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Banda ultra larga, se la fibra non arriva meglio il 5G

FIRSTonline

La penetrazione capillare della connettività ad Internet FTTH (con cavi in fibra fin dentro casa), nelle grandi città, ha un grande nemico: i condomini. Lo sa chi si è trovato a fare richiesta di questa tecnologia per la propria abitazione, parimenti lo sa il responsabile della gestione di un piccolo ufficio che abbia avuto bisogno della velocità e della stabilità della rete in fibra ottica. In genere l’iter inizia con l’identificazione del futuro fornitore: una questione di tariffe, dispositivi offerti, performance garantite e qualità del servizio di assistenza post vendita. Fatta la scelta, si controlla la copertura della propria zona e, in caso di riscontro, si procede alla firma del contratto.

Gli operatori spesso mettono a disposizione degli utenti alcuni strumenti online per fare i controlli di copertura della rete in fibra ottica nell’area in cui si vive o si lavora, ma dal lato loro, le informazioni sono ben più dettagliate di quelle che vede il potenziale cliente. Quindi, quando viene dato l’ok per l’avvio delle procedure di installazione della linea e dei dispositivi, vi è una buona dose di certezza che tutto il lavoro vada a buon fine. Eppure, c’è qualcosa che anche l’operatore della compagnia di telecomunicazioni può ignorare, suo malgrado. Si tratta del nulla osta dell’amministratore di condominio a far transitare i cavi in fibra ottica dall’armadio ripartilinee (cabinet) al ripartitore ottico di edificio (roe). Se manca il “permesso”, la linea, pur presente all’ingresso del condominio, non può transitare oltre.

E’ importante far notare che la legge è tutta dalla parte di chi ha richiesto la fibra ottica, nel senso che gli unici motivi per cui è possibile negare l’autorizzazione a far passare i cavi all’interno del condominio, sono questioni di sicurezza, di compatibilità con le le infrastrutture nazionali, di spazio fisico o di storicità degli edifici. In tutti gli altri casi, non è ammessa l’interdizione dei lavori per la posa dei cavi fin dove serve. La scarsa conoscenza della normativa però, insieme alla poca considerazione del valore dell’opera che il gestore dell’infrastruttura va a realizzare, finiscono comunque per rappresentare una percentuale importante di impossibilità per gli utenti di veder posata la fibra ottica fin dentro le loro case o i loro uffici.

Chi ha bisogno di avere la banda ultra larga, in genere, non si perde d’animo, ma da qualche anno a questa parte, per tagliar corto, esiste la possibilità di passare dalla soluzione cablata a quella senza fili, attraverso la rete cellulare 5G (di quinta generazione). Sì, perché questa tecnologia, lungi dall’essere ancora pienamente sfruttata, è arrivata ad offrire performance paragonabili a quelle di molte connessioni in fibra ottica. Per chiudere il cerchio servirebbe un operatore che offrisse la connettività tramite 5G, senza però porre limiti alla quantità di traffico per ciascun utente (proprio come nelle offerte in fibra). Purtroppo, nella maggior parte dei casi, le offerte dei diversi operatori sono tutte limitate in banda. C’è chi esplicita la limitazione e chi lo fa solamente quando l’utente formula la domanda specifica all’agente commerciale. A volte, la trasparenza è talmente scarsa che il limite dei Giga è un vera sorpresa, ma la disdetta del contratto è vincolata ad un periodo minimo di abbonamento. Fine del sogno? No, perché esistono alcuni operatori virtuali che, pur poggiando sulla stessa rete degli operatori classici, hanno strutturato un’offerta al pubblico che prevede la fornitura dell’esatto paradigma di cui necessita chi vuole passare alla soluzione di banda ultra larga senza fili, ovvero: traffico illimitato, alla massima velocità possibile, nessun vincolo temporale di abbonamento e nessuna penale.

