Cambio al vertice di Bancomat, il consorzio delle principali banche italiane che gestisce il più antico circuito in Italia dei pagamenti digitali: Fabrizio Burlando subentra al dimissionario Alessandro Zollo nel ruolo di amministratore delegato del circuito di pagamento. Classe 1974, Burlando vanta una lunga esperienza nel settore dei pagamenti digitali maturata soprattutto negli ultimi 16 anni in Mastercard. “Collaborando a stretto contatto con istituzioni finanziarie, esercenti e utenti, possiamo portare innovazione e valore aggiunto al sistema dei pagamenti in Italia e in Europa”, ha sottolineato Burlando. “Penso che Bancomat possa rappresentare un’eccellenza capace di attrarre i migliori talenti sul mercato, sia giovani che di esperienza”.
Il cambio di rotta, l’ingresso di Tamagnini, l’uscita di Unicredit
L’arrivo del nuovo Ad è l’ultimo passaggio nella fase di rinnovamento della società, a qualche settimana di distanza dall’ingresso nel capitale di Bancomat di Fsi, il fondo gestito da Maurizio Tamagnini, che, con un aumento di capitale da 75 milioni, è diventato il primo azionista dell’ex consorzio bancario con il 42,9% davanti a Intesa Sanpaolo(18%), UniCredit (10,8%) e Iccrea (6,7%). L’operazione si è composta di 15,8 milioni versati a titolo di capitale e 59,2 milioni come sovrapprezzo. Al verificarsi di determinate condizioni, Fsi ha anche la possibilità di salire fino al 49,7%, arrivando a un investimento complessivo di 100 milioni. Da evidenziare che oltre 100 istituti soci del circuito di pagamento nazionale hanno approvato l’ingresso di Fsi nell’azionariato, ma l’assemblea non è stata plenaria. All’appello mancava infatti UniCredit che, non presentandosi, ha inteso segnalare i suoi dubbi riguardo ai piani di sviluppo di Bancomat e ai relativi investimenti previsti. L’assenza di UniCredit ha una forte valenza simbolica, ma non cambia la sostanza dell’intesa.
Le nuove sfide di Bancomat
Il nuovo assetto azionario dovrebbe favorire un processo decisionale più snello. Le risorse di Fsi andranno poi ad accelerare l‘innovazione di Bancomat, indispensabile per affrontare la concorrenza di Visa, Mastercard e degli altri circuiti internazionali. “Siamo molto soddisfatti di aver completato il percorso di rafforzamento patrimoniale e di governance di Bancomat”, ha rimarcato il presidente Franco Dalla Sega. “Crediamo fermamente che l’operazione rappresenti un passaggio fondamentale nella vita della Società e l’avvio di una nuova fase di sviluppo di una infrastruttura dei pagamenti strategica per il nostro Paese”.
Prima di deliberare l’aumento, i soci hanno optato per un ultimo mini-dividendo straordinario. L’assemblea del 10 maggio ha infatti approvato la distribuzione di 2,34 milioni alle banche azioniste, attingendo alle riserve degli utili portati a nuovo. “Oggi, complici la rapidità del processo di evoluzione tecnologica e le politiche commerciali di alcuni player, Bancomat si trova a un bivio del proprio percorso di sviluppo”, ha sottolineato il presidente Franco Dalla Sega. “Tale situazione impone a Bancomat, per consentirle di ricoprire il ruolo che merita nel sistema dei pagamenti nazionale, di effettuare investimenti in prodotti, tecnologia e servizi, così come di implementare presidi commerciali della clientela in via più diretta e incisiva”. Bancomat, ha avvertito Dalla Sega, “non può permettersi di assistere passivamente alla progressiva riduzione delle proprie quote di mercato”.
Sui conti 2023 il peso della vecchia strategia
Bancomat ha chiuso il 2023 con una perdita di 3 milioni di euro. La cifra è stata interamente coperta tramite la riserva di utili portati a nuovo, che nel 2022 ammontavano a quasi 8,5 milioni. In verità il business ordinario ha registrato numeri in crescita. I ricavi sono saliti a quasi 52,5 milioni, con le entrate derivanti da PagoBancomat migliorate di quasi 3,7 milioni grazie a un aumento delle transazioni del 9,2% a 2,5 miliardi. Le carte in circolazione sono pari a 30 milioni, accettate da oltre 2,5 milioni di pos e 44 mila atm, mentre gli utenti di Bancomat Pay sono saliti a 12,4 milioni. Ad abbassare la marginalità è stato il boom dei costi, lievitati del 47% a 46,6 milioni, che ha tagliato l’ebitda a 5,87 milioni e ha prodotto il rosso di oltre 3 milioni. Inoltre a provocare il rosso è stato il conto finale da pagare per la vecchia scelta strategica ora abbandonata.
Il nuovo progetto pluriennale con Nexi
All’interno della relazione sulla gestione viene sottolineato che a luglio 2023 il cda di Bancomat ha optato per proseguire nel progetto di infrastruttura centralizzata con Nexi, con un’intesa formalizzata lo scorso aprile in un contratto pluriennale, e abbandonare definitivamente il vecchio piano stilato nel 2021 per sviluppare una “Piattaforma Hub” e affidato a Sia (poi fusasi con Nexi) che puntava a creare una nuova filiera per i sistemi di pagamento e prelievo Bancomat, PagoBancomat e Bancomat Pay. Un strada abbandonata, si legge nel bilancio 2023 di Bancomat, per “complessità tecniche ed economiche”. Ma anche cambiare strategia ha avuto i suoi costi. Bancomat ha infatti dovuto farsi carico del ristoro delle spese sostenute da Nexi nel corso di questi anni: 16,57 milioni, di cui 5 milioni già versati nel 2022 come acconto.