tempo per elaborare i valori del 2011, additando la colpa alla difficile fusione: la vera situazione patrimoniale del Gruppo sarà quindi nota solo dopo la pubblicazione di questi dati. Europa press ha riportato che Bankia ha pagato 5,8 milioni all’agenzia di auditing.
Il caso Rato – Ieri Rodrigo Rato, presidente di Bankia, ma anche ex-ministro delle Finanze ed ex-direttore generale del Fondo monetario internazionali, ha annunciato le sue dimissioni proponendo quale successore Josè Ignacio Goirigolzarri, ex amministratore delegato di Bbva, la seconda banca spagnola. E le polemiche sono aumentate dopo che si è diffusa la notizia che Rato ha diritto a una liquidazione da 1,2 milioni di euro.