Uno di questi particolari operatori virtuali è Alpsim, un’azienda altoatesina che, a dispetto del nome, ha già conquistato pianure, colline, isole e molta parte del territorio al di fuori della regione dove è nata. Tecnicamente si tratta di un MVNO ATR (Mobile Virtual Network Operator Air Time Reseller) e non è ovviamente l’unico, ma si distingue – almeno nell’ambito dello scenario descritto in questo articolo – per la capacità di fornire un’alternativa reale alla banda ultra larga in fibra e per la semplicità con cui è possibile rendere operativo un ufficio o una rete domestica. Esiste infatti un’offerta in cui vengono forniti i dispositivi pronti all’uso, con tanto di SIM card già inserita nel modem/router wireless e già configurata: basta attaccare la spina della corrente e si può iniziare a navigare. Tra l’altro, tutti gli iscritti al “registro delle opposizioni” saranno felici di sapere che Alpsim non ha call center e non tenta di vendere i suoi servizi in modalità “push”, piuttosto viene “scovata” da un’utenza sicuramente più smaliziata della media a livello tecnologico, che fa poi una richiesta precisa, scegliendo tra le offerte del sito (come è stato nel caso della redazione di questo articolo, scritto dopo aver testato la soluzione offerta da Alpsim). Non si tratta di un operatore “per soli smanettoni”, anche perché i canali di assistenza alla vendita di Alpsim e soprattutto quelli post-vendita sono tra i più quotati su Internet per livello di competenza, ma anche e soprattutto per una questione di “fattore umano“. A giudicare dai feedback che ricevono sulle piattaforme dedicate (Trustpilot), sembrano davvero avere una marcia in più.

Ora, indipendentemente dall’operatore che si scelga dopo aver fissato i requisiti per realizzare un buon sostituto della fibra ottica, occorre fare un’ulteriore riflessione sul futuro del 5G. Prima di tutto va precisato che quello che comunemente viene chiamata rete 5G è in realtà un insieme di reti relativamente omogenee, che utilizzano diverse bande di frequenza suddivise grossolanamente in basse, medie e alte. I terminali 5G che supportano questo tipo di tecnologia (telefoni, modem e altri dispositivi del regno dell’Internet of Things), in base alla loro capacità di “essere smart”, sono in grado di selezionare il collegamento per ottenere le migliori performance in termini di robustezza e velocità, valutando anche la distanza che li separa dall’antenna. La rete Wind Tre, ad esempio, copre attualmente il 97% della popolazione con la rete 5G esistente, indipendentemente dalla banda, con velocità che arrivano fino a 1 Gbit/s.

Tra le tante declinazioni della rete 5G, ne esiste una, chiamata in gergo tecnico 5G SA (Stand Alone), che garantisce vantaggi troppo interessanti per accontentarsi della pur ottima penetrazione della rete 5G globale. Questo sistema, rispetto a quello NSA (Non Stand Alone), da un certo punto di vista, rappresenta una semplificazione a livello tecnologico, perché i terminali si collegano ad una sola rete, che è in grado – come dice lo stesso nome – di “supportarsi da sola”, invece di dover contare sulla vecchia infrastruttura di quarta generazione. Tale autonomia di funzionamento porta con se il vantaggio, per i terminali che si collegano alle antenne 5G SA, di un consumo inferiore di batteria, perché i singoli dispositivi non devono tenere in piedi 2 connessioni, ma una sola. Altri importanti benefici del sistema 5G autonomo sono la riduzione della latenza, l’incremento della copertura, ma soprattutto la possibilità di raggiungere maggiori prestazioni in termini di velocità sia in download, sia in upload.

Ad oggi, la rete 5G SA copre circa il 10% della popolazione, ma l’avanzamento dei lavori per l’aggiornamento procede a rilento a causa di una politica attendista da parte di molti operatori europei che non investono in questa nuova tecnologia, se non a fronte della relativa domanda. Nell’ambito di un piano d’azione compatibile con quelle che sono le direttive delle agende europee in tema di tecnologia, questo approccio andrebbe cambiato radicalmente, convertendolo in un modello in cui le infrastrutture vengono potenziate a priori, ben sapendo che solo così si creano – da subito – le condizioni per favorire l’innovazione e lo sviluppo di nuovi servizi.

